Six Years

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Celine era cresciuta di altezza, con tutta quella sicurezza ad irradiarle il corpo. I suoi lunghi capelli di un tempo arrivavano ora poco più in basso delle spalle. Lo chignon che aveva a lungo occupato il primo posto fra le sue acconciature preferite, se n'era andato. L'unica cosa che rimaneva erano i boccoli, ma anche loro erano cambiati, più morbidi e ondulati. L'uniforme scolastica era stata rimpiazzata da un completo blu elegante, e le ballerine nere da tacchi alti color carne. La diciassettenne era stata sostituita da una ventitreenne madre single che stava crescendo una brillante piccolina di appena sei anni.

Eppure, a volte, Celine si preoccupava di tutta l'intelligenza che Salomé stava sviluppando. Sembrava più grande della sua età, considerato che pareva avere una risposta per tutto. E qualche volte questo suo modo di essere la metteva nei guai.

E non era insolito, ad esempio, che fossero entrambe in ritardo. A Salomé piaceva chiamarlo "correre dietro una tabella di marcia con eleganza". Ma, in ogni caso, Celine aveva davvero ora solo quindici minuti per assicurarsi che la figlia arrivasse in tempo prima dell'ultima campanella e trenta per arrivare lei stessa al lavoro, nel cuore di Madrid, dove si trovavano tutti gli avvocati più importanti e i negozi di lusso e dove era anche il suo ufficio, a Vogue España.

"Salomé!" Celine ansimò guardando il suo orologio Michael Kors, regalatole dalla sorella Sarai quando aveva ottenuto il suo attuale lavoro l'anno precedente, dopo essersi laureata in giornalismo. Sarai aveva persino aggiunto una scherzosa nota — così arriverai in orario, diceva —, "Ora salgo, spero di trovarti a sistemare i capelli come mi avevi detto!" Gridò.

Salomé sbarrò gli occhi, udendo l'ennesimo urlo della madre. Era stato abbastanza da farla saltare giù dal letto e gettare il libro che era intenta a leggere nello zaino. Si guardò un attimo allo specchio, i suoi lunghi capelli neri erano un cespuglio di nodi e grovigli. Dopo aver cercato uno dei nastri che la sua scuola le obbligava di indossare, corse rapidamente al piano inferiore, lungo le scale, con lo zainetto in una mano e il nastro azzurrino nell'altra.

Con entrambe le mani piantate nei fianchi, Celine guardava la figlia con un sopracciglio alzato. Gli occhi smeraldo della piccola erano spalancati mentre rivolgeva alla madre un sorriso ampio. E lei non sembrava affatto sorpresa alla vista della figlia in quelle condizioni. Quindi sospirò, afferrando una spazzola che aveva appoggiato su una mensola della stanza poco prima. Avvicinandosi alla bimba, iniziò a pettinarle i capelli. Salomé grugnì dal dolore pur tentando di rimanere ferma, "Non ti farebbe male ora, se avessi fatto davvero quello che mi hai detto stessi facendo." Le ricordò, sistemandole la lunga chioma in una coda alta. Poi la divise a metà, procedendo nell'eseguire una graziosa treccia.

"Il libro era troppo bello, mama." Salomé le disse, "E' quello che abbiamo comprato l'altro giorno, ricordi?" Celine alzò gli occhi al cielo e Salomè capì che stesse contando fino a dieci, respirando profondamente.

red lips - paulo dybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora