Sento il rumore ottuso e schiacciato della suola delle scarpe che si infrange sotto il mucchio di neve rimasto ai bordi della strada.
Non mi piace lasciare incontaminato il manto bianco e lascio volutamente le mie improntre, mi piace farlo nella vita. Più è rovinato, più è interessante.
Quest'oggi ho incominciato la giornata di buon umore.
Le nausee si sono affievolite
Lunedì scorso sono andata dal ginecologo per accertare che la gravidanza ci sia e che proceda bene.
Vedere sullo schermo una piccola sfera scura mi ha emozionata, e non poco. Certo, avrei preferito Matteo al mio fianco e sentirne il cuoricino insieme avrebbe avuto tutto un altro effetto, ma è partito per lavoro a Milano ed ho preferito testare effettivamente che il piccolo o la piccola ci sia prima di comunicarglielo.
Sono di quasi sette settimane, il feto è impiantato bene e per adesso non ci sono pericoli alle porte, ma per me il rischio è proprio dietro l'angolo ed è per questo motivo che tra poco incontrerò il dottor Fabrizio Goranesi, il mio medico di fiducia. Ho preso un permesso in galleria ma nel pomeriggio riuscirò a svolgere il mio lavoro.
È un uomo sulla cinquantinna che opera sia in privato che in ospedale. Ha seguito il mio caso sin dalla nascita, sì perché oltre ad aver eredita gli occhi celesti dall'essere che ci ha abbandonate, che poi ho saputo da mia zia quando nel vano tentativo abbiamo deciso di cercarlo, che è sepolto in un piccolo paese tra le montagne del Piemonte, forse quarantenne, forse per il cuore, forse era alcolizzato o forse pazzo, beh da lui ho ricevuto anche un problema al cuore, un'insufficienza cardiaca, così la chiamano, io invece lo immagino come un sacco da box: i pugni li incassa ma fa più fatica a riprendere la forma originale.
Ho sempre vissuto come se questo problema non esistesse, cercando di svolgere, in modo saggio, determinate azioni.
"Ciao Arianna, prego accomodati pure"
Lo studio è come lo ricordavo. Di classe ed ordinato. La grande scrivania di fronte alla libreria è rivestita sul piano da un vetro nero sulla quale poggiano le foto di famiglia che mi piace guardare
"Grazie Fabrizio" anche la poltrona sulla quale mi siedo è la stessa, comoda, in pelle nera,
"Sei in splendida forma, davvero"
"Grazie sei sempre gentile"
Appoggia i gomiti sulla scrivania e scocca l'indice sul mento scrutandomi severo
"Dai, spara. Finiamola con questa panomima" lo rimbecco "Ti ascolto"
Quanto odio i giri di parole
Dritti al sodo. Punto.Sospira rumorosamente giocherellando con la penna nera laccata e rifinita con placche dorate.
"Potevi aspettare Arianna, invece ti sei cancellata dalla lista d'attesa, prima o poi la chiamata sarebbe arrivata anche per te.
Perché?"Lo sai il perché" rispondo rassegnata
"No, non lo so" sbuffa appoggiandosi allo schienale
"Perchè perchè perché. Dio quante possibilità avrei avuto di superare l'operazione Fabrizio? Non avevo nessun valido motivo per rischiare" provo a spiegare stizzita
"E secondo te è un ragionamento maturo?"
"Maturo o infantile non cambiava le mie carte. Aspettavo solo il momento e se per te è facile parlarne cosi apertamente per me non lo è stato. Tu non sai come ci si sente, non sai cosa vuol dire svegliarsi e ricordarsi costantemente che da un momento all'altro il tuo cuore potrebbe non reggere.
Ho deciso di vivere una vita in maniera decorosa, vivere la mia vita senza dover leggere la pena negl'occhi degli altri, la compassione, la paura, e la tristezza.
Non ho preso la patente per paura di star male mentre guidavo. Non sono mai andata sulle giostre per paura che il mio cuore non reggesse tali emozioni.
Sai a quante cose ho dovuto rinunciare io?
Vedere negli occhi di mia madre il rammarico e quel senso di colpa che l'ha dinaliata fino al suo ultimo respiro""NO" urlo dura "tu non lo sai cazzo"
Crollo? No io non crollo vita infame.
Mi pieghi? io mi nutro d'amore e pauraMi rimetto in piedi e pianto i palmi sulla scrivania riversandogli le pene e la rabbia che trattengo da una vita
"Ho deciso di vivere i miei giorni cercando di torgliere dalla merda chi, a differenza mia, avrebbe avuto tutta la vita davanti. Egoista, stupida, scema, dimmi tutto quello che vuoi ma ci vogliono più palle a prendere la mia di decisione.
Per me non c'è via di scampo Fabrizio. Cinque, dieci, mesi o anni. Io aspetto. Potrei anche morire una volta uscita da questa stanza. Tutti possiamo morire così. Io almeno lo so già.
Che dettagli ti servono, che sai già, per capire che non c'è nulla da fare""Va bene. Ho capito"
"Adesso che ho trovato un uomo che mi ama davvero Fabri. Mi ama davvero" scandisco lentamente come se parlassi ad un bambino "come se fossi l'unica donna al mondo dovrò privargli di me prima o poi..."
"Lui lo sa?"
Lui lo sa? Ma che razza di domanda è questa? Certo che non lo sa. Come avrei potuto dirgli che presto o tardi, anzi, solo presto dovrò morire. Chi sono io per smettere di annusare il piacere. Per privarmi della sua compagnia
Come posso dirlo a lui se io stessa non voglio che succeda?"No, non lo sa. Avrei dovuto dirglierlo ma è stata sin da subito una storia complicata e da egoista quale sono ho preferito aspettare, ma le emozioni mi sono sfuggite dalle mani e ... e ... " arretro di qualche passo e cammino avanti e indietro sul tappeto persiano che ricopre il parchette.
".. e non voglio privarlo di nostro figlio" riprendo fianto "voglio sapere quante possibilità ho di portare a termine la gravidanza""Sei incinta?" esclama inalzando di poco la voce
"Sì. Sono incinta. Quante possibilità ho" sussurro in attesa che il cuore e il respiro ritornino regolari"Sarà difficile Arianna" fa il giro della scrivania avvicinandosi
"Molto difficile, ma ce la farai" Conclude stringendomi in un caloroso abbraccio
Poche volte nella vita mi è capitato di sentire l'esigenza fisica di un abbraccio come in questo momento.
Un abbraccio che rassicura, che ti protegge, che si assorbe i tuoi timori, che divide le sofferenze per due, che ti rende più forte di prima. Sì, perchè da adesso dovrò essere più forte di ieri.
"Dimmi tutto ciò che devo fare. Il motivo per lottare l'ho trovato"
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Il cuore d'Aria
ChickLit• 𝗖𝗼𝗺𝗽𝗹𝗲𝘁𝗮 • Arianna, ragazza torinese, lavora presso una galleria d'arte e trascorre gran parte del suo tempo libero dipingendo. Orfana e delusa dalle esperienze passate, ha immagazzinato negli anni il dolore e la sofferenza sigillandoli er...