-
La sua mente non aveva avuto ancora abbastanza tempo per realizzare di aver effettivamente trascorso quel giovedì notte nella camera degli ospiti di Paulo. Entrambi in stanze separate, eppure vicinissimi con il pensiero. Quanto desideravano tornare indietro di sei anni ed essere la famiglia che avevano sognato a quel tempo. Ma le cose non vanno mai secondo i piani e loro ora si trovavano in una zona grigia, senza sapere cosa dire o fare.
Celine era inespressiva, immobile lasciava che la truccatrice di fronte a lei le rifinisse il trucco. Nel frattempo, non poteva fare a meno che pensare ad un fatto curioso e del tutto fantasioso. Dove vanno a finire i cuori spezzati? – diceva fra se e sé – Dove vanno a disperdersi nei loro centinaia di pezzi frantumati?
E Paulo, dal canto suo, poteva contare tutti gli sbagli che aveva commesso, tranne uno – uno rimaneva escluso da quella lista infinita. Riusciva ancora a vedere il volto di Celine quando se n'era andata. Quanto avrebbe voluto aver lottato per lei.
Sarai si mosse più vicina alla sorella, il suo viso ombreggiato da un insolito cipiglio. Celine sembrava totalmente assente, il suo sguardo era vuoto.
"Perché non ha lottato per me?" Domandò allora, dopo minuti di silenzio. Si voltò verso la sorella, cercando con gli occhi marroni delle risposte. Averlo visto aveva riportato in superficie un vortice di emozioni che in quegli anni con molta fatica era riuscita a soffocare in un angolo della sua anima, "Avrei voluto che lo facesse." Sbatté furiosamente le palpebre, gettando indietro le lacrime che altrimenti le avrebbero rovinato il trucco.
Sarai non sapeva che dire. Celine non aveva mai parlato apertamente alla sua famiglia di lui. Quindi si limitò a stringerla, come aveva fatto dopo la nascita di Salomé, come aveva fatto quella volta quando l'aveva trovata vicino alla culla in lacrime, a stringere forte al petto una fotografia, nel silenzio deprimente della stanza dove le pareti si mischiavano ai singhiozzi e il soffitto al suo dolore.
Questa volta però Celine non stava piangendo, fissava solamente il vuoto. Aveva pianto così tante volte che tutto ad un tratto non aveva più lacrime da versare, "È tutto ciò che avrei voluto."
Serena entrò nella stanza, con i capelli e il trucco perfettamente realizzati, e con il vestito fatto su misura dalla stilista spagnola Rosa Clara, che le accarezzava tutte le curve nei punti giusti. Il suo sorriso luminoso venne presto rimpiazzato da un'espressione confusa, "Che succede?" Chiese la ventinovenne. Celine scosse la testa sospirando lievemente e le rivolse un sorriso sincero come ad assicurarle che tutto andasse bene.
"Niente di cui preoccuparti." Si alzò in piedi, "È il tuo grande giorno." Sorrise nuovamente.
Sarai si alzò a sua volta, stirando con le mani le pieghe che si erano create sul suo vestito, "Vado a cercare Chantel."
Celine sorrise alla sorella. Serena era bellissima. Il vestito color avorio decorato con il pizzo lungo tutta la lunghezza terminava con un ampio strascico, "Non sembra nemmeno che tu abbia partorito il tuo secondo figlio solo pochi mesi fa."
STAI LEGGENDO
red lips - paulo dybala
FanfictionLe sue labbra erano una tentazione, e lui le bramava più di ogni altra cosa. (paulo dybala)