Parte 35

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Prendo respiro una volta avvistati i due ragazzi che ora camminano verso di me:«Adam, Colin! Eccovi vi ho cercato per tutto il piano! ». I loro sguardi confusi ma sorridenti mi accolgono, facendomi percepire sulla pelle quelli di chi ci sta intorno. Ora capisco cosa intendeva Miles.

« Signorina» esclama scherzoso Colin appoggiandosi alla balaustra:«Cosa possiamo fare per lei?». Ridacchio tra me e me per poi iniziare a parlare: « Mi domandavo una cosa e sono venuta a cercarvi, ma durate il tragitto ho incontrato Sharon...». Sentendo il nome della altezzosa ragazza il loro interessa aumenta : « È stata abbastanza inquietante e presuntuosa».
«Come quasi tutti qui» sussurra Adam per evitare che gli studenti intorno a noi ci sentano. 
«Mi ha praticamente obbligato a fare i provini per cheerleading» Concludo nochancle

«Sempre la solita» sospira alzando gli occhi al cielo Colin mentre Adam con voce bassa afferma:« Si mette male». Le loro parole mi spaventano, mi irrigidisco, non capisco questo modo di alta società e qualunque passo faccio potrebbe farmi precipitare: « È grave?».
«Puoi scommetterci» afferma Colin non preoccupandosi di quanto sia scioccata in questo momento, Adam invece vede l'insicurezza farsi strada in me e afferma solamente: «Non puoi tirarti indietro.».

« Come?» chiedo sconcertata e leggermente offesa, ho sempre preso io le mie decisioni.

« I provini sono nel giorno delle selezioni. Tutta la scuola è ferma, niente compiti, niente verifiche, niente scuola. Si usa il tempo per permettere a tutti gli studenti di fare i provini per le squadre e sono loro stessi a fare da giuria» spiega Adam cercando di calmare il mio animo prima di venire interrotto da Colin«Se non ti presenti è Umiliazione Pubblica sicura».

  « Grazie Colin, sempre così d'aiuto» affermo sarcastica per poi rivolgermi ad Adam «Umiliazione pubblica? Starò in questa scuola per non più di quattro mesi...». Colin, ancora una volta, m'interrompe : «Tutti ti giudicheranno più di quanto già non facciano. E, se non ti fosse chiaro, in questa scuola girano anche i paparazzi dei più grandi giornali, non sarebbe la pima volta che il futuro di qualcuno viene segnato da un evento simile>>.

«Mi state dicendo che sono obbligata?», I due ragazzi annuiscono all'unisono e per pochi secondi il silenzio cala: Adam guarda il soffitto, Colin un punto indefinito al piano inferiore e io rimango fissare la punta delle mie scarpe.

«Che cosa volevi chiederci prima?» mi chiede Adam, alzo di scatto la testa verso di lui:«Emm.. Non mi ricordo» ammetto imbarazzata e setacciando ogni angolo della mia mente in cerca di quella domanda, ma un senso di vuoto mi assale provocandomi un'espressione che fa ridere Adam tra sé e sé.

« Ci risiamo!»afferma Colin. Mi volto verso di lui che, con le braccia incrociate sulla balaustra e il corpo chino, guarda qualcuno sotto.

« Pensavo fosse...» la frase di Adam rimane sospesa finché anche lui guarda del punto precisato da Colin, dopodiché chiude gli occhi e sospira. Il mio primo pensiero va istintivamente a Miles, ma per quanto speravo che non fosse lui e che la mia fosse una semplice percezione, stavolta, sbagliata noto porgendomi che si tratta proprio di lui.

«Vado io?» domanda Adam al fratello, ma questo scuote subito la testa affermando: « Non ci da ascolto, ci odierebbe di più».

Non rimano immobile, non ora che per la prima volta nella mia vita scelgo di agire d'istinto. Dopo aver udito le loro parole scatto senza dire niente o preoccupandomi delle loro reazioni, dei loro sguardi o dei loro pensieri futuri.

Velocemente raggiungo le scale e le scendo raggiungendo in poco tempo il piano inferiore. Rallento il passo trattenendo il respiro per far notare la mia veloce scesa a meno persone possibili; cammino tenendo sempre lo sguardo sul ragazzo vestito di nero in compagnia di alcuni altri ragazzi dall'aspetto poco raccomandabile.

«Hey, ciao Miles» dico una volta arrivata. Lo sguardo di quei ragazzi non mi preme sulla pelle, non mi interessa e non mi intimorisce, l'unico che conta ora è Miles che confuso e sorpreso mi fissa. Faccio appena in tempo a notare che nel suo sguardo però non c'è traccia di rabbia che lo trascino via sotto braccio verso l'unico posto che mi viene in mente.

«Devo farti vedere una cosa di là nell'altra stanza» giustifico le mie azioni inventando sul momento, l'unico scopo che ho ora è di allontanarlo da quella gente. Miles non fiata, non dice una parola, la tentazione di vedere il suo guardo in questo momento e di leggerlo è forte ma non paragonabile con paura che nei suoi occhi non sia ciò spero.
Apro la porta entrando nella sala di musica, mi guardo attorno cercando qualcosa che possa giustificare le mie azioni ma non trovo nulla e l'unica mia speranza è non capisca.

«Cosa facciamo qui?» domanda ma io continuo a fissare il pianoforte evitando il suo sguardo.
La sua voce più profonda e più bassa del solito mi provoca dei fastidiosi brividi su tutta la spina dorsale che poi si disperdono su ogni nervo del mio corpo, fino alla punta delle dita.
Non so cosa dire, la paura mi assale, nonostante so che non mi farebbe mai del male devo accettare che Miles per me è solo uno sconosciuto, non so nulla di lui eppure nel profondo capisco che io non temo la sua rabbia ma che il nostro rapporto di amicizia si rovini. Non sappiamo molto l'uno dell'altro, un giorno dovremo iniziare a parlare dei nostri interessi e gusti ma non potrò mai farlo se rovino un'amicizia prima che inizi .
 All'improvviso, dai miei stessi pensieri, un'idea mi attraversa la mente. Una soluzione per due problemi.

«Maggie mi ha detto che sai suonare» affermo tenendo il tono della voce più calmo possibile mentre sfioro i tasti bianchi con le dita. Il mio intento è di spostare la conversazione su qualcos'altro e di scoprire qualcosa in più sul suo essere, ma la mia mossa è azzardata: Maggie non mi ha detto nulla.

«Immaginavo te lo dicesse, ti ha detto anche che non lo suono da tanto tempo?» il tono della sua voce è strano quasi dolorante, forse ho aperto di nuovo quella ferita della quale lui sta scappando.

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