Nessuna domenica è mai passata tanto in fretta quanto questa. Sono stata così tanto tempo rintanata in camera a leggere da far preoccupare persino quel topo da biblioteca di mio padre. Diverse volte durante la giornata si è palesato da me per chiedermi se andasse tutto bene, trovandomi immersa nella lettura di Lolita. L'ho letto avidamente come se in quelle pagine fosse nascosto lui. E proprio non riesco a togliermi dalla testa che nella morbosa follia di Humbert non ci sia un pizzico del desiderio del professor Morgan nei miei confronti. So che può sembrare azzardato, folle addirittura, eppure non riesco a non pensarci. Qualsiasi cosa debba accadere nel suo ufficio, deve accadere alla svelta, ragion per cui devo riuscire a finire questo libro il più velocemente possibile: ne va della mia sanità mentale.
È lunedì mattina e io ho dormito soltanto tre ore. Sono state tre ore di sogni irrequieti, fatti di librerie e manoscritti, di voci roche e sguardi penetranti. Il professor Morgan ha iniziato ad intaccare anche il mio sonno. Mi alzo svelta, come se una corrente elettrica mi avesse percorsa, e mi fiondo in bagno a rinfrescarmi. Questa mattina la sessione di trucco sarà più dura del solito, dovendo cancellare le occhiaie di due giorni passati pressoché in stato di veglia. Indosso la mia gonna preferita, di tweed grigio, corta, con un cardigan a coprire la t-shirt non proprio accollata. Indosso anche i tronchetti con il mezzo tacco: voglio avere un'aura professionale e in nessun modo adolescenziale. Sono una giovane donna adulta e lo voglio dimostrare meglio che mai. Raggiungo il campus in autobus, dato che papà è già uscito in macchina. Quando arrivo alla fermata, invece di avviarmi per la strada abituale verso la caffetteria, faccio una deviazione e mi dirigo verso casa di Olivia. Holly vive sola in un piccolo appartamento a pochi passi dalla facoltà di lettere. Le suono insistentemente il campanello, sperando che non sia già uscita.
"Chi è?" risponde una voce metallica.
"Sono Vicky, hai tempo per una confessione?"
"Sali, bella!"
Holly mi accoglie a braccia aperte sulla soglia di casa. Mi invita ad entrare e mi offre un caffè americano. Io non riesco nemmeno a resistere il tempo di bere il primo sorso di caffè, che già inizio a riversarle addosso il mio disagio:
"Penso di essermi presa una cotta per il professor Morgan."
Holly ride benevola. "E ti pareva..."
"E' tanto comune?" voglio assolutamente sapere se c'è stata qualcun'altra prima di me e non c'è fonte migliore per questo tipo di storie rispetto ad Holly.
"No be', diciamo che se dovessi scegliere qualcuno per cui perdere la testa, anche io sceglierei Morgan." Ride ancora, ma so che non vuole prendermi in giro.
"Ma vedi che io mica l'ho scelto! Ti pare che avrei deliberatamente deciso di perdere la testa per un professore? È successo...e adesso non so proprio come uscirne."
"Aspetta, ma è successo qualcosa tra voi?"
"Non lo definirei proprio qualcosa, ma nemmeno nulla. Vedi...ecco, la scorsa settimana sono andata al party di inizio anno con mio padre (sai che lui è docente, vero?) e...ecco...lì c'era anche Morgan. Mio padre ci ha presentati e dopo due parole io mi sono allontanata. Me ne stavo per i fatti miei nella saletta lì a fianco quando Morgan mi è piombato alle spalle e ci siamo messi a parlare dei manoscritti che erano esposti lì. Be', non so se me lo sono immaginato o cosa, ma a me sembrava che ci stesse un po' provando, però la cosa è finita lì. Poi sabato ero in libreria, alla Libellula, e ad un certo punto, anche lì, Morgan mi è piombato alle spalle. Ha iniziato a chiedermi cosa ne pensassi delle nuove lezioni, poi mi ha consigliato di comprare Lolita e di andare nel suo ufficio dopo averlo finito, per parlarne un po' con lui."
STAI LEGGENDO
Victoria's state of mind
RomanceVictoria sta per cominciare il suo terzo anno alla facoltà di Lettere di Oxford. Ha la sua amica Piper, litri di caffè e tanta voglia di fare. Il primo corso del nuovo anno è quello di filologia classica. Quello che ancora non sa è che il professore...