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Sento aprire il portone alle mie spalle, mi ricompongo e riprendo l'equilibrio. Mi raggiunge correndo e abbracciandomi da dietro

"non te ne andare, non lo fare" non mi volto nemmeno quando sento la presa stretta su di me, le mani sotto il mio cappotto stringono forte i seni, abbandono la testa sulla sua spalla ricominciando a piangere, disarmata

"tu hai bisogno di me, delle mie mani sul tuo corpo" indietreggia lentamente non lasciando mai la presa e rientra nel palazzo

"devo andare al lavoro" sibilo ormai rassegnata "chiama e digli che oggi non ti senti bene" afferma con tono rude. Ha ripreso le redini della situazione.

Ancora stordita mi abbandono completamente incapace di obiettare quando l'ascensore ci avvisa del suo arrivo scagliandomi al suo interno.

Non riesco a fermarlo, lo spingo con tutte le forze ma sono succube di ciò che mi nutre.

Le lacrime incessanti scorrono fino al collo, ne cattura una ad una con le labbra. Gli mordo vorace il labbro inferiore, stringo e succhio la sua pelle.

Fa di me tutto ciò che vuole senza che opponga resistenza. Afferra la mia gamba sollevandola fino al suo bacino e senza nessuna gentilezza infila le mani nelle mie carni così pronte

"il tuo corpo non mente"
"perché mi fai questo?" piagnucolo, "perché sono un fottuto avaro da non permettere che tu te ne vada" bacia e succhia il mio collo lasciando una scia umida fino al seno.

"non ti fermare, ti prego" lo imploro quasi fosse un dio. Lo stringo, se possibile, ancora più forte. Mi solleva per le cosce ed io istintivamente allaccio le gambe intorno al suo bacino.

Rientra in casa, richiudendo la porta con un calcio, lasciando fuori il mondo, la mia coscienza.

Ed a me piace questo modo di fare. Piace la rabbia nei suoi gesti istintivi e poco graziati. Piace la volgarità delle sue parole.
Il modo in cui si impossessa del proibito e di come abbozza il mio corpo.

Matteo è avvinghiato al mio corpo mentre dorme e le gambe intrecciate in un groviglio sotto le lenzuola.

Ha il volto rilassato e ne approfitto per contemplarne ogni dettaglio: i capelli scuri sono sparsi sul cuscino e mi solleticano la spalla, un neo vicino al labbro superiore ideato per stare proprio lì, le ciglia nere e folte arricchiscono il contorno degli occhi, mentre le labbra schiuse lasciano intravedere la fila ordinata di denti bianchi ed un sottilissimo filo di barba accentua la mascella definita.

Piano piano dischiude gli occhi e per paura che mi colga in fragrante stringo le palpebre fingendo di dormire tranquillamente.

Alza la testa dal cuscino e mima i miei stessi gesti,  il suo respiro vicino al naso e recito di risvegliarmi da un sonno profondo stiracchiando le brancia e strofinandomi gli occhi.

Ad accogliermi uno dei sorrisi più belli che abbia mai visto in vita, impreziosito da una fossetta che ne accentua la bellezze.

Si regge il capo con la mano "ciao bellezza" " ciao" "allora non sei scappata" " per sfortuna ancora no" dico imbronciata
"per mia fortuna allora" "ma che ore sono?" domando girandomi su un fianco "è l'ora di un tuo bacio" mi sussurra sulle labbra "e se io non volessi?" "tu lo vuoi quanto me" chiede l'accesso con la lingua ma io stringo i denti e serro la mascella impedendoglielo

"non fare la dura, lo sappiamo entrambi chi perderebbe" sorride alzando le sopracciglia in riferimento alla scena di prima, mi blocca con le braccia ai lati della testa "ne sei così sicuro?" "sì" sospira tra un bacio e l'altro,

lo afferro per i capelli e bloccandolo davanti al mio viso "possiamo giocare in due a questo gioco" lo sfido, ribaltando la situazione.

Mi siedo a cavalcioni sopra di lui "ne sei sicuro?" domando nuovamente sfregandomi con il bacino "non lo so" risponde ansimando "bene" gli porgo un dolce bacio sulla guancia e mi alzo a recuperare gli abiti per rivestirmi, un'altra volta.

Il cuore d'Aria  Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora