Supermarket

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A Paulo sembrava tutto un sogno. Dal modo in cui aveva incontrato sua figlia, al modo in cui aveva incontrato la madre. Era una sensazione strana, come un dejà-vu. Sentiva la vista appannata, mentre si fermò per osservare la bambina di fronte a sé – non sapeva ancora fosse la sua. Davanti a lui però c'era lei, lei e il suo strano modo di sporgersi verso l'alto per cercare di afferrare una scatola di cereali.

Stava rivivendo la stessa scena. Il modo in cui Salomé si lamentava cercando di spingersi sempre più su, più in alto. Era la fotocopia di Celine. Ecco a chi stava pensando. I capelli di Salomé erano acconciati in due trecce all'olandese che sua madre le aveva fatto per far sì che i capelli non le scivolassero sul viso, dandole noia. Si muoveva come la madre, e lui continuava a pensarla, sentendo il cuore martellargli la testa. Non aveva più saputo niente di lei dopo che quel giorno era andato a casa a cercarla.

Era corso alla segreteria scolastica per farsi dare l'indirizzo. Era ridicolo, ma durante tutto il tempo trascorso assieme non gli era mai venuto in mente di accompagnarla a casa o di chiederle soltanto dove vivesse, però non fu sorpreso di dirigersi verso uno dei quartieri più ricchi della città. Comunque, Serena non si era mostrata felice di vederlo, anzi gli aveva sbattuto la porta in faccia senza esitazione, intimandogli di non tornare mai più a cercare Celine. E così era stato.

"Tieni." L'aiutò lui dopo essere rimasto ad ammirare per qualche istante quella bambina che tanto gli ricordava il suo amore. Lei si voltò verso di lui quasi immediatamente. C'era qualcosa nel cuore di Paulo che prese a spingere più insistentemente, non appena ebbe modo di guardarla meglio. Le assomigliava così tanto. I suoi occhi erano grandi e spalancati, come se avesse appena ricevuto un regalo, e di uno splendido verde smeraldo.

Salomé scrutò l'uomo di fronte a sé. Assottigliò gli occhi e incrociò le braccia al petto – esattamente come aveva visto fare alla madre innumerevoli volte. Lui assomigliava così tanto a suo padre, quello che aveva visto centinaia di volte nelle polaroid che la madre custodiva in un vecchio album. Con entrambe le sopracciglia alzate e le labbra pressate in un'espressione seria ma al contempo buffa, continuò a fissarlo, piuttosto intensamente.

"Questo è tuo, tesoro." Paulo le porse la scatola di cereali aspettando che lei l'afferrasse. Eppure, la bambina non si mosse affatto. Sua madre le aveva sempre ripetuto di non parlare agli sconosciuti, e non le avrebbe certamente disubbidito in quel momento. Paulo ritirò il braccio, con ancora la scatola in mano, "Dove sono i tuoi genitori?" Le chiese, cercando con lo sguardo qualche figura adulta sullo sfondo.

"Mamma mi dice che non devo parlare agli sconosciuti." Pronunciò Salomé d'un tratto. C'era un qualcosa nel modo in cui parlava. Dio, quanto gli ricordava Celine. Salomé sostenne il suo sguardo e Paulo annuì, sbuffando una risata.

"È una mamma intelligente allora." Paulo le sorrise ma la sua espressione non cambiò, "Dov'è tu-" e quello fu il momento in cui udì la sua soffice voce. Era qualcosa che negli ultimi anni aveva avuto modo di sentire solo in sogno, un bellissimo accento colombiano che chiamava il suo nome. Era così rassicurante. Ma ora era come se la mente gli stesse giocando brutti scherzi, facendogli pensare che sì, quella era davvero lei, mentre invece sapeva bene quanto fosse lontana e determinata a non tornare mai più in Italia.

Eppure era lei, e il suo cuore lo sapeva. Era bellissima, Dio solo sa quanto fosse bella. Era cresciuta, lo vedeva. I suoi capelli, un tempo lunghi fino alla vita, erano mossi e raccolti in un nastro. Le arrivavano fino alle spalle. L'uniforme che lui amava tanto era stata rimpiazzata da un paio di jeans strappati e abbondanti e da una t-shirt consumata grigia, abbinata a un cardigan color crema e scarpe da ginnastica grigie.

"Salomé-" La voce le si affievolì non appena lo sguardo le cadde su quello che una volta era stato il suo amante. Erano nel luogo esatto in cui si erano incontrati anni prima. L'aria era densissima e Celine si sentiva come se non riuscisse più a respirare, ma avvicinò istintivamente a sé la figlia, quasi temesse che Paulo gliel'avrebbe portata via, nello stesso modo in cui lei l'aveva fatto con lui.

"Celine." Sussurrò. Avrebbe voluto avvicinarsi. Poterle rubare i respiri come un tempo, soffocandoli tra un bacio e l'altro. Ma non poteva, non possedeva più quel privilegio. Celine impallidì, le mani le presero a tremare realizzando di essere davvero di fronte a lui. Paulo spostò lo sguardo su Salomé. Ora aveva senso, tutta la somiglianza che aveva notato. Poi la sua mente però deviò su un altro pensiero, su una rapida e semplice equazione. Non era possibile che Salomé avesse più di sette anni; gli ingranaggi cominciarono a girare e solo uno stupido avrebbe potuto credere che non fosse sua.

"È tua figlia?" Domandò. Lei annuì, temendo che la voce potesse tradirla. Gli mancava, gli mancavano le sue labbra. Le labbra rosse di cui si era innamorato. Le stesse labbra che ora erano colorate di rosa. E guardava ora Salomé, ora Celine, poi ancora Salomé e più le guardava, più si convinceva che fosse proprio sua figlia, "È mia figlia." Disse, più che altro a se stesso, ma Celine lo sentì comunque.

"No." Dichiarò, "È mia figlia." E strinse più forte Salomé.

Paulo avrebbe voluto avvicinarsi alla bambina, prenderla in braccio – perché qualcosa dentro di lui gli diceva di farlo, "Celine-"

"È mia figlia, ok?" Lei avrebbe voluto soltanto rinchiudersi dentro se stessa e nascondergli la bambina. Avrebbe voluto andarsene, ma ormai era troppo tardi e le cose era state fatte.

"Dimmi che non è anche mia." Chiese, "Dimmi che non è anche mia figlia." Paulo desiderava una risposta, che in realtà già possedeva. La piccola era sua, e lui era il padre di quella principessa dagli occhi verdi.

Celine avrebbe voluto gridare al mondo la verità, confessargli che sì, erano stati loro due a creare quella dolce creatura, ma non lo fece. Al contrario disse questo.

"No."


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Come promesso, nuovo capitolo.
Paulo è finalmente tornato in scena, ma le cose saranno ancora un po' complicate. Fatemi sapere cosa pensate del capitolo, come sempre.

Continuo a 100 ⭐️

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