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La sveglia suona, la spengo a malavoglia volendo continuare a dormire ma so che non posso. Inizio a vestirmi con la divisa scolastica: una gonna nera con una camicetta a maniche corte bianca, poi cerco nel mio armadio un coprispalle ma, non trovandone uno, prendo una felpa di mio padre, me la regaló lo scorso anno dato che lui non ne usa molte e io gliela prendevo sempre. Infilo le parigine e le scarpe da ginnastica, mi pettino e metto un velo di trucco, giusto per coprire il gonfiore agli occhi che ormai mi accompagna da un anno.
Mia madre è già a lavoro insieme a mio padre, da quando siamo arrivati qui nessuno dei due è molto presente. Per oggi la colazione la posso anche saltare, tanto a cosa mi serve mangiare? A nulla, mi fa solo ingrassare. Mi lavo i denti, prendo la cartella e uscendo mi accendo una sigaretta, tanto per farmi passare un po' la fame e tranquillizzarmi.
La scuola non è molto lontana da casa, solo che non conosco la strada, quindi accendo Google Maps e continuo a seguire il percorso tracciato. Quando vedo che ora mi mancano solo pochi metri e vedo la struttura spengo il telefono e lo metto in tasca continuando a guardare in basso, evitando appena entrata di guardare le persone che mi osservano. Inizio a camminare più veloce quando sbatto contro qualcosa, o meglio, qualcuno e cado a terra lasciando cadere tutti i fogli che si sparpagliano intorno a me.

SELF HARMDove le storie prendono vita. Scoprilo ora