Capitolo 29 - Mummy's little girl

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Sul treno per Londra, poso il libro di Fitzgerald e perdo il mio sguardo nel paesaggio. Secondo la professoressa House di Storia del Cinema, i finestrini del treno sono come schermi cinematografici: incorniciano la realtà e ce la restituiscono in movimento. Il sole è ricomparso, segno che mia madre è già atterrata. Mi domando se, in tutti gli anni in cui ha vissuto qui, abbia mia piovuto. Ogni volta in cui viene a trovarmi, il cielo si rischiara, le temperature si alzano e lei se ne prende il merito. Dio solo sa quanto bisogno avessi di una giornata di sole, e anche di mia mamma.

Arrivo a Paddington station e raggiungo a piedi il nostro solito B&B. Sono passati cinque giorni e io sto facendo di tutto per non pensare a nulla. Ho scritto a Piper una sola volta, per sapere com'è andato il ritorno tra i babbani, ma non le ho raccontato niente. Non sono pronta a stare di nuovo male, non è il momento. Oggi arriva la mia mamma e abbiamo un programma fittissimo per il weekend. No, decisamente questo non è il momento per crollare. Al centro di Norfolk Square c'è un giardino con alcune panchine, così decido di sedermi a godermi il bel tempo, riprendendo a leggere Fitzgerald.

"Sono davvero troppo brava. Sono riuscita a portare il sole anche 'sta volta."

Mi volto e mia mamma mi guarda, una mano sul cancelletto nero del giardino. Sorride. Ha portato il sole anche 'sta volta.

*.*.*

Passeggiamo per Hyde Park, dirette, come sempre, alla statua di Peter Pan, prima tappa di ogni nostro weekend a Londra. Mamma mi racconta delle novità del suo studio di architettura: la sua socia ha deciso di mollare tutto e partire per il Brasile, dove sostiene che ci siano molte più possibilità di lavoro. Ora è Giacomo a darle una mano un paio di volte a settimana ma, dice mamma, "il Politecnico non insegna nemmeno ad allacciarsi le scarpe, per cui devo insegnargli tutto io".

"Comunque ho visto Giada all'Esselunga..." Dice, di punto in bianco.

Giada, la mia amica, la mia compagna di banco, la mia Piper prima di Piper. Solo che, quella volta, sono stata io a partire.

"Ti ha detto di salutarmi?"

"No, mi ha detto che sei una stronza e non ti fai mai sentire."

"Mamma!" La rimprovero, ma so che ha ragione. Da quando sono partita per l'università, non avrò visto Giada, né nessun altro, più di tre volte. Quando torno a casa ho sempre così tante cose da fare, per colpa di mia madre. Però, in fondo, so che, se non mi faccio sentire, è solo perché mi sembra che quella vita – Milano, il liceo, i vecchi amici – non mi appartenga più.

"Be', potresti farti sentire... – continua mamma. - io scrivevo ai miei amici a casa una volta a settimana quando studiavo qui!"

"Davvero?"

"No."

Scuoto la testa e la guardo storta. Lei tenta di giustificarsi.

"Ma erano altri tempi e i francobolli costavano cari. Io avevo bisogno di soldi per bere."

"Mamma!"

"Che puritana...sei tutta tuo padre!"

E quando mi paragona a papà, so che la discussione è finita.

*.*.*

Tornate in albergo, disfiamo le valigie, sparpagliando la nostra roba in giro per la camera. Mamma si lamenta dei suoi studenti dello scientifico, perché a loro di disegno non importa nulla, come a lei non importa che io la ascolti. A mamma piace lamentarsi. Passa un'altra ora, mentre ci prepariamo e, inaspettatamente, il mio umore peggiora ogni minuto di più. A volte, più spesso di quanto vorrei, succede che io mi incupisca senza una ragione valida. Ora ci sarebbe anche più di una ragione ma non capisco perché proprio adesso, con mia madre che canta i Dire Straits nella doccia, la luce del tramonto fuori dalla finestra e la prospettiva di una buona cena in un bel ristorante. Eppure eccomi qui, a fissare il vuoto invece che la tv accesa, senza un pensiero particolare in testa, se non una diffusa malinconia. Provo a mascherare il malumore ma, all'improvviso, quando ormai indosso le scarpe e mamma ha già preso le chiavi, pronta ad uscire, scoppio in lacrime. L'unica cosa positiva è che non serve che spieghi nulla, lei ha già capito. Mi guarda e mi dice solo:

Victoria's state of mindDove le storie prendono vita. Scoprilo ora