Holidays

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Celine liberò un gemito seccato guardando ancora una volta il suo telefono. La neve stava cadendo sempre più aggressiva e il vento era aumentato così tanto che continuava a stringersi nella giacca, a causa del freddo.

Paulo era in ritardo e lei ormai aveva passato il limite. La neve le stava entrando nelle scarpe inzuppandole fin le calze bianche. Era completamente bagnata, anzi, congelata.

Imprecò contro il proprio ragazzo, usando tutte le peggiori parole che conosceva in spagnolo e in italiano. Come aveva fatto a scordarsi di lei.

Nel frattempo, decise di incamminarsi verso la fermata del bus più vicina. I suoi occhi che si stringevano nel tentativo di proteggersi dalla neve.
Oh, Paulo l'avrebbe sentita una volta arrivata a casa. Se del vapore avesse potuto uscirle dalle orecchie, l'avrebbe fatto molto rapidamente. Celine era furiosa e lì, in quel preciso istante, non voleva avere niente a che fare con il proprio ragazzo.

Paulo, dal canto suo, guidava attentamente nella neve. Lo sguardo che cercava la propria ragazza da ogni parte. Era sicuramente incazzata. Perché non avrebbe dovuto esserlo? Lui era in ritardo di un'ora e per di più nevicava. Se non fosse stato così preso dal momento con Antonella, a ricordare la loro infanzia, sarebbe arrivato in tempo.

Trovandosi finalmente nei pressi della scuola, vide la propria ragazza seduta su una panchina, intenta a digitare qualcosa sul telefono.
Chiudendo gli occhi, e chiedendo aiuto a Dio – si preparò mentalmente ad affrontare tutta la rabbia che sicuramente Celine gli avrebbe urlato contro.

In quel momento lei notò la macchina avanzare lenta, e alzò gli occhi al cielo. Paulo se ne accorse e abbassando il finestrino, le mostrò un sorriso a trentadue denti. Celine allora lo ignorò, dandogli la schiena. Gli occhi che non si staccavano dal display del telefono.

"Celine." Paulo la chiamò in mezzo alla bufera che stava per scatenarsi, cercando di attirare la sua attenzione. Celine non si mosse nemmeno. Non si mosse, non lo guardò. Ignorò totalmente le sue prediche, "Celine, per favore." Sospirò.

Spense il motore e ancora seduto in macchina, continuò a pregarla.

"Vattene." Lo guardò per un istante. I suoi occhi marroni assottigliati ad incenerirlo, "Posso badare a me stessa." Sibilò.

Paulo sospirò ancora, sapendo che non si sarebbe alzata dalla panchina, nemmeno se si fosse davvero scatenata la tremenda bufera che da giorni al meteo annunciavano.

"Puoi smetterla di comportarti come una bambina?" Si lamentò, si stava seccando e quelle parole gli scivolarono come niente fosse dalla bocca.
Celine lo osservò stupefatta prima di alzarsi e allontanarsi da lui.

"Vaffanculo." Gli gridò furiosamente prima di camminare velocemente nella neve. Paulo gemette, desiderando non avere mai detto quelle parole.
Dopo essere uscito dall'auto, cominciò perciò a seguirla, "Celine." La implorò.

red lips - paulo dybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora