Parte 12

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Mi addormentai su quel divano di stoffa olivastra dopo le undici passate, non ricordo quando tornò mio zio ma ho solo la sua vaga immagine che mi mette una coperta. Mi svegliai molto presto, l'alba era sorta da poco, ma una strana sensazione si faceva largo nel mio petto. 
E fa male, forse troppo, è un dolore interno che sembra strizzarti il cuore, un dolore che si aggiunge al voto nel mio petto. Non so cosa sia, sento che manca qualcosa ma non capisco, assomiglia più a una sensazione come se la mia mente mi sta dicendo che dimenticherò qualcosa, tralascerò dei dettagli. Non capisco. 

Mi alzo lentamente e apro gli occhi notando la prima luce della mattina che fredda e tenue mi accarezza il viso. Porto una mano sul cuore, lo sento battere ma è come se non ci fosse come se il pulpito fosse immaginario. Una volta in piedi mi stiracchio.

<< Buon giorno Gabriella, anche tu mattiniera?>> mi giro verso la voce calda che mi ha parlato e noto la signora Clara che con il solito grembiule bianco latte e i capelli ramati raccolti che si avvia ai fornelli e inizia a trirar fuori alimenti da vari riposti 

<< A quanto pare>> rispondo guardandomi in torno << Sai che ore sono?>>

<< Sono le sei, ma mi sveglio sempre a quest'ora per preparare la colazione ai signori >>

<< Capisco, vuoi una mano?>> le chiedo cortesemente, lei si volta verso di me e scuote la testa

<<Ma se proprio vuoi fare qual cosa più tardi andresti a farmi la spesa?>>

<< Certamente>> dico facendo un sorriso. Spero di non perdermi. 

Mi avvio verso la camera che ieri sera Clara mi ha fatto vedere dicendomi che avrei alloggiato lì. Entro nella piccola stanza per ospiti, le pareti color panna risaltano grazie alla luce che, entrando dalla finestra, si tinge di marroncino grazie alla presenza delle tende. Apro la valigia sul letto e prendo un maglioncino bordeaux abbastanza lungo da coprirmi il sedere, dei leggins neri e dei Dottor Martens neri opachi. Raccolgo i lunghi capelli in uno chignon

Ritorno nella cucina ed esco camminando sui sassolini bianchi. Una leggera brezza mi viene in contro e chiudo gli occhi per godermela meglio, il sole sta sorgendo e le stelle sono quasi del tutto scomparse. Il cielo sporcato di tonalità violacee presenta qualche nuvoletta più chiara. 
Davanti a me, a circa una decina di metri, una siepe ben curata fa da confine della proprietà. Mi volto a guardare la casa: i possenti muri perlati danno un aria elegante, gli scuri marroncini delle finestre restano perfettamente in tinta. Sbatto velocemente gli occhi per capire se l'ombra nera che ho visto sul tetto fosse reale, ma quando aguzzo la vista non vedo niente .Decido di non girare in torno alla casa, poichè mi sembrerebbe maleducato, ma la curiosità di vedere l'entrata principale  non mi abbandona.

<< Già sveglia?>> domanda la voce maestosa di mio zio

<< Si, è molto bello qui >> sorrido incantata dal posto 

<< Concordo, vieni dentro a fare colazione>> mi porge il braccio e lo afferro come se fossimo membri dell'alta società e torniamo in cucina.



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