Parte 18

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<< Stai uscendo?>> mi chiede mio zio finchè mi assicuro di avere il cellulare nelle tasche 

<<Si, ma se ti serve qualcosa rimango qui>> rispondo girandomi del tutto per guardarlo dritto negli occhi  molto vispi rispetto agli altri anziani 

<< Oh no, no. Mi serve solo un minuto del tuo tempo>> dice camminando nella mia direzione per poi incitarmi a sedermi sul divano olivastro, mi siedo vicino a lui notando l'espressione preoccupata e triste impressa sul suo volto. Faccio un cenno con la testa per intimarlo a proseguire il discorso.

<< Immagino che ricordi la signora Maggie, >> fa una piccola pausa distogliendo lo sguardo dalle sue mani per riportarlo nei miei occhi che non si spostano dalla sua figura insolitamente scomposta << Penso le farebbe piacere se il tuo tempo libero lo passassi con lei, ultimamente è molto sola e parla raramente; mi sono sorpreso quando ti ha fatto chiamare. Ha visto qualcosa in te e vorrebbe che andassi a trovarla ogni tanto >> sorrido a quelle parole e al ricordo di quanto successo la sera prima 

 << Certamente, mi farebbe piacere>> 

<< Bene ora vai, ti aspetta qualcuno dei tuoi amici?>> mi chiede alzandosi e porgendomi una mano, la afferro e mi alzo lasciando successivamente la sua mano ricoperta dal guanto bianco.

<< Non credo>> rispondo sorridendo chiudendo la porta alle mie spalle.

°


Finisco il cappuccino e dopo aver portato la tazza al bancone dove al posto di Adam lavora un anziano signore probabilmente con qualche anno in più del pro-zio Albert; sorrido cordiale e tiro la porta del piccolo bar, il tintinnio della campanella riempe per qualche secondo il silenzio mattutino.
Guardo la strada semi-deserta e decido di cambiare meta, una piccola variazione dettata da qualche impulso nella mia mente. 

Camino e cammino svoltando a destra e a sinistra ogni tanto, non conosco bene la città di Londra ma riesco comunque a orientarmi. Con le mani nelle tasche e lo sguardo che vaga tra i tanti piccoli dettagli arrivo: il fresco vento soffia nella parte opposta alla mia provocandomi brividi lungo tutto il corpo. 

Guardo l'acqua che scorre con potenza e che violentemente infrange le onde su alcune rocce che emergono dal letto del fiume. Il Tamigi scorre incontrollabile, il colore grigiastro riflette cielo che regna sull'intera Inghilterra. Il riflesso tremolante delle case è come un dipinto sbavato tagliato qua e là dal passaggio di navi e barche di varie dimensioni, riflessa è anche l'imponente immagine del Tower Bridge. Il ponte torreggiato è bellissimo e le foto non potranno mai catturare la sua vera immagine, perfino il suo maestoso riflesso è stupefacente nonostante i dettagli non sono riconoscibili.
Cammino senza togliere lo sguardo da quella vista che mi ha catturato lungo il ponte sul quale sono, i ponti italiani non sono minimamente simili. Il London Bridge conta sei colonne stradali, tre di andata e tre di ritorno, e un marciapiede abbastanza grande per lato e su quello in direzione del centro della grande città ci sono io. Ridacchio vedendo un traghetto di turisti intenti a fare foto che scompare dalla mia vista una volta sotto il ponte, pensandoci io non ho ancora fatto una foto in questa città né a me né al paesaggio ma sinceramente non ne vedo l'utilità.
Per il momento quello che vedo io, le sensazioni che sto provando non si posso racchiudere in un'immagine e sul web ne girano tantissime molto più belle di quelle che potrei fare io.
Mi fermo a metà di questa enorme struttura con le mani appoggiate sul bordo di pietra grigia, il vento che tiene indietro i miei capelli e la mente libera.         

°

Apro la porta della sontuosa camera da letto, non ho visto nessun tra i corridoi e mi chiedo se ci vive qualcun altro oltre la dolce signora che sto osservando in questo momento. Maggie è seduta sulla poltrona spostata vicino alla finestra e guarda fuori, il giorno precedente non avevo fatto caso alla malinconia di questo ambiente. Tristezza e dispiacere trasudano dalle pareti e si accennano anche sul volto della anziana signora.

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