Baby Blues

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Celine stava fissando il soffitto con uno sguardo totalmente inespressivo. I suoi occhi stavano analizzando il bianco che lo ricopriva per intero. Riusciva a sentire gli occhi di sua madre e di sua sorella maggiore, Chantel, puntati su di lei. Non dovevano dire nulla, le loro espressioni parlavano da sole. Erano preoccupate e confuse, ma Celine non voleva confessargli il nome del padre, sapendo che se lo avessero scoperto, non avrebbero fatto altro che cercare di mettere fine alla carriera di Paulo. Dopo tutto, lei ancora lo amava e avrebbe cercato di proteggerlo.

Celine percepì il freddo del gel ricoprirle la pancia e alzò lo sguardo verso il monitor. Un brivido di emozione la attraversò al pensiero che da qualche parte in lei c'era un pezzo di Paulo. Il dottore le sorrise e ciò la fece sentire d'un tratto disgustata, perché tutti in quella stanza erano convinti che lei avrebbe tenuto il bambino.

"Quando è meglio abortire?" La sua voce era tremolante, ma soffice. Come se avesse paura di sentire la risposta a quella domanda. Il dottore sollevò un sopracciglio, osservando la ragazzina sdraiata di fronte a sé, "Dopo quanto l'aborto diventa un pericolo?" Ripeté la sua domanda. La tensione nella stanza si stava intensificando. Poteva sentire i suoi familiari trattenere il respiro. A quel punto, però, a Celine non importava affatto, era il suo corpo ed era lei a portare dentro di sé il bambino, che tra l'altro non faceva altro che ricordarle dolorosamente l'uomo che un tempo era stato il suo amante.

Il dottore la guardò ancora una volta, leggendo nei suoi occhi preoccupazione e ansia, "Noi consigliamo di abortire prima della fine del primo trimestre." Gli occhi verdi di lui scrutarono la ragazza, nella speranza che quella non sarebbe stata la sua decisione finale, "Dopodiché l'aborto diventa una soluzione pericolosa sia per il bambino che per la madre." Celine annuì ad ogni parola. Una parte di lei voleva distruggere qualsiasi legame con Paulo, ma un'altra parte di lei, in fondo, voleva rendere quel legame più forte che mai.

"Di quante settimane è?" Sofia Medina domandò all'improvviso, cercando di cambiare discorso. Il dottore le sorrise guardando il monitor e indicando subito dopo il feto. A Celine sembrava una massa informe, ma il suo cuore accelerava il battito al solo guardarlo. Quella situazione la faceva sentire a disagio, ma dentro di sé sentiva un miscuglio di emozioni contrastanti.

"Cinque." Pronunciò il dottore, poi si voltò verso Celine con un piccolo cipiglio sulla fronte, "In quanto tuo ginecologo posso consigliarti una clinica, ma come persona che ha avuto a che fare con tante ragazze madri, posso assicurarti che ci saranno giorni migliori. Spero riconsidererai la tua scelta." Celine percepì il cuore contrarsi nel petto mentre lui le porse un biglietto da visita, "Un figlio è una benedizione di Dio."

Celine uscì dalla stanza tenendo stretto al petto il resoconto dell'ecografia. Era una sensazione insolita quella di non sentirsi capace di risolvere tutti i problemi da sola. La stessa ragazzina che voleva conquistare il mondo, era ora in ginocchio implorando che qualcuno la aiutasse ad affrontare la vita.

"Sei sicura di volerlo fare?" Gli occhi preoccupati di sua madre la fissavano tristi. Celine avrebbe voluto che lei la implorasse, la pregasse di tenere il bambino. Che la convincesse di essere abbastanza forte da farlo crescere. Invece annuì e basta, mentre il suo sguardo non abbandonò neppure per un istante le fotografie del suo bambino mai nato. Sarebbe stata l'ultima volta che lo avrebbe visto.

Sua madre sospirò,mentre uscirono dal parcheggio dell'ospedale. L'avrebbe accompagnata nella clinica dove avrebbe messo fine alla vita di suo figlio. Eppure, c'era qualcosa dentro Celine che le diceva di non farlo. Che quel bambino, il quale attendeva il suo turno in quel mondo crudele, avrebbe dovuto vivere. Per insegnarle che c'è quiete dopo la tempesta, che dopo tutto quel dolore ci sarebbero stati tanti giorni felici.

Troppe lacrime le stavano ormai bagnando il volto. Celine aveva pianto così tante volte in quell'ultimo periodo che le sarebbero bastate per una vita intera. Non capiva più niente, non sapeva in che direzione stesse andando la sua vita. Il viaggio in auto fu lungo e silenzioso. Tutte le Medina erano pensierose. Sofia, per esempio, stava ripensando a se stessa. Aveva quattordici anni quando era rimasta incinta. Pensava sarebbe stata la fine. La sua vita non avrebbe avuto più senso, ma non appena aveva guardato sua figlia negli occhi, una nuova vita era sbocciata.

"Non posso." Mormorò, "Non posso." Non sapeva perché, ma alla vista della clinica di fronte a sé capì che non avrebbe potuto farcela. Non sarebbe riuscita a mettere fine alla vita di un piccolo essere innocente e neppure sarebbe riuscita a rinunciare del tutto al legame con Paulo.

Chantel uscì dall'auto per raggiungere Celine nei sedili posteriori e subito la avvolse tra le sue braccia. Celine singhiozzò, stringendo forte a sé la sorella, "Sono una persona orribile." Pianse, "Una persona orribile, orribile." Chantel scosse la testa, asciugandole alcune lacrime. Doveva apparire forte per la sorella, ma dentro di sé era inveve profondamente distrutta alla vista di Celine in quello stato.

"Stavo per porre fine alla vita di un bambino solo per un mio egoismo." Sussurrò delle parole soffocate tra le lacrime. Come era arrivata a quel punto? Quanto doveva essere a pezzi per credere di non essere abbastanza forte da crescere quel bambino? Non poteva abortire, ma nemmeno sapeva se fosse davvero pronta per quello che la aspettava. No, non era possibile. Non sarebbe riuscita a crescere un figlio quando lei stessa era ancora una bambina.

"Io," Prese un respiro profondo, "Ho intenzione di darlo in adozione."

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Auguri, augurissimi!
Sono stata davvero molto impegnata in questo mese, ma ora eccomi qui.

Come al solito,
fatemi sapere cosa ne pensate del capitolo, della storia, dei personaggi. Per me è davvero molto importante.
besos, xx

red lips - paulo dybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora