The Birthdate

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Paulo spinse la porta già aperta, rivelando la figura della sua ragazza, tutta avvolta dalle lenzuola. I suoi capelli erano raccolti nel solito chignon, che ricadeva disordinato nella parte bassa della testa. Dopo aver appoggiato il vassoio che teneva in mano da qualche parte nella stanza, sorrise. Voleva rimanere ad ammirarla, in quel momento in cui non era ancora sveglia. Gli piaceva vederla così serena. Quando la sua mente non si tormentava con dei pensieri selvaggi o quando non doveva studiare. Gli piaceva in quel modo.

Le labbra di Celine si schiusero, liberando un piccolo respiro che fuggì silenzioso nell'aria, facendo ondeggiare appena una ciocca di capelli che le era caduta sul viso. Paulo decise che fosse il momento di svegliarla, "Hermosa." Sussurrò. Lei si voltò, mugolando qualcosa mentre si sentì scuotere dolcemente. Paulo gemette appena, muovendola ancora, "Dai."

Celine, invece, continuò a lamentarsi e si rigirò nelle lenzuola. Paulo allora prese a strizzargli lievemente le guance, "Diciassette anni fa in un venti Dicembre apparentemente come tutti gli altri, a Bogotà, Colombia," Celine sentì un sorriso istintivo farsi spazio sulle labbra, mentre lui continuava a pizzicarla, "Celine Adriana Medina Castro è stata donata a questo mondo."

Aprendo finalmente gli occhi, le sue guance si colorarono di rosso e un grande sorriso le illuminò il volto. Paulo fece lo stesso, chinandosi per baciarla, "Il mondo ti ha donato a me." Lei perciò si alzò in piedi, prendendo a sfregarsi gli occhi con le mani. Biascicò qualcosa ancora assonnata e poi scontrò il proprio sguardo con quello del proprio ragazzo.

"Tanti auguri, amore mio." Paulo le baciò le labbra nuovamente, "Ti amo."

"Grazie." Sussurrò lei. Immediatamente si alzò sulle punte e lo strinse in un abbraccio infantile. Poteva sentire il suo cuore battere, battere per lei. Nascose la testa nel suo collo, inspirandone profondamente la colonia. Come se dentro di sé sapesse che quella sarebbe stata una delle loro poche volte insieme in quel modo. Così intimi l'uno con l'altra. Mostrando apertamente quanto a entrambi importasse. Tutto sarebbe cambiato in un battito di ciglia.

Celine ripensò al proprio passato in Colombia, quando suo padre era ancora vivo. Prima che sua madre distruggesse la famiglia. Cruz Medina faceva sempre di tutto per il compleanno delle sue figlie. Gli ultimi ricordi di Celine riguardavano il giorno del suo decimo compleanno – solo un anno prima che suo padre morisse di arresto cardiaco. L'aveva sorpresa con un bouquet di rose rosa e con una nuova bambola. Era una di quelle americane, quelle bellissime, che le aveva comprato durante il suo viaggio negli Stati Uniti.

A quel tempo lei aveva di tutto. Suo padre era stato in grado di costruire un impero dal nulla. Aveva sposato l'amore della sua vita a vent'anni, solo sei anni dopo la nascita della loro prima figlia, Chantel. E Celine non aveva mai sofferto. Ogni cosa materiale che desiderasse poteva essere sua in men che non si dica. Frequentava una delle più prestigiose e costose scuola di Bogotà. Era bellissima. Aveva meravigliosi e profondi occhi marroni per cui doveva ringraziare la madre. Labbra piene e decisamente baciabili. Tutti geni che derivavano entrambi da Sofia e Cruz Medina.

red lips - paulo dybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora