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Un sottile strato di neve ricopriva le strade di Torino. Celine sorrideva come una bambina, mentre osservava i fiocchi cadere lenti a terra. I suoi occhi erano intenti ad ammirare la bellezza delle case e dei giardini tutti sotterrati dal manto bianco.
"Hai bisogno di una giacca più pesante." La voce di Paulo risuonò nell'aria. Celine si voltò verso di lui, che le stava porgendo un cappotto nero di lana. Sorridendogli afferrò l'indumento, indossandolo proprio sopra il suo cardigan celeste.
"Grazie." Disse, lasciandogli un piccolo bacio sulle labbra. Si abbottonò il cappotto e fece per prendere la borsa, aspettando frattanto che la raggiungesse, "Sai, è la prima volta che vedo la neve." Parlò, mentre lui metteva in moto l'auto. Celine non aveva mai vissuto niente di così straordinario come la neve. Capitava davvero raramente che fosse freddo in Colombia e per quanto riguarda i due anni che aveva vissuto a Madrid, non aveva mai visto neppure un singolo fiocco di neve scendere dal cielo.
"Di solito lo vedi nei film." Scrollò le spalle. Paulo le sorrise, pensando che anche nel posto da dove veniva lui, in Argentina, non c'era mai stata neppure una nevicata; e la sua prima era stata proprio quando era arrivato in Italia, nel 2013.
"La mia prima nevicata è stata a Palermo." Confessò lui, ricordando di come quel giorno i suoi fratelli e sua madre fossero rimasti seduti a guardare la neve danzare nell'aria, con in mano delle belle cioccolate calde, "Non avevo mai visto niente del genere prima." Continuò, mentre Celine annuì con lo sguardo ancora fisso fuori dal finestrino.
"Parlando della mia famiglia," Voleva informarla del fatto che la sua famiglia sarebbe arrivata a Torino quel giorno. La cosa lo faceva sentire nervoso, perché non sapeva come tutti avrebbero reagito nel scoprirlo coinvolto in una relazione – piuttosto seria – con una minorenne, "Arrivano oggi dall'Argentina."
Celine si voltò verso di lui, alzando un sopracciglio, "E' una bella notizia." Sorrise al pensiero degli aneddoti che Paulo le aveva raccontato durante quell'anno, riguardo la sua famiglia, sapendo bene quanto vi fosse legato, "Non li vedi da un sacco di tempo."
Paulo annuì. Le sue labbra strette in una linea sottile, mentre rallentava poco prima di un semaforo, "Voglio farteli incontrare." L'espressione di Celine ora mutò totalmente, immaginando un ipotetico incontro. Cosa avrebbero pensato? Cosa avrebbero detto? Soprattutto dopo aver scoperto la sua età.
"Non penso sia una buona idea." Mormorò guardandosi le mani, "Non devi metterti in imba-"
Paulo la interruppe prima che potesse terminare, "Pensi che sia imbarazzato dal farmi vedere con te?" Sentì una leggera fitta al petto, come se lo avessero appena colpito, "E' quello che pensi?"
Celine si morse un labbro, "Non è comunque qualcosa di cui dovresti esattamente andare fiero," Sussurrò, "Sembri il mio baby-sitter, piuttosto che il mio ragazzo."
Lei aveva combattuto internamente con se stessa, cercando di convincersi che stare con lui fosse la scelta migliore. Che non sarebbe mai stata davvero felice con qualcun altro. Sembrava però che più il tempo passava e loro invecchiavano, più diventasse difficile credere che valesse la pena stare insieme.
"Ne abbiamo già parlato." Paulo dichiarò, "Ti amo più di quanto dovrei."
Celine sospirò, ripensando al ventiduesimo compleanno di Paulo qualche settimana prima. Le venne in mente di come fosse rimasta in piedi fino a tardi, aspettando che lui facesse ritorno dalla festa con i suoi amici. Di come avesse desiderato essere più grande anche solo di un paio di anni, in modo tale da poterlo accompagnare. Così che magari lui avrebbe potuto mostrarla orgogliosamente a tutti. Forse allora avrebbe potuto sentirsi fiera di essere sua, e lui fiero di essere suo.
"Verrai con me?" Domandò lui, dopo istanti di silenzio.
Celine annuì e poco dopo arrivarono a scuola, "Ci vediamo più tardi." Disse, raccogliendo le sue cose.
Paulo ripartì. La mente impegnata a pensare alla sua ragazza. Aveva notato un cambiamento in lei. Un repentino aggrovigliarsi di pensieri. Odiava il fatto che avesse iniziato a dubitare della loro relazione. Come poteva, quando tutto quello che lui faceva era amarla. Quando lui aveva donato anima e cuore a lei. Le apparteneva.
Celine sentì uno zoo selvaggio nello stomaco per tutto il giorno. L'idea di incontrare la famiglia del suo ragazzo la terrorizzava. Aveva tutte queste domande che le vorticavano nel cervello, fino a consumarla. Cosa sarebbe successo se non gli fosse piaciuta? Se non l'avessero reputata abbastanza per stare con lui?
Se ne stava in piedi in mezzo alla neve aspettando che Paulo la tornasse a prendere. Un broncio incastrato nel suo viso, la fronte corrugata. Pensava anche alla sua, di famiglia. Avrebbe potuto camminare fino a casa e affrontarla normalmente, oppure decidere di farlo per vie legali. Entrambe tuttavia non erano opzioni considerabili.
Incrociò le braccia, inarcando un attimo la schiena, mentre l'attesa cominciava ad annoiarla.
Poi notò l'auto fare capolino e il cuore le fece un salto nel petto, "Hey." Sorrise. Paulo ricambiò, chinandosi in avanti per baciarla.
"Com'è andata oggi?" Chiese lui, durante il tragitto. Celine fece spallucce e non disse nulla, "Stavo pensando." Cominciò Paulo, dando sfogo ai pensieri che lo avevano impegnato per tutto l'allenamento.
"Se non ti senti abbastanza pronta da accompagnarmi a prendere la mia famiglia all'aeroporto, puoi aspettarmi a casa." Sorrise ancora una volta e lo stesso fece lei.
"Grazie."
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Ahi ahi ahi, la familia.
Come andrà l'incontro secondo voi?
Vi do un'anticipazione: ci sarà un ospite indesiderato. Guess who.Comunque la trama si sta un po' evolvendo, mi piacerebbe sapere cosa ne pensiate, se vale la pena continuare a tradurre sì o no.
(scherzo, lo farei comunque, anche senza feedback)
besos, xx
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red lips - paulo dybala
FanfictionLe sue labbra erano una tentazione, e lui le bramava più di ogni altra cosa. (paulo dybala)