Capitolo Extra - Il mondo dei grandi

308 23 4
                                    


Moira Thomson aveva ormai lasciato Jeffrey da circa un mese e mezzo. Era forte, era indipendente e proprio per questo era stufa di stare con una persona su cui sentiva di non poter contare. Se doveva sentirsi sola, allora tanto valeva esserlo davvero.

Di gente sotto il naso gliene passava tanta, eppure Jeffrey continuava a mancarle. Subito aveva creduto fosse semplicemente difficoltà di adattamento, poi aveva iniziato a pensare di essere stata affrettata. Aveva davvero bisogno di qualcuno su cui contare? Con Jeffrey condivideva molto ed era stato più volte in grado di capirla come nessun altro prima di lui. Avevano entrambi un divorzio alle spalle, sapevano quando una relazione era arrivata alla sua fine. Ora qualcosa le diceva che la loro non era del tutto finita. Con questa consapevolezza quel venerdì pomeriggio aveva preso un treno per Oxford.

La stazione di Birmingham nel tardo pomeriggio del venerdì è uno dei luoghi più inospitali della terra, ma si trattava di una tappa obbligata. Il treno per Londra che l'avrebbe condotta ad Oxford sarebbe partito solo da lì a mezz'ora ma non c'era speranza di trovare posto a sedere tra le scale che portavano ai binari. In ogni caso si sentiva troppo nervosa per rimanere seduta più del necessario. La sua non era stata una decisione affrettata, era massimamente sicura. Ma si sa, la sicurezza degli esseri umani sul proprio futuro è sempre limitata. Il treno arrivò in orario e in orario la condusse a destinazione. Prese un taxi e scese davanti al portone verde bottiglia. Il portone era chiuso, per cui fu costretta a suonare.

Jeffrey si mostrò sorpreso nel vederla. Era stato pur sempre scaricato. In un primo momento si era quasi sentito sollevato: Victoria sapeva di Moira e non era ben chiaro quanto la cosa le stesse bene (il più delle volte sembrava disinvolta, ma Jeffrey ben sapeva che era tutta una montatura) e aveva paura di quello che sarebbe potuto succedere se Moira avesse scoperto di Victoria. Essere lasciato poneva fine alla questione senza che lui passasse eccessivamente da stronzo. Però Moira gli mancava. Se ne era reso conto dopo quella gran litigata con Vicky: lei si era dimostrata per quello che era, una ninfetta adorabile, ma pur sempre immatura. Gli mancava avere una donna come Moira. Di certo non si aspettava che Moira tornasse da lui scusandosi. Non l'aveva mai davvero sentita chiedere scusa. Eppure eccola lì, alla sua porta: non prostrata, non distrutta, ma convinta di aver sbagliato. A volte ritornano.

Stapparono insieme una bottiglia di vino e parlarono per ore, di quello che erano, di quello erano stati e di quello che avrebbero potuto essere. Riscoprirono la loro capacità di comunicare. A mezzanotte, Jeffrey non ebbe dubbi nel chiederle se volesse fermarsi a dormire, ma Moira disse di avere una camera in albergo. Avrebbero fatto le cose come si doveva, da adulti. Il sabato mattina, Moira arrivò con due caffè, brioches e muffin alla cannella, i suoi preferiti. Dopo colazione Jeffrey andò a farsi una doccia veloce, visto che avevano deciso di fare un giro a Londra sul tardi. Si stava asciugando quando sentì il trillo del campanello. Date le sue condizioni, chiese a Moira di occuparsene. Si rese conto di ciò che stava succedendo solo quando sentì la voce di Vicky provenire dall'ingresso.

"JD, la tua tesista ti cerca."

Si vestì in fretta e furia, ma raggiunse la porta d'ingresso con la calma che lo contraddistingueva. Moira teneva la porta aperta e guardava lui con un'espressione indecifrabile. Vicky era distintamente nel panico.

"Professore, avrei bisogno di parlarle della tesi, ma visto che non era in ufficio mi hanno mandata qui."

Non era stata in grado di trovare una scusa migliore. La sua ninfetta lo guardava spaventata, ma lui questa volta non riuscì a provare tenerezza per lei.

"E' sabato mattina, signorina Stevens. Qualsiasi cosa abbia da dirmi può aspettare fino a lunedì."

E, dopo aver abbozzato un saluto sbrigativo, chiuse la porta, quasi strappandola dalle mani di Moira. Seguirono minuti di silenzio, nei quali Jeffrey tornò in bagno a recuperare l'asciugamano con cui strofinarsi i capelli. Quando rientrò in salotto, Moira era in piedi davanti alla libreria, dalla parte in cui teneva i nuovi acquisti, e leggeva avidamente i titoli.

"Dovevo aspettarmelo da te."

"Moira..."

"Jeffrey, non è un problema. Ti ho lasciato io..."

"Già..."

"E lei è... be', bella e giovane... e scommetto che ti idolatra come solo le studentesse sveglie sanno fare..."

Jeffrey sentì una puntura sul cuore.

"Vuoi ancora stare con me?" Chiese Moira all'improvviso.

"Sì."

"Okay. Allora vestiti." 

🌼    🌺    🌼     🌺    🌼

Victoria's state of mindDove le storie prendono vita. Scoprilo ora