Non ho avuto sue notizie per tutto il weekend e io mi sono limitata ad osservare il suo numero di telefono, salvato nella mia rubrica semplicemente come Jeffrey, sperando di ricevere qualche tipo di illuminazione dal cielo. La sua indifferenza è proseguita anche il lunedì a lezione, quando io ho scoperto quale sia il problema più grosso di andare a letto con un professore: il dramma non è tanto il rischio costante di essere scoperti, quanto il doverlo guardare per tutta la lezione senza immaginarselo nudo. Naturalmente, io ho fallito. A mia difesa, il suo energico modo di gesticolare non aiuta affatto. Finisco per incantarmi continuamente sulle sue mani e mi è impossibile non rievocare il ricordo di quando stavano su di me, dentro di me. In ogni caso, né prima, né durante, né dopo la lezione ho percepito alcun tipo di contatto che mi facesse sperare in un nuovo incontro tra noi. Ancora una volta, non so cosa pensare. Il suo saluto, quel a presto sussurrato a fior di labbra, non può che farmi pensare che quella non fosse la nostra ultima volta insieme. Ma quindi, perché sparire?
Quando entro in classe il martedì mattina l'unica persona presente in aula è lui. Non ho idea del perché sia arrivato tanto presto, dato che non è sua abitudine, e decido di prendere posto a metà dell'aula, non così lontana da far sembrare che io mi nasconda, ma nemmeno così vicina da dare l'idea di cercare le sue attenzioni. Sembra rendersi conto della mia presenza solo quando poso la borsa sul banco. Alza gli occhi dalla pila di fogli che stava leggendo e mi dice solamente:
"Signorina Stevens." Facendomi un cenno con la testa.
"Professor Morgan." Ricambio con lo stesso cenno, sperando che il mio tono sia quanto più indifferente possibile. Non sapendo bene che fare, decido di accendere il computer e riordinare gli appunti, cercando di dare un senso alle poche frasi sconnesse che sono riuscita ad appuntare ieri. Mi immergo a tal punto nella revisione da non rendermi conto dell'arrivo di Piper.
"Ti sei svegliata secchiona oggi?" Sussurra, avvicinandosi al mio orecchio. Mi volto verso di lei e rido, grata del suo arrivo. Le faccio segno di sedersi nel posto accanto al mio.
"Come te la passi, Pip?"
Ha qualcosa di diverso oggi, ma non riesco ad individuare di cosa si tratti. Sono quasi certa che si tratti dei capelli.
"Benissimo! Oggi inizio a lavorare da McCartney!"
"Cosa? Oh mio dio, Pip! Ma è fantastico!" Sono realmente felice per lei ma mi sento anche in colpa per il fatto che non mi ricordavo assolutamente avesse fatto domanda. Ultimamente siamo state così distanti l'una dall'altra, immerse ognuna nei propri affari. E la cosa non farà che peggiorare se non mi decido a confidarmi con lei sulla storia di Morgan. È proprio lui ad interrompere il mio flusso di coscienza.
"Buongiorno ragazzi." Dice, segno che la lezione sta per cominciare.
All'improvviso mi rendo conto di cosa mi sia sfuggito: Piper ha cambiato colore!
"Comunque stai da Dio con i capelli più scuri." Mi affretto a bisbigliarle all'orecchio, prima che Morgan inizi a spiegare. Lei si passa le mani nei capelli, scuotendo la testa come fosse immersa in una corrente d'aria e non posso fare a meno di ridere. Piper è in grado di allentare la tensione della mia vita anche quando non mi sembrava in alcun modo possibile.
Grazie all'inconsapevole supporto di Piper riesco a prendere appunti e a seguire la lezione. Al termine della canonica ora e mezza, il professor Morgan annuncia:
"Per oggi ci fermiamo qui. A domani." E mi fissa con una tale intensità da farmi quasi credere che stia per dirmi qualcosa. Raccoglie le sue carte e lo vedo prendere in mano il cellulare e digitare un messaggio. Pochi secondi dopo vedo il mio telefono accendersi dentro la borsa. Mi trattengo dal controllare immediatamente e lascio che esca dalla stanza. Dopo averlo osservato scomparire, leggo.
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Victoria's state of mind
RomantizmVictoria sta per cominciare il suo terzo anno alla facoltà di Lettere di Oxford. Ha la sua amica Piper, litri di caffè e tanta voglia di fare. Il primo corso del nuovo anno è quello di filologia classica. Quello che ancora non sa è che il professore...