Beautiful Eyes

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Celine non ricordava dove avesse letto la notizia assurda per cui il nostro corpo può sopportare la rottura simultanea di solamente venti ossa – e quella secondo cui in ogni caso il dolore di una donna durante il parto è peggiore. Tutto ciò le sembrava senza senso, perché niente poteva neppure minimamente essere paragonato al dolore che lei aveva provato dando alla luce la sua bambina.

"Amiamo così tanto i nostri figli perché conosciamo il dolore che abbiamo sofferto facendoli nascere." Glielo ripeteva sempre sua nonna, sin da quando era piccola, e glielo aveva ripetuto addirittura pochi giorni prima della data speciale.

Celine grugnì, il sudore le colava dalla fronte mentre impegnava tutta se stessa nell'ultima spinta. Sembrava come se la bambina non volesse uscire, come se già sapesse tutte le sofferenze che l'avrebbero attesa in quel mondo. Scosse la testa: non ce la faceva più. Non poteva più spingere. Si stava arrendendo.

"Non ce la faccio." Mormorò, sua madre che le accarezzava la schiena cercando in tutti i modi di calmarla. Le sussurrò qualcosa all'orecchio, per incoraggiarla. Sapeva che Celine fosse abbastanza forte. Avrebbe potuto anche conquistare il mondo intero, di certo sarebbe riuscita a far nascere un bebè. Celine la guardò, era stremata. Era passata un'eternità ormai da quando era arrivata in ospedale, pensava. In realtà, l'orologio aveva appena finito di percorrere la tredicesima ora. Sofia annuì ricambiando lo sguardo e stringendole dolcemente la mano.

"Tuo padre non avrebbe voluto che ti arrendessi." Le sussurrò ancora, lasciandole subito dopo un bacio sulla fronte, "Fallo per lui."
Celine chiuse gli occhi, percependo l'ennesima contrazione ferirle il ventre. Delle lacrime iniziarono a scenderle silenziose lungo le guance, mentre con tutta la forza rimastale riprese a spingere, concentrandosi però nel respirare profondamente. Le vene del collo pulsavano vistosamente, poi d'un tratto si lasciò andare. Il silenzio di un istante fu in breve rimpiazzato da un soffice pianto.

Benvenuta in questo mondo, piccola.

Celine sospirò liberamente, chinando la testa all'indietro. Si prese qualche secondo per calmarsi, tornando a respirare normalmente. Chiuse nuovamente gli occhi godendosi il momento. I piccoli vagiti le fecero accelerare il battito cardiaco e rabbrividì prima di sollevare lo sguardo verso il dottore che le mostrava ora il neonato, "E' una femmina!" Celine sorrise, notando quanto la bambina fosse piccola. Era ancora tutta sporca, "La mamma vuole tenerla?" Domandò finalmente l'infermiera, mentre iniziò a pulire un po' il bebè. Celine annuì, desiderando tenere in braccio ciò che lei e Paulo avevano creato.

Ed eccola lì, una minuscola bambolina. Sembrava così fragile, tanto che Celine temeva di farle male solo sfiorandola. Era bellissima, poteva sicuramente affermare che fosse una delle cose più preziose che avesse mai visto in vita sua, "Ciao." Mormorò, accarezzandole dolcemente le guance. Una smorfia serena le decorava il viso, mentre le dita solleticavano il piccolo naso, spostandosi poi più in alto verso i folti capelli neri, "Sono la tua mamma." Continuò.

red lips - paulo dybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora