Capitolo 36 - Il giorno dopo

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Apro gli occhi lentamente. C'è troppa luce dentro la stanza: stanotte abbiamo dimenticato di tirare le tende. Scosto i capelli dal viso. Questa non è la posizione in cui mi sono addormentata. Sono nuda, a pancia in giù, avvolta in maniera scomposta nel lenzuolo.

È questo, quindi, l'amore che non tradisce, non turba e non schiavizza? È così che ci si sente liberi?

Matt dorme ancora, con un braccio abbandonato sui miei fianchi e la testa posata sulle mie scapole. Sono scomoda e dovrei andare in bagno, ma non ho modo di muovermi senza svegliarlo. Mi sento stranamente poco libera al momento.

Allungo un braccio per raggiungere il cellulare sul comodino. Non sono ancora le sette, ma papà mi ha già risposto per dirmi di passare in studio da lui a recuperare il computer prima delle nove. Dai mugugni di Matt, deduco di non essere stata abbastanza delicata nei movimenti. Però non ho alternative, devo svegliarlo.

Mi giro delicatamente, mettendomi supina. Matt mugugna ancora, ma poi si risistema accanto a me, stringendomi più forte di prima.

"Ehi..." Gli solletico dietro l'orecchio e lui si lamenta. "Devo andare in bagno. Mi lasci alzare?"

"Umpf... No."

"Eddai..."

Sbadiglia e, pigro, apre gli occhi.

"Tu cosa mi dai in cambio?"

"Non te la faccio nel letto, non ti basta?"

"No. Voglio un bacio."

Sembra un gatto: un grosso gatto biondo che vuole sempre qualcosa in cambio.

Siamo ormai quasi del tutto vestiti quando sentiamo dei tonfi provenire dalla porta.

"Cambridge*, hai pucciato il biscottino stanotte?"

"Raccontaci, Cambridge! Facci sognare!"

"Tell me more! Tell me more!"

"Apri la porta! Sappiamo che sei ancora lì dentro!"

"Dai, Cambridge, il povero Billy non sa nemmeno più com'è fatta, ha bisogno di racconti di prima mano!"

"Vaffanculo, Neal!"

"Sentilo, è disperato!"

Matt sbuffa, poi si avvicina alla porta e ne apre uno spiraglio, sporgendo solo la testa.

"No." Dice, e richiude.

"Cosa no?"

"Ehi! No, non te l'ha data? O no, non ce lo dici?"

"Andiamo, Matty! Ti ho salvato il culo ieri sera!"

"Eddai, che ti costa?"

"Stiamo qui tutto il giorno. Tanto non abbiamo un cazzo da fare."

"Io veramente ho diritto internazionale..."

"Sta' zitto!"

Dallo sguardo di Matt, capisco che sta prendendo in considerazione l'idea di calarsi dalla finestra. Ma a me i pettegoli non hanno mai spaventato. Allaccio i polacchini, sistemo il maglione, raccolgo la borsa e spalanco la porta. Vedendomi, il Buono, il Brutto e il Cattivo trasaliscono.

"Ah." Fa il primo.

"Oh" Il secondo.

"Io sono Paul." Azzarda il terzo, tendendomi la mano.

"Io sono Vicky. – Rispondo, ricambiando il gesto. - Chi di voi è Billy?"

Il secondo alza timidamente la mano. Il primo gli dà uno schiaffo sul braccio alzato.

Victoria's state of mindDove le storie prendono vita. Scoprilo ora