Celine si apprestò a raggiungere di corsa il taxi che aveva chiamato poco prima. Avrebbe volentieri aspettato che Paulo la venisse a prendere come faceva di solito, ma in quel momento si trovava probabilmente su un volo per Milano, perciò lei non aveva altra scelta se non ritornare a casa da sua sorella.Giocando distrattamente con degli oggetti nella borsa, porse poi delle banconote all'autista, che tra le altre cose era una donna, per pagarla. Celine le rivolse quindi un sorriso di cortesia, notando che non aveva sicuramente più di trent'anni.
Arrivata a destinazione, si trascinò su per le scale: avrebbe preferito essere da qualsiasi altra parte, ma non a casa con sua sorella, sebbene non potesse fare altrimenti.
Aprendo la porta, sperò mentalmente di non trovarla a casa; ma non era quello il caso, dal momento che la sua macchina si trovava fuori nel vialetto.Serena Medina alzò lo sguardo verso la sorella minore, con un'espressione sollevata. La ventiduenne colombiana non aveva avuto neppure una sua traccia per tutta la settimana.
"Dove sei stata tutta la settimana?" Voleva delle risposte. Osservò la sorella con i suoi occhi marroni. Le due ragazze si assomigliavano molto. Con i loro capelli castani e le loro figure a clessidra.
Celine sbuffò disinteressata, sua sorella le faceva da guardiano da quando la madre l'aveva spedita via dalla Spagna, dove le Medina vivevano al momento, da quando si erano tutte trasferite da Bogotà anni prima.
"Come se ti importasse." Incrociò le braccia sotto il petto rivolgendo la propria attenzione sempre alla sorella, che era da poco ritornata dallo studio legale per cui lavorava.
"Certo che mi importa!" Serena desiderava solo il meglio per Celine, che pareva troppo impaziente di crescere al posto di prendersi tutto il tempo per godere della propria adolescenza. Lei che voleva divorare il mondo in un solo boccone, "Non sei mai a casa! Sei stata via tutti i giorni."
Serena non voleva neppure che sua sorella facesse qualcosa per cui si sarebbe pentita in seguito, soprattutto per quanto riguarda gli uomini.
Era spaventata, ad esempio, dall'idea che potesse rimanere incinta per poi essere lasciata, "Dove e con chi trascorri tutto il tuo tempo?"Tutti avevano notato il cambiamento che Celine aveva fatto dopo la morte del loro padre, anni prima, che aveva costretto appunto la famiglia a trasferirsi a Madrid, dove la loro madre si era risposata poco più tardi.
"Non è un tuo problema." Celine bisbigliò gettando la borsa sul divano, "Non sei nessuno per dirmi cosa devo fare." Ribatté incrociando ancora le braccia sul petto.
Serena aprì la bocca solamente per essere interrotta dalla suoneria del proprio telefono, proveniente dalla borsa. Sospirò cercando di afferrarlo in tempo, "Continueremo questa conversazione più tardi." Disse per poi rispondere alla chiamata.
Celine si sedette sul divano guardando la sorella intenta a conversare con la madre. A volte si domandava se valesse la pena portare avanti la propria relazione con Paulo. La coppia sapeva molto bene che ci fosse una differenza di ben cinque anni fra i due. E Celine era convinta che un giorno lui si sarebbe stancato di lei e avrebbe cercato qualcuno della sua età.
"Sì, sta andando bene a scuola." Celine si riprese dai propri pensieri sentendosi nominata. Serena passò il telefono alla sorella che però si rifiutò di prenderlo fra le mani, ma Serena lo protese ancora di più verso di lei, facendole intendere che doveva rispondere, per forza.
"Hola." Mormorò svogliata guardando la sorella. Sofia Medina sorrise sentendo la figlia minore rispondere finalmente al telefono. La madre colombiana sapeva che mandare la figlia a finire i propri studi con la sorella a Torino, era la cosa migliore, per il suo bene.
Dopo la morte del loro padre, Sofia si era risposata con un ricco imprenditore spagnolo e poi trasferita a Madrid, abbandonando Celine, devastata, per quanto velocemente la madre aveva rimpiazzato suo padre. Non aveva dato alla sedicenne abbastanza tempo per elaborare il lutto.
Era come se neppure terminato il funerale, la madre stesse già programmando il matrimonio.
"Celine, mi nena." Sofia amava le proprie figlie. Le sue quattro bambine erano il suo orgoglio e la sua gioia, e desiderava solo il meglio per loro.
"Mama." Il padre di Celine era stato un benestante avvocato in Colombia, prima dell'infarto che lo uccise.
"Come va la scuola?" La ragazza non voleva affrontare una conversazione con la madre. Era ancora arrabbiata per quello che era successo, per il matrimonio e la nuova famiglia. Sapeva bene che la madre che avesse tutto il diritto di andare avanti, ma non subito dopo la morte del padre, specialmente se dopo appena due mesi.
"Alla grande." Le sue risposte erano brevi, e ciò fece accigliare la madre. Celine era esattamente uguale alla madre – fisicamente, potevano essere facilmente scambiate per sorelle, se non che Sofia era già madre di quattro figlie e persino nonna.
Era diventata madre a quattordici anni.
"Mi manchi." Pronunciò teneramente la trentanovenne.
"Anche tu." Celine sorrise udendo quelle parole. Anche se litigavano spesso e quasi non facevano altro, sentiva di volerle ancora un mondo di bene, "Devo andare."
Celine tagliò lì la conversazione prima di uscire di casa, o almeno cercare, perché la sorella la interruppe rapidamente, intuendo le sue mosse, "Dove credi di andare?" Le urlò, mentre l'altra era quasi fuori, nel vialetto.
"In un posto." Celine fece spallucce, ma Serena la riportò subito all'interno.
"Smettila." Le rivolse un'occhiata, una volta dentro, "So come ti senti, ma questa non è la soluzione." Celine abbassò lo sguardo, iniziando a giocare con le proprie dita.
"So che sei ancora arrabbiata con mamma per quello che ha fatto." Serena fu anche lei, a suo tempo, tremendamente arrabbiata con la madre, ma poi era maturata e aveva capito di essersi comportata da stupida, "Ma facendo così stai rovinando solo te stessa."
Celine la guardò. Una piccola smorfia sulle proprie labbra. Serena aveva cercato per tutto il tempo di non fare caso al comportamento della sorella ma non poteva più continuare così, non le avrebbe permesso di farsi ancora del male.
"Parlami." Cercò di scuoterla supplicante, "Ricordi quando mi raccontavi tutto?"
Celine si mordicchiò il labbro inferiore quando le ritornarono in mente i giorni felici in Colombia, quando tutto quello di cui doveva preoccuparsi era se i suoi genitori l'avrebbero lasciata stare fuori fino a tardi a giocare a calcio con i vicini. Quando si sentiva come se davvero avesse una famiglia. Quando suo padre era ancora vivo.
"Dov'è la Celine che conoscevo?" Serena domandò, "Rivoglio indietro mia sorella."
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red lips - paulo dybala
FanfictionLe sue labbra erano una tentazione, e lui le bramava più di ogni altra cosa. (paulo dybala)