Away

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Paulo si sentiva profondamente vuoto, come se gli mancasse un'enorme parte del proprio cuore. Era come un'incapacità di provare emozioni vere. Soffriva al pensiero di trovarsi dall'altra parte del mondo senza la propria ragazza, che tra l'altro, in quel momento, non ne voleva sapere di lui.

Passandosi una mano tra i capelli, poi, sospirò. Il telefono era lì, nella sua tasca, a tentarlo – chiamala, gli diceva. Per sentire la sua voce, per ricordarle che lui era perso senza di lei. Ma qualcosa dentro di lui gli diceva che invece non avrebbe dovuto. Che tanto avrebbe risposto la segreteria telefonica, facendogli ancora una volta desiderare di non avere mai detto quelle cose.

Era stata la rabbia del momento. Era fuori di sé e non le pensava. Non lo aveva mai neppure sfiorato il pensiero dell'età quando stavano insieme. Non gli importava. Eppure una volta dette, non se le era potute rimangiare. Una dopo l'altra marchiate nella mente di Celine, che non ci sarebbe passata sopra questa volta.

"Ciao sconosciuto." Antonella comparve dietro la porta, facendo sbucare appena la propria testa nella stanza buia dove lui si trovava. Paulo sollevò lo sguardo dal telefono, rendendosi conto della sua presenza. Antonella aggrottò le sopracciglia confusa quando lui riportò la propria attenzione sul display, "Perché quella faccia triste?" I suoi occhi verdi lo stavano studiando attentamente: aveva la fronte corrucciata e le labbra chiuse in una linea sottile.

Paulo sospirò. Antonella non era esattamente la persona con cui avrebbe voluto sfogarsi, perché in fondo se la situazione era quella che era, la colpa era sua, per averlo fatto arrivare tardi, "È per Celine." Disse poco dopo. Le parole gli erano uscite da sole e d'un tratto aveva iniziato a parlare con lei, "Abbiamo litigato."

Antonella annuì. Paulo era quel genere di campione vulnerabile e alla costante ricerca di sostegno, lei lo sapeva. E ora si stava sforzando nel cercare di capire la situazione, ma per quanto ci provasse,non riusciva davvero a vedere in quella sedicenne ciò che invece vedeva Paulo. Era giovane e per di più molto più piccola di lui, "Mi dispiace." Rispose allora, "Che cos'è successo?"

Paulo fece un respiro profondo, tirandosi verso l'alto varie ciocche di capelli, sempre più nervoso. Puntò gli occhi in basso verso il telefono, osservando il proprio blocco-schermo che ritraeva Celine. Ricordava il giorno che aveva deciso di scattarle quella foto. Lei stava sorridendo, anzi, rideva. Aveva i capelli tirati indietro da una bandana e raccolti in alto in uno chignon tutto arruffato, "Le ho dato della bambina." Sospirò, "Non volevo, ma mi è scappato."

Antonella sollevò un sopracciglio, mordicchiandosi il labbro nel tentativo di trattenere uno sbuffo, "Quindi le hai detto la verità?" Domandò. Antonella non poteva credere alle parole dell'argentino.  L'uomo da cui era fortemente attratta stava piagnucolando dietro un'adolescente che paragonata a lei, era decisamente una bambina.

Paulo le rivolse immediatamente tutta la propria attenzione. Forse era la verità, forse Celine era ancora una bambina. Però non gli era mai importato prima di allora. Era sempre andato oltre l'età, perché l'amava. Quelle parole gli erano scivolate fuori senza che le pensasse davvero. Era così furioso per come Celine si era comportata nei suoi confronti. E quello era stato l'unico modo per ferirla, nel modo in cui lei stava ferendo lui.

"Non mi è mai importato."

Antonella alzò gli occhi al cielo. Non poteva credere che lui fosse così cieco da non notare che Celine gli stava tagliando le ali. Non gli permetteva di vivere la vita che meritava, senza nessuno che lo ancorasse a terra, neppure la sua fidanzatina, "Non capisci? È ridicola, una ragazzina rispetto a te! E tu devi vivere la tua vi-"

Rapidamente lui interrupe l'amica, non volendo neppure ascoltare ciò che aveva da dire. Poteva trovarsi in una situazione alquanto critica con la propria ragazza, ma in nessun modo avrebbe permesso che qualcuno le mancasse di rispetto, "Non ho intenzione di lasciarti parlare di lei in quel modo." Sentenziò, gli occhi verdi che non nascondevano neppure un briciolo della rabbia che contenevano.

Antonella trattenne il fiato e contò fino a dieci per non gridargli contro istericamente, "Mi dispiace," Sorrise, con un'espressione che era tutto fuorché sincera e genuina. Disprezzava Celine, "Non volevo offendere nessuno. Tutto quello che sto cercando di dirti è che potresti avere molto meglio, e invece passi il tuo tempo con una bambina. Paulo, apri gli occhi, non vedi che ti sta trattenendo dal vivere la tua vita?"

Paulo emise un sospiro adirato, alzandosi di scatto in piedi, "Apprezzo la tua preoccupazione," La fissò dritta negli occhi, assicurandosi che il messaggio le arrivasse chiaro, "Ma la mia relazione con Celine non riguarda nessun'altro al di fuori di me e Celine." Quindi prese a camminare il più lontano possibile da lì, con in mano il telefono, digitando quasi disperatamente il numero della propria ragazza.

Celine a Madrid sentiva come se stesse per soffocare, era obbligata ad avere a che fare con la madre e fingere che la sua presenza non la mettesse a disagio. Guardando il proprio telefono, sperava di vedere apparire il nome del proprio ragazzo fra le notifiche. Per quanto fosse arrabbiata con lui, era l'unico che le rimaneva. Poi, amareggiata, lo infilò nella tasca posteriore dei jeans e scese giù dalle scale, entrando nel soggiorno della casa a lei poco familiare.

Il suo cuore soffriva silenziosamente, mentre una sensazione di vuoto la tormentava come quando aveva perso suo padre. Come si era potuta innamorare tanto? Come aveva potuto permettere che lui diventasse una parte così importante della sua vita, distruggendola poi come niente fosse? Come poteva andarle bene tutto questo? Distruggere se stessa per vivere la vita ad un ritmo così rapido e incessante?

Celine si sedette a guardare le stelle, nello stesso identico modo in cui lo avrebbe fatto anni dopo, quando lo avrebbe ritrovato. In un modo però anche diverso.

Si sarebbe ricordata di questo giorno, perché si sarebbe ancora sentita così. Vuota, con il cuore sanguinante e desiderosa che lui facesse ritorno nella propria vita per metterla a posto, risistemare ogni pezzo rotto e reinventare quelli mancanti. Distruggerla nel modo in cui preferiva. Avrebbe preferito combattere una guerra, pur sapendo che lui sarebbe ritornato, piuttosto che sentirne eternamente la mancanza. Saperlo lontano a soffrire a sua volta.

Ormai assorta nei propri tristi pensieri, sentì una vibrazione insistente provenire dalla tasca. Il cuore diventò improvvisamente leggerissimo, nella speranza che fosse lui. Voleva sentire la sua voce dolce. Il modo meraviglioso con cui il suo accento si arrotolava su se stesso. Voleva sentirgli dire il proprio nome.

La chiamata entrante segnalava "P.D.". Lei giurò di sentire il proprio cuore perdere un battito, nel realizzare che davvero si trattava di lui.

"Ho-" Venne interrotta prima che potesse aggiungere un'altra sillaba.

"Non dire niente." Sospirò lui dall'altro capo della linea, "Ho solo bisogno che mi ascolti. Voglio che tu sappia che mi dispiace." Confessò tutto d'un fiato, con il cuore che gli scoppiava nel petto, "Ti amo."

Celine liberò un sospiro vibrante; il cuore aveva smesso di sanguinare, era vivo, lei stava respirando e ora più che mai aveva bisogno di lui, "Ti amo-"

Paulo sorrise udendo la sua voce, "Intorno al mondo e fino alla luna e indietro." Rise, "Ti amo tanto così e molto di più."

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vi ringrazio infinitamente per tutti i voti, i commenti e le visualizzazioni (il primero capítulo ha raggiunto le 1k), sono felicissima 💔

per il resto, spero vi piaccia questo capitolo, fatemi sapere come sempre il vostro parere.

muchos besos,
xx

red lips - paulo dybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora