(leggete lo spazio autrice alla fine, è importante!)
Paulo guardò la propria ragazza. Gli occhi verdi fermi a studiare la triste espressione sul volto di lei. I suoi occhi, quei grandi occhi marroni. Quelli che lui adorava, quasi quanto adorava le sue labbra, ora erano però grigi e spenti. La scintilla e l'eccitazione di sempre non c'erano. E lui era preoccupato. Soffriva nel vederla ridotta in quello stato.
Una piccola donna, perché alla fine lei era solo una piccola donna. La sua piccola. E il fatto che stesse male gli faceva stringere il cuore.
Amava Celine molto più di quanto potesse mai amare se stesso. Anche quello lo preoccupava. Dopo tutto, provare dei sentimenti verso una sedicenne era sbagliato sotto ogni punto di vista.
Celine sospirò, i suoi capelli castani raccolti in uno chignon alto e disordinato, gli occhi concentrati sulla ciotola di ceramica appoggiata di fronte a lei. Rimase qualche istante a studiare il proprio ragazzo. Il ventunenne che amava e adorava. L'uomo a cui lei aveva concesso tutta se stessa e con cui pensava di trascorrere il resto della propria vita.
"Pau." La sua voce suonò come poco più di un sussurro, nel momento in cui allacciò il proprio sguardo al suo. Paulo sollevò un sopracciglio, l'attenzione tutta rivolta a lei.
"Hmm." Mormorò prendendo un cucchiaio di cereali.
Celine aprì e chiuse la bocca, prima di scuotere a testa nel tentativo di scacciare dalla testa ciò che invece la stava tormentando dalla notte prima, "Non importa." Rispose e i suoi occhi tornarono a guardare la ciotola.
Paulo corrugò la fronte. Non aveva mai visto Celine di quell'umore e si sentiva inutile, "Celine." Pronunciò. I suoi occhi verdi pieni di preoccupazione, "Cosa c'è che non va?"
Celine scosse ancora una volta la testa, ignorandolo, "È stupido." Rispose. Paulo la guardò, non accettando la sua risposta. La conosceva meglio di quanto lei conoscesse se stessa e niente avrebbe potuto convincerlo che non ci fosse alcun motivo a giustificare quel cattivo umore.
"Non è stupido se ti fa stare male, amore." Le fece notare, "Che succede?"
Celine sospirò e una piccola smorfia le comparve sulle labbra. Osservando Paulo, che stava attendendo qualche sua parola, combatté una battaglia interna con se stessa. I pensieri le avevano consumato il cervello dal momento in cui era arrivata a casa dal ballo, la sera prima.
E in particolare quello che riguardava il fatto se Paulo l'amasse davvero o no.
Era stata sdraiata tutta la notte a contare i propri respiri, guardandoli crescere e morire dentro di sè, domandandosi perché Paulo continuasse a stare con lei."Mi ami?" Buttò fuori tutto d'un fiato, sentendo le guance riscaldarsi fino ad andare a fuoco. L'imbarazzo pronto a riempirle tutto il corpo, "Cioè, mi ami davvero?"
Paulo non sapeva da dove provenissero quei pensieri, per quale ragione Celine si sentisse come se l'amore nei suoi confronti non fosse genuino. Quando in realtà lui era totalmente preso da lei, quasi quanto lo era dal calcio, dalla sua carriera. L'amava, quanto amava sentire l'adrenalina crescere dentro di sé mangiandolo vivo sul campo. L'amava più di quanto potesse mai amare qualcun altro. Non era in grado di spiegarlo, ma sapeva bene come la loro storia non fosse una cosa da poco, passeggera, lui vedeva un futuro con lei.
"Ti amo." Parlò, e a questo punto si trovava inginocchiato di fianco a lei, con lo sguardo dritto puntato nelle sue iridi, "Non penso capirai mai quanto ti amo né quanto ti adoro, Cel,"
"Sei il centro del mio universo." Finì, mentre le sue mani la accarezzavano dolcemente, "Non mi amerai mai quanto io amo te."
Celine scosse la testa, "Impossibile." Mormorò. Un piccolo sorriso comparve d'istinto sulle labbra di lui, "Ti amo. Fino alla luna e indietro e intorno al mondo e indietro!" Ridacchiando, lei si sentì ancora come una bambina. Poi si sedette a terra incrociando le ginocchia, per arrivare alla sua altezza, e ancorò le braccia al collo dell'argentino.
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red lips - paulo dybala
FanfictionLe sue labbra erano una tentazione, e lui le bramava più di ogni altra cosa. (paulo dybala)