Esco dal gate trascinando la valigia e prendo a scandagliare tutte le facce in attesa agli arrivi. L'aeroporto di Milano Malpensa è gremito di partenze e ritorni, famiglie intere che prendono voli per destinazioni esotiche, turisti venuti per un giro di sfrenato shopping natalizio che ora tornano a casa a passare le feste con i loro cari. Io, come al solito, non trovo nessuno. Solamente dopo aver cercato e ricercato un volto familiare, sento la voce di mia mamma gridare a pochi passi da me:
"Miss Stevens! Lo vuoi dare un abbraccio a tua madre o devo aspettare tutto il giorno?"
Sollevata, le corro incontro e la abbraccio, facendo cadere la valigia.
"Ce ne hai messo del tempo per vedermi!"
"Ma allora eri già qui! Perché non mi hai chiamata?"
"Eri così divertente da vedere, mentre ti guardavi attorno come un cucciolo smarrito."
Le faccio la linguaccia e lei mi risponde con un buffetto sulla guancia. Sono felice di essere di nuovo con lei, specialmente date le circostanze dell'ultima volta in cui ci siamo viste. Questo sarà il primo Natale senza il nonno e la prima occasione in cui mi renderò davvero conto che lui non c'è più.
Io e mamma andiamo a prendere il treno per tornare in città. Milano mi è mancata e mi manca ogni volta che torno in Inghilterra. Per quanto mi possa trovare bene ad Oxford, questa città mi ha cullata e cresciuta, è legata ad una marea di ricordi, come le bigiate di gruppo in Duomo, i pomeriggi al Castello, le sere a teatro con mamma, i giardini di Porta Venezia, il lunapark dell'Idroscalo. Arriviamo alla stazione di Porta Garibaldi in poco più di mezz'ora e non stiamo nemmeno a prendere la metro, dato che casa nostra è davvero vicina. Il quartiere di Isola è un universo autosufficiente: non manca nulla, dalla ferramenta al locale hipster.
Appena apro la porta di casa, il cane mi corre subito incontro per farmi le feste.
"Eliogabalo! Come sei cresciuto!"
"La smetti di chiamarlo così?"
"Mamma, è il suo nome."
"No, si chiama Elio. Così lo confondi."
Mia madre ha portato a casa Elio il giorno in cui sono tornata l'estate scorsa. Voleva farmi una sorpresa e mi ha anche dato l'onore di scegliergli il nome. Io ho pensato di dargli un nome all'altezza di un grande condottiero, quindi Eliogabalo mi sembrava perfetto. Mamma ha iniziato a dire che gli altri cani l'avrebbero preso in giro e che, in ogni caso, lei non l'avrebbe mai chiamato con un nome del genere. Per lei ora è Elio, ma nel mio cuore sarà sempre Eliogabalo.
Deposito i bagagli in quella che una volta era camera mia e ora è un deposito di roba inutile e torno sul divano a fare le coccole al cane.
"Ma la nonna?" Chiedo, stupita di non trovarla lì.
"E' in montagna con gli zii. Noi li raggiungiamo domattina."
"Ma quindi non stiamo a Milano a Natale?"
"No, credevo di avertelo detto."
"No. Non mi avevi detto nulla." Tipico. Così, ovviamente, io non ho portato nulla di abbastanza caldo da indossare.
"Oh be', ora lo sai. Ho già recuperato i tuoi sci."
L'indomani mattina partiamo all'alba per recuperare una giornata sciistica. Quando arriviamo si sono tutti appena alzati e in casa c'è l'inebriante aroma del caffè. Saluto la nonna con un abbraccio strettissimo e subito dopo mi rivolgo a zio Mauro, zia Alice e al mio cuginone, Giacomo. Lui ha un anno più di me e studia architettura. È spaventosamente alto e per abbracciarlo mi ci vuole la scala. Tutti ci chiedono com'è andato il viaggio, come si sta in Inghilterra, come va con l'università. Io odio essere tartassata di domande, ma presto riesco a mettere fine a quello strazio proponendo di prepararci per andare sulle piste.
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Victoria's state of mind
Roman d'amourVictoria sta per cominciare il suo terzo anno alla facoltà di Lettere di Oxford. Ha la sua amica Piper, litri di caffè e tanta voglia di fare. Il primo corso del nuovo anno è quello di filologia classica. Quello che ancora non sa è che il professore...