Capitolo 14 - That's what friends are for - Crossover

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Mi sveglio distrutta e con la consapevolezza di doverlo vedere un'altra volta e fingere di non sapere nulla di lui. A lezione è quanto mai importante che io mantenga il controllo su me stessa, in modo da dimostrargli di essere perfettamente in grado di mantenere i segreti. Opto per una doppia razione di caffè, prima a casa e poi in caffetteria con Piper che sembra allegra e spensierata come non la vedevo da settimane. È tornata la mia vecchia amica, quella che entrava nella mia vita col sorriso. Apparentemente, la stessa cosa non si può dire di me.

"Tutto bene Vic? Sembra che tu non abbia dormito affatto." Mi chiede. Probabilmente la mia sessione di trucco non è andata bene come speravo.

"Sì...no...mi è rimasta sullo stomaco la cena di ieri sera...sono uscita con mio padre..."

"Avrai mangiato come il solito bue..."

"Eh, già..." In realtà ieri sera ho mangiato pochissimo. Ho mangiato così poco da far preoccupare anche mio padre, che è abituato a vedermi sbranare metà del menù. JD vorrebbe che mi fermassi un altro giorno...

"Dai, è ora!" Piper mi distoglie dai miei pensieri e mi riporta alla realtà: la lezione di Morgan sta per cominciare. Scolo il mio caffè e raccolgo la borsa.

È Piper ad entrare in aula per prima e la vedo dirigersi verso le prime file. La chiamo e la fermo, sistemandomi verso il fondo.

"Come mai? – chiede – di solito stai sempre in braccio a Morgan..."

"E' solo che sono a pezzi e potrei distrarmi o addormentarmi addirittura e non voglio che mi veda."

Si siede senza discutere oltre. In questo stato psicofisico non sono in grado di capire se se la sia bevuta o meno.

Il professor Morgan entra in aula con la sua solita falcata decisa e prende posto alla cattedra. Inizia la lezione senza preamboli, riprendendo direttamente il filo del discorso di ieri. Mentre gesticola, lo vedo scandagliare tutta la classe con lo sguardo e soffermarsi un secondo su di me, ma nulla più di ciò. Dopo di che torna a spiegare con la sua solita verve, senza curarsi oltre di dove io sia o di cosa io stia facendo. Io, come ieri sera, fatico a guardarlo in faccia. Ancora una volta, in sua presenza, non posso non pensare a quello che c'è stato tra noi. Un nuovo pensiero mi fulmina: io non sono l'unica. Mi sono preoccupata più volte di non essere che l'ultima di una lista, ma ora scopro di non essere nemmeno l'unica carta che ha in mano al momento. Probabilmente ieri sera, dopo che sono tornati a casa dal ristorante, loro due, lui con lei, hanno fatto l'amore sullo stesso letto su cui ci eravamo coccolati, io e lui, meno di una settimana fa. L'ha toccata con le mani con cui ha toccato me, soltanto ieri pomeriggio. Mentre eravamo insieme nel suo ufficio, lei era con mio padre a parlare di manoscritti o chissà dove altro. E pensare che soltanto ieri pomeriggio mi sentivo così appagata. Era con lei nel weekend, per questo non si è fatto vivo. Eppure ieri lei era qui, ad Oxford, e lui ha voluto vedere me.

Sono così assorta nei miei pensieri che non mi rendo nemmeno conto della fine della lezione.

"Vic, ci sei?" Piper mi sventola una mano davanti al viso e io mi risveglio dal mio sonno ad occhi aperti. Guardando la cattedra, mi accorgo che Morgan se n'è andato. Controllo l'ora sul telefono e trovo un messaggio.

Passa in ufficio dopo le sei.

J

"Piper, possiamo pranzare insieme?"

"Certo!" La vedo illuminarsi. Sono stata distante, lo so, ma ora ho un dannato bisogno di lei.

"Ma non qui, non in università. Ho bisogno di un posto in cui non ci siano orecchie indiscrete."

Victoria's state of mindDove le storie prendono vita. Scoprilo ora