Entro in aula pronta all'idea di trovarlo in cattedra e sento quasi addosso il suo sguardo quando mi accorgo che del professor Morgan non vi è nemmeno l'ombra. Prendo posto in seconda fila, col cuore che mi tamburella e le mani che tremano così tanto da rendermi difficile anche tirare il computer fuori dalla borsa. Gioco ossessivamente con le punte dei miei capelli fino a che sento la porta aprirsi, poi chiudersi e una camminata decisa procedere verso la cattedra. Mi volto col cuore che ormai ha raggiunto la gola ma, all'improvviso, lo sento sprofondare nelle viscere. Il Dottor Martin posa la borsa sulla cattedra e si va a sistemare davanti, con le braccia conserte, proprio come aveva fatto Morgan soltanto due giorni fa.
"Buongiorno, sono il dottor Martin e sarò io a tenere la lezione del professor Morgan oggi."
Mai una dannata gioia.
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Sono poche le cose che sono disposta a fare di sabato mattina e tra queste c'è l'andare in libreria. Da amante della letteratura, non posso fare a meno di perdermi tra gli scaffali ricolmi di volumi. Il mio sogno irrealizzabile sarebbe di avere tempo sufficiente in questa vita per leggerli tutti. Poco lontano dal campus si trova una libreria stupenda, la Libellula, composta da tante piccole salettine comunicanti. È un labirinto di pace, in cui gli unici rumori sono quelli delle pagine che vengono sfogliate e il cigolio delle travi di legno del pavimento. Lì ho deciso di trascorrere il mio sabato mattina di quiete, sperando di non spenderci troppi soldi. Naturalmente la mia non era tra le speranze più solide, tant'è vero che mi è bastata mezz'ora per raccogliere quattro romanzi tra cui non so assolutamente scegliere. Mentre esamino un quinto possibile acquisto, sento cigolare il pavimento dietro di me.
"Signorina Stevens..." Ho sentito questa voce poche volte, ma già mi appare perfettamente riconoscibile. Mi volto e vedo il professor Morgan sorridermi con fare vagamente malizioso (o me lo sto solo immaginando?). Indossa un maglione grigio girocollo e tiene entrambe le mani calcate nelle tasche dei jeans, sulla spalla sinistra la stessa tracolla sgualcita che è solito portare a lezione.
"Buongiorno, Professor Morgan" mi obbligo a dire, nonostante il mio unico pensiero sia quello di scappare. È troppo bello per conversarci normalmente. Ed è il mio professore, aggiungerei.
"Fuori dall'aula sono Jeffrey." Il suo sorriso non aiuta per niente la mia sanità mentale, anzi, non fa che peggiorare la mia situazione. Come dovrei fare a chiamarlo Jeffrey? Come può pensare che non sia sconveniente?
Azzardo un sorriso: "Va bene, Jeffrey." Gliela sto davvero dando vinta?
"Com'è andata questa prima settimana? Lezioni interessanti? Anche se mai interessanti quanto le mie, è chiaro..." mi sorride beffardo.
"Si prospetta un bel semestre, ma devo dire di essere rimasta delusa quando non l'ho vista a lezione mercoledì..." ma come mi escono certe frasi?
"Ero ad un convegno a Glasgow. Spero che il dottor Martin non abbia mortificato eccessivamente la materia." Leggo nei suoi occhi un lampo di reale curiosità, come volesse accertarsi che il suo assistente avesse fatto il suo dovere per bene. Naturalmente non avrei mai parlato male del dottor Martin.
"Affatto. È stata un'ottima lezione."
"Mi fa piacere. Significa che per questa volta non dovrò fustigarlo..." Non sono certa che stia scherzando fino in fondo. Il professor Morgan ha fama di essere un vero stronzo, specialmente nei confronti di assistenti e dottorandi.
Lui allunga leggermente il collo verso di me, per guardare cosa tengo in mano: "Sei a corto di letture a casa? Credevo che tuo padre avesse un'ampia biblioteca..."
"Ed è così. Solo che io sono estremamente ingorda quando si parla di libri e finisco a comprarne più di quanti riuscirò a leggerne in una vita intera." Rido e sposto lo sguardo sui libri che ho in mano, in modo da avere una scusa per non sostenere oltre il suo sguardo.
"L'editoria ti ringrazia!"
"Sono la cliente ideale."
"Fammi vedere cos'hai lì..." Allungo entrambe le mani, facendo attenzione a non far cadere nessuno dei volumi. La sua attenzione si concentra su di uno in particolare. "Lolita! Romanzo sublime!"
"Me lo consiglia?"
"Be', se non l'hai letto, devi assolutamente correre ai ripari. Sono sicuro che riuscirai ad apprezzare l'inadeguato e straziante amore di Humbert per Lolita."
"In tal caso, mi fido."
"Brava! E quando l'avrai finito, sentiti libera di passare in studio da me, per parlarne un po'. È sempre un piacere parlare di libri, specialmente con persone acute e brillanti." Dice, lanciandomi uno sguardo furbesco.
"La mia lista di letture è talmente lunga che potrebbero passare mesi..."
"Tranquilla, la mia porta è sempre aperta."
A queste parole arrossisco violentemente e faccio di tutto per non farlo notare. Poso gli altri libri sugli scaffali in cui li avevo trovati e mi avvio alla cassa. Il professor Morgan tiene il passo e mi scorta fino all'uscita.
"E' stato un piacere professor...ehm, Jeffrey..."
"Piacere mio – ancora quel sorriso – ci vediamo in classe."
Esco e mi avvio verso casa, dove mio padre mi sta aspettando, ignaro dello sconvolgimento che mi ha procurato con una semplice presentazione formale.
Una volta a casa non riesco a frenare l'impulso di prendere Lolita e leggerlo. In un primo momento non mi è facile concentrarmi sulla lettura, con il ricordo così fresco del professor Morgan, o meglio, di Jeffrey, del suo sorriso impertinente, della sua proposta. Cosa potrei mai dirgli? Penso davvero di essere cotta di lui. È mai possibile, in così poco tempo? Eppure al momento mi sembra che al mondo non esista nessun uomo altrettanto desiderabile. Cosa penserà lui di me? Sono solo una studentessa. Lui sarà di continuo a contatto con donne molto più colte e mature di me. Cosa potrebbe mai trovare in una semplice studentessa? In fondo, sono una ragazza come mille. Chissà quante ne avrà viste come me. All'improvviso mi sconvolge un pensiero: e se non fossi la prima studentessa ad essere invitata nel suo ufficio? E se non fossi che l'ultima di una lunga schiera di conquiste? Di certo ad un uomo così le donne non mancano. Scaccio dalla testa questo pensiero. Non ho tempo di crucciarmi su simili eventualità. Con tutta probabilità, non sarò di certo la prima persona a cui lui abbia proposto di parlare di libri e non succederà nient'altro che questo. Magari non succederà nemmeno questo e io mi limiterò a presentarmi alle sue lezioni per sei ore a settimana, in modo da prepararmi all'esame finale. Nient'altro. Sì, ho deciso: non andrò mai nel suo ufficio, se non per concordare l'argomento della tesina e mi farò accompagnare da Piper, in modo tale da frenare ogni impulso o tentazione. Questa è la mia decisione matura, da ragazza in gamba quale sono; e una ragazza in gamba non perderebbe mai la testa per il suo professore, neanche se fosse dannatamente sexy quanto il professor Morgan. No, è così. Sarà una studentessa corretta e rispetterò le regole e il protocollo. Decisione presa.
E allora perché non riesco a smettere di pensare a lui?
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Angolo dell'autrice
Anche questa settimana, buonGiorgio a tutti ❤️
Capitolo breve ma intenso. Lolita è uno di quei romanzi su cui ho lasciato enormi parti di cuore e, seppure io non sia nemmeno lontanamente degna, volevo portare un po' di quell'amore anche qui (diciamo la parte che non comprende l'abuso di minore). Voi l'avete letto? Se non l'avete fatto, fatelo e, se l'avete fatto, fatemelo sapere lasciando un commentino qui sotto.
Il commentino lasciatelo pure anche se non l'avete fatto.
Ho usato troppe volte il verbo fare.
Fatto? Sì.
A lunedì prossimo (con una sorpresa)
Baci stellari ✨
Vicky
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Victoria's state of mind
RomanceVictoria sta per cominciare il suo terzo anno alla facoltà di Lettere di Oxford. Ha la sua amica Piper, litri di caffè e tanta voglia di fare. Il primo corso del nuovo anno è quello di filologia classica. Quello che ancora non sa è che il professore...