24° capitolo

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Pov. Raimundo
È passata quasi una settimana da quando Francisca si è sentita male. Quel giorno sono stato un po' con lei, ma poi me ne sono andando vedendo che si stava svegliando. Prima che Tristan la portasse a casa gli ho chiesto di tenermi aggiornato sulla sua salute. Mi manca moltissimo, senza di lei, mi sento senza una parte di me e lo devo dire sono triste per quel che è successo.
<Raimundo.>
Sono seduto ad un tavolo fuori alla locanda a leggere un giornale, anche se adesso lo stavo soltanto fissando, quando sento la voce di Don Anselmo.
<Don Anselmo.>
Dico sorridendo.
<possiamo parlare?>
Annuisco e gli faccio segno di sedersi vicino a me.
<come va?>
Mi chiede non staccandomi gli occhi di dosso.
<bene.>
Dico cercando di essere convincente.
<Raimundo...>
Dal tono in cui mi ha chiamato mi fa capire che non ci ha creduto, ma è tanto evidente la mia tristezza?
<non me la sto passando bene padre.>
<e centra Francisca.>
<si.>
<devo farti le domande come ai bambini o parli e ti sfoghi? Sai che con me puoi parlare.>
Dopo un po' di resistenza parlo con Don Anselmo, ricevendo solo sguardi di stupore e disapprovazione.
<Raimundo ma come ti è venuto in mente di...>
Lo blocco subito sapendo come sarebbe continuata la frase.
<lo so padre, lo so, sono stato un cretino lo riconosco, ma io la amo davvero. Da una menzogna ho capito di amarla ancora ed ora sto male senza di lei.>
<cosa vuoi fare adesso? La dimenticherai una volta per....>
<no!>
Dico escludendo subito quella possibilità.
<io la amo e non potrò mai dimenticarla.>
<e cosa vuoi fare continuare a soffrire? Da quanto ho capito Francisca non vuole più sapere niente di te.>
<la riconquisterò padre, la amo e non mi arrenderò.>
Don Anselmo mi guarda senza saper che dire e alla fine mi sorride.
<sei testardo come pochi e so che non riuscirò a farti cambiare idea.>
Nego con la testa e Don Anselmo si alza.
<bene io vado a far visita ad alcuni paesani, ci vediamo Raimundo.>
<arrivederci Don Anselmo.>
Se ne va e io resto alla locanda.

Pov. Francisca
Sono a casa a leggere con Tristan che non mi toglie gli occhi di dosso. Dopo quel che è successo, non si separa mai da me, anche se gli ho detto più volte che non serve. Non abbiamo più parlato di quel pomeriggio e sinceramente neanche mi va. Stranamente però sono più calma da quando sono stata male, non riesco ad agitarmi neanche pensando a lui. Stanca di leggere mi alzo chiudendo il libro.
<Tristan vado a lavorare ci vediamo dopo.>
<lavorare? No madre.>
<Tristan sono stanca di essere trattata come un oggetto delicato, sto bene e non c'è bisogno di tutte queste premure.>
<va bene, va bene calmatevi.>
<sono calma Tristan, stai tranquillo.>
Mi avvicino a lui e gli do un bacio sulla guancia.
<ti voglio bene bambino mio.>
Gli dico sorridendo vedendo la sua faccia un po' contrariata.
<ancora sono un bambino per voi?>
<si sei il mio bambino.>
Gli ripeto sorridendo per poi andare nello studio. Prendo alcuni documenti e inizio a lavorare. Quando apro un fascicolo rimango a guardare l'interno; sopra ai fogli c'è un fiore... è un fiore di carta che mi aveva portato una volta che era venuto alla Villa. Lo prendo e metto la mano sopra al cestino. Rimango secondi e minuti così senza saper che fare, se lo butterò sarà finita, cancellerò la mia storia con lui e il passato, ma anche tutte le cose belle che ho passato con lui o che mi ha dato... Tristan. Alla fine poso il fiore su un angolo della scrivania, decisa di continuare a lavorare.

Pov. Raimundo
Decido di uscire a fare una passeggiata, sto impazzendo vorrei parlare con lei, ma non so se faccio bene, ho paura che si possa sentire ancora male. Passeggio vicino alla Villa, amore mio...
<padre.>
Tra i pensieri non ho sentito che arrivava Tristan.
<Tristan ciao.>
<come state?>
<prima dimmi come sta lei?>
<bene, sta tornando il suo caratterino, poco fa leggeva, ma poi si è impuntata a lavorare e mi ha detto di stare tranquillo.>
<meno male, è tranquilla?>
<non può stare altro che tranquilla, da quando è stata male le metto un paio di gocce di tranquillanti.>
<ancora Tristan? Credevo avessi smesso qualche giorno fa.>
<lo avevo fatto credetemi, ma ho visto che era agitata e nervosa e gliele ho ridate.>
<Tristan basta, non le dare niente per favore.>
<ma...>
<tranquillo finché mi terrò lontano da lei, starà bene.>
Tristan mi guarda e mi sorride.
<si vede che la amate davvero, mi dispiace per quel che sta succedendo.>
<la colpa è solo e soltanto mia e tua madre ora ne sta pagando le conseguenze.>
<spero soltanto che facciate pace al più presto.>
<lo spero anch'io Tristan, lo spero anch'io...>
Stiamo un po' insieme a parlare finché lui non torna alla Villa.

Pov. Francisca
Sono nello studio che ho appena finito di lavorare e sento Tristan rientrare.
<ben tornato tesoro.>
<ciao madre, come state?>
<bene, tu Tristan? Dove sei stato?>
Dopo la mia domanda lo vedo in difficoltà.
<sono... Sono stato a fare una passeggiata niente di che.>
<tutto ok?>
<si si.>
Non dico niente e usciamo in guardino per parlare un po'.

Oltre Le Bugie E Gli Inganni, Noi Ci AmiamoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora