Parte 20

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Molte volte non capiamo eppure andiamo avanti comunque, seguiamo quella cosa o quel qualcuno senza sapere nulla. É giusto? Non lo so.
Ogni volta che ci penso mi vengono in mente le tipiche parole "Se tutti si buttano in un burrone lo fai anche tu?"

CERTO! Sarei la prima molto probabilmente. Ma non per ragioni stupide, insensate o "divertenti" ma per sapere cosa c'è sotto. Voglio chiarire in partenza che non mi riferisco a quando ce lo dicono i nostri genitori o i nostri cari perchè seguiamo la massa, mi riferisco al suo significato letterario; E non è per caso cosi la vita? 

"Vivere" non vuol dire per caso buttarsi senza sapere come andrà a finire. Noi viviamo quando facciamo la volontà del nostro istinto, e per quanto stupido possa sembrare anche solo vivere un giorno é una caduta in un buco perché non sai cosa ti aspetta. Ma qui entra in gioco la volontà, la scelta e ciò che noi associamo alla parola UMANI: ovvero la possibilità di decidere e di variare gli schemi. I giorni li viviamo, vero,  ma non possiamo scegliere o no se parteciparvi e finche siamo in vita siamo come " obbligati"; ma quando ci dicono " vieni" possiamo scegliere se andare o no, se rischiare o se chiuderci nella nostra casa. Ma in quest' ultimo caso non si parla di vivere ma di esistere temporaneamente. E ora io voglio vivere.

<< Certo>> rispondo guardando i suoi occhi insolitamente allegri. Mi alzo e la affianco porgendole il mio braccio come appoggio. Lo afferra e con passo lento usciamo dalla stanza. Raggiungiamo in poco tempo le scale doppie e tenendo lo sguardo verso di lei noto che sta facendo qualcosa di strano e di poco abituale ma non so cosa spinge questa dolce signora a fare questo. La aiuto a scendere le scale e sento bruciare lo sguardo dei vari camerieri e delle donne delle pulizie, perfino un pittore che rivernicia un piccolo pezzo di muro fissa incredulo la scena  lo stupore assale le poche persone presenti ma continuo senza fare domande.

Seguo il passo della signora che si dirige verso la grande porta in vetro opaco opposta alle scale e una volta davanti a questa la spingo facendo uscire la signora per poi seguirla a ruota.

Appena fuori ci troviamo su un piccolo portico in marmo cerchiato da quattro colonne a destra e altrettante a sinistra che creano uno spazio circolare. Scendiamo altre due paia di gradini marmorei prima di sentire il rumore dei sassolini sotto le nostre scarpe, si stacca dalla mia presa e mi spinge avanti.

<<Ascolta Gabriella, chiudi gli occhi e ascolta>> faccio come mi dice e ascolto capisco che le domande non servono, se continuo a vivere lo scoprirò da sola non faccio tempo a capire quello che sento che subito mi precede 

<< No, dimmi cosa senti. Non parlare ai pensieri>> annuisco tenendo gli occhi chiusi 

<< Il vento>> descrivo 

<< Più specifica, si più fine>> annusco di nuovo ai suoi ordini 

<< Sento il vento soffiare nelle orecchie e tirarmi indietro i capelli attutendo i suoni lontani. Sento i sassi sotto le suole raschiare a ogni mio movimento, il rumore prolungato delle auto, i passi in strada. Ci  sono piccoli rumori appena percepibili, si sentono i bisbiglii delle persone e un febbrile pianto di un bambino, poi ci sono dei rumori più forti come i clacson delle auto e dei camion. Ma il rumore più forte rimane il vento che sfruscia sulle foglie>> descrivo tenendo le palpebre abbassate e girando su me stessa

<< Brava, e ora dimmi come sono i suoni. Come stanno fra di loro?>> alle sue parole stringo maggiormente gli occhi come se mi aiutasse a concentrarmi

<<Litigano fra loro?>> mi chiede di nuovo, scuoto la testa e apro gli occhi non capendo dove vuole arrivare.

<< No,  sono tutti rumori calmi e stanno bene tra loro sembrano... una melodia. Non stonano, seguono un ritmo>> e solo dopo aver detto quelle parole mi accorgo di quanto siano vere. I rumori o negli i suoni sembrano come note musicali, formano una melodia 

<<Brava. Ora torniamo dentro>>

Sorrido anche se non so di preciso cosa ho appena fatto, porgo il braccio e con l'andatura di prima ci avviciniamo alla porta. Quest'ultima viene aperta da mio zio che con sguardo fiero mi guarda, percorriamo i corridoi e giungiamo nella camera da letto e guardo nella sua stessa direzione. Ora capisco.....

<< Lo sai suonare vero?>> mi chiede con tono dolce e delicato 

<< Si, come lo sapeva?>> chiedo leggermente meravigliata, sembra che con i suoi piccoli occhi nocciola ria riuscita a leggermi dentro vedendo il passato, il presente e forse il futuro.... 

Sorride debolmente alla mia domanda senza darmi una vera e propria risposta, forse neanche esiste. Mi incita spingendomi vicino al piccolo pianoforte da muro dicendomi solo "suona". Mi siedo sulla piccola panca in legno chiaro davanti al piano, alzo la barra del medesimo materiale scoprendo la tastiera bianca e nera. Una volta mi dissero " La vita è come un pianoforte, i tasti bianchi sono i giorni felici e quelli neri sono i giorni tristi. Ricordati solo, che servono entrambi per fare della bella musica". E forse è quello che avrei dovuto fare nell'ultimo periodo: prendere i giorni tristi e felici, sfogarmi, liberare le mie idee attraverso le mie passioni. Mi siedo e semplicemente suono una melodia, la prima che mi viene in mente, quella che descrive "le mie percezioni", che calma e decisa prende spazio. Ricorda anche i suoni precedenti mischiandosi e intrecciandosi. 

Dovevo trovare un po'di pace.
Fermarmi 
Ascoltare 
Seguire i suoni

<< Sai Gabriella cosa hai dimenticato quando ti ho chiesto che rumori sentivi?>> mi domanda Maggie una volta che faccio una pausa, scuoto la testa, << Il cuore>>  Resto immobile incapace di aggiungere altro alle sue parole <<Non so come mai, ma devi trovarlo>>

<< Non lo so neanche io, non lo sento>> cerco di spiegarmi ma un nodo alla gola mi blocca

<<cerca il tuo cuore>> mi precede prima che possa aggiungere altro 

<< Ma non lo so fare, non so dove andare>> a fatica le parole prendono il sopravvento 

<< Qualcuno ti sta già aiutando, ne sono sicura, devi solo rendertene conto >> fisso le mie mani sui tasti bianchi e penso a quelle parole, a solo quelle parole  e ricomincio a suonare ma con uno scopo.

°

Smetto di suonare e la ma mente riposa per un po', guardo la dolce signora che aprendo gli occhi  fissa davanti a lei leggermente triste. Il mio primo pensiero è di metterla in una posizione più comoda così la accompagno sul letto, si corica e mi guarda riconoscente.

<< Raccontami qualcosa>> mi chiede finche prendo in fondo al letto una coperta per coprirla. La sua richiesta mi lascia leggermente perplessa e con un vuoto: non so di cosa parlarle.

<< Non so che dirle>> dico sinceramente 

<< Per prima cosa dammi del tu>> mi sorride più serena << Da dove hai detto che vieni?>>

<< Nord Italia. Se vuole le racconto qualcosa del viaggio>> annuisce così proseguo << Il viaggio è stato molto bello, non sono andata molte volte in aereo quindi ero molto agitata ma la ragazza che avevo di fianco mi distraeva>> dico ripensando alla dolce ragazza castana <<L'atterraggio è stato leggermente "strano", mio zio mi aveva detto che per ragioni di lavoro doveva arrivare più tardi così sono andata a mangiare qualcosa ma sono inciampata sulla valigia di un ragazzo all'aeroporto>> dico imitando la voce dei due ragazzi del bar, la vecchietta sorride chiedendomi 

<<Sei inciampata sulla valigia di un ragazzo all'aeroporto?>> mi passo le mani sugli occhi per poi strisciarle sulle guance

<< Si, ma non lo ripeta cento volte come Adam e Colin. Non capisco cosa ci sia di così eclatante>> dal mio tono esasperato mi metto anche a ridere poichè sembro veramente pazza e Maggie mi segue. 

<< Adam e Colin?>> mi chiede la vecchietta dopo aver finito di ridacchiare

<< Due ragazzi conosciuti ad un bar dove lavorano. Mi hanno chiesto la stessa cosa tantissime volte, io non capisco cosa ci sia di strano: sono solo sbadata>>

<< Nulla cara, sei solo inciampata sulla valigia di un ragazzo all'aeroporto>>

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