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Sto rovistando tra i vestiti alla ricerca di qualcosa da mettere. Ho ritrovato un vecchio completino intimo in pizzo coordinato, indosso le parigine che arrivano fino a metà coscia e sopra un abito morbido che sottolinea quel tanto che basta le mie poche forme.

I capelli ricadono di lato stretti in una treccia, sistemo il trucco ed indosso i piccoli cerchi d'oro, un ricordo di mia madre.

Arrivo con qualche minuto di anticipo e mi prendo il piacere di osservalo mentre si agita facendo avanti e indietro davanti la fontana che caratterizza questa piazza, ogni tanto si siede ed osserva l'orologio al polso impaziente, circondato da pozze d'acqua sull'asfalto che riflettono le luci tenui dei lampioni.

Alza la testa e mi guarda e con un sorriso cordiale avanza venendomi incontro

"ciao"
"ciao"
"se è possibile questa sera sei ancora più bella", arrossisco violentemente e chino lievemente il capo. Quando è lui a fare complimenti mi imbarazzo terribilmente.

"hai la stessa reazione di chi non ha mai ricevuto complimenti"
con le mani mi copro le guance rinfrescandole

"Dipende da chi li fa" sottolineo

"non voglio dover rinunciare alla tua compagnia, quindi per il momento ti lascio tranquilla. Prima di fornirti tutte le spiegazioni che vorrai, vorrei portarti a cena. Hai fame?"
"sì, un po'" " prego allora, da questa parte" mi invita con la mano ad incamminarmi

"pensavo non saresti venuta, insomma vista l'altra sera.." lascia la frase sospesa senza guardarmi, "sentivo che saresti tornato. Un sesto senso forse e ci sono cose in sospeso fra di noi, ma non farmene pentire, ti prego"

"Il sesto senso di una donna è invincibile" ridacchia

Avara, avida e ingorda non distolgo mai gli occhi dal piacevole Matteo che, in silenzio, procede il cammino.

"Mi avresti cercata, insomma se non fossi venuta in accademia?"

"Sì" replica deciso
"Ti avrei cercata, soprattutto perché mi piaci, davvero"

Anche tu. Da morire.

Proseguiamo per una decina di minuti l'uno affianco all'altro, conversando tranquillamente ma con quel lieve imbarazzo che contradistingue l'attrazione che abbiamo l'uno per l'altro.

Arresta in prossimità di piazza Castello, si schiarisce la voce e mi guarda diritto nelle pupille, sono verdi come gemme preziose, limpide ma oscure.

"visto che tutto è cominciato su un tram, quale altro posto avrei potuto scegliere se non questo"

indica il mezzo pubblico fermo: è un ristorante caratteristico perché ne avevo già sentito parlare. È realizzato al suo interno mentre percorre le strade della città, molto suggestivo.

Lieta per la scelta non banale e scontata seguiamo il cameriere e da vero gentiluomo mi fa accomodare.

Di sottecchi osservo il suo volto da dietro il menù, dannatamente bello anche mentre compie un gesto così semplice.

Concentrato tanto da arricciare le sopracciglia, folte e lineari, e quelle labbra, un bocciolo rosato perfetto appena dischiuso.

"Comunque, per sottolineare, ti sei comportato da vero stronzo" sbotto con un mezzo sorriso continuando a tenere gli occhi fermi sulla lista delle vivande.

Mi osserva sorridendo leggermente
"lo so. Non mi sono mai comportato cosi" "a si?" gli chiedo alzando un sopracciglio, "giuro, non sono quel tipo di uomo che utilizza le donne come fossero bambole. Avrò modo di spiegarti tutto".

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