18.

363 28 2
                                    


La ragione per il quale mi soffermo ad osservarlo mi è ignota. Sono certa di non avergli mai dato la giusta importanza, il fatto che sia un mio collega lavorativamente parlando mi ha imposto di non andare oltre

“anche tu stai molto bene” è vero, è diverso rispetto a quando lavora in galleria.p Scendo lungo tutta la sua figura robusta, dalle spalle larghe fasciate da un maglioncino a collo alto chiaro, la giacca elegante poggiata su di esse, i pantaloni stretti ricoprono gambe lunghe e formose e per completare, stringate eleganti nere, risalgo soffermandomi sul viso, i capelli sistemati perfettamente, la mascella definita priva di barba ed un sorriso sghembo sottolinea delle leggere rughe ai lati degli occhi ed impreziosisce la dentatura bianca, i suoi occhi su di me dicono tanto, forse troppo.

Non ha nulla in comune con Matteo, ma è comunque un bel ragazzo, di questo gliene do atto.

“ti stai divertendo?” domanda curioso “sì, anche se non conosco quasi nessuno” “conosci me” marca la frase enfatizzandola, lo guardo da sotto le ciglia “vado a fumare una sigaretta”  “ ti posso accompagnare?” inclina delicato il capo nella mia direzione “sì” sussurro, non so cosa stia succedendo di preciso, so di piacergli da tempo ormai,  ma questa sera  mi mette particolarmente in imbarazzo, i suoi occhi sono troppo incisivi, come se volesse leggere nei meandri più oscuri della mia anima ormai chiusa ermeticamente.

Mi incammino tra la folla con Luca alle spalle, talmente vicino da riuscire a sentire il suo respiro fra i capelli.

Una volta trovato uno spazietto libero sotto i portici accendo il tabacco e la carta che l'avvolge brucia lentamente, espiro tanto da innondarmi il viso di grigio, gli offro l'accendino dalle mie mani che stringe con la sua guardandomi intensamente.

Tra un tiro e l'altro procedo di qualche passo stringendo le braccia intorno al corpo, non posso fare a meno di ammirare la piazza gremita di persone ma soprattutto lei, maestosa e silenziosa accecata dal bagliore della luce che la illumina al calar del sole, la stessa sulla quale posai gli occhi la stessa notte che conobbi Matteo.

La presenza di Luca alle mie spalle mi irrigidisce ma tento di far finta di nulla, si para al mio fianco osservando il mio profilo “sono impegnata con un ragazzo” sputo istintivamente, quasi a giustificarmi. Mi osserva spaesato per qualche secondo prima di ricomporsi infilando una mano nella tasca dei pantaloni “non ti aspettare che ti dica di esserne contento, ma non è un problema, per ora”. È sempre stato convinto sotto questo punto di vista, anche se non gliene abbia mai dato modo.
"Perché?" domando "Perché mi piaci, mi piaci tanto Arianna" tutto intorno appare ovattato, percepisco un leggero brivido insinuarsi lungo la spina dorsale procurardomi la pelle d'oca.
"Perché io?" sussurro debolmente riemergendo le mie insicurezze

"Ti sottovaluti, l'hai sempre fatto. Dovresti guardarti con i miei occhi. Con il tempo ho imparato a conoscerti solo guardandoti" sposta gli occhi sulla Chiesa come poco fa facevo io, ma nel suo di sguardo leggo rammarico, dispiacere e tristezza. L'ho ferito, senza nemmeno saperlo, troppo presa ad innalzare un muro verso ogni genere umano.

Ci studiamo per qualche secondo, solleva una mano che lascia a mezz aria aspettando il mio consenso, lentamente, quasi un soffio, scivola le dita sulla mia guancia, io istintivamente socchiudo le palpebre e mi godo il tatto della sua carezza che prosegue lentamente, con il pollice contorna la linea delle labbra, riapro gli occhi " da quanto?" rompo questo contatto silenzioso "da quando ti conosco".

Sfortunatamente in questo istante sto bene, sono serena.

Elena irrompe alle nostre spalle, mi riprendo da uno stato di trans come se mi avessero lanciato un secchio di acqua gelida.

“Eccovi finalmente” ci scruta attentamente corrugando le sopracciglia, passa lo sguardo da lui a me penendomi silenziosamente domande, non si aspettava di trovarci da soli.

“venite dentro così facciamo qualche foto” la seguiamo in fila indiana e Luca appoggia la mano sulla base della schiena invitandomi a precederlo.

Ma cosa cazzo stavo facendo?
Mi prenderei a schiaffi.
Non posso.

Dopo aver scattato centinaia di foto è arrivato il momento di congedarmi, afferro la borsetta e rovisto al suo interno prendendo il telefono, di Matteo nessuna notizia

“vado via anch’io, posso accompagnarti a casa?” “tranquillo Luca, sono a due passi” “ non ci penso minimamente di farti andare da sola e poi chissà fra quanto tempo posso godere della tua compagnia”  le guance si imporporano leggermente, per fortuna le luci sono soffuse così che lui non possa vedermi
“come vuoi allora” salutiamo tutti e quando è il turno di Elena ci stringiamo per una manciata di secondi

“domani, mia cara, mi spiegherai tutto” mi sussurra all’orecchio, “non c'è nulla da spiegare” puntualizzo, “si come no!” mi liquida strizzandomi l'occhio e  dileguandosi alle mie spalle.

Lungo il tragitto rimaniamo entrambi in silenzio ad ascoltare la musica che danno per radio, nessuno dei due osa proferire parola e a me sinceramente va bene così.

Osservo disinvolta i lampioni che via via illuminano la strada
“parlami Arianna, non ti mangio" mi muovo nervosa sul sedile dell’auto, non sono una persona di troppe chiacchiere, anzi, preferisco di gran lunga ascoltare.

"Farei qualunque cosa Ari, davvero. Perché ti precludi da sempre di conoscermi?
Capisco di essere il tuo responsabile ma chiederei il trasferimento pur di averti"

Alzo il viso nella sua direzione, non posso credere che l'abbia detto davvero.
Perché non l'ho mai voluto conoscere? Solo perché lavoriamo assieme. Solo per questo motivo ad essere sincera.
Perché non ho mai pensato a nessun tipo di relazione dopo Stefano.
L'idea di vederlo costantemente e che i miei colleghi potessero parlare di noi non mi allettava affato.
È gentile, educato, bello senza ombra di dubbio e chissà sotto quanti aspetti dovrei ancora conoscerlo, ma l'immagine di Matteo, il mio Matteo, penetra a raffica tapezzando al suolo il momento.

Accosta davanti al palazzo spegnendo il motore della macchina e rotea il corpo verso di me "dimmi qualcosa, ti prego" mi supplica con gli occhi "Luca, credo che il problema sia quello di lavorare assieme e non credo possa giovare in galleria" "è solo per questo?" "Sì. No. Non lo so" ribatto confusa "ho aspettato tutto questo tempo quando avrei mandato tutto al diavolo pur di averti" aspetta una mia risposta e tamburella ripetutamente l'indice sul volante "adesso è tutto così complicato Luca. C'è una persona nella mia vita ed è importante" mi passo una mano fra i capelli nervosamente, mi sono messa in una situazione ingarbugliata dando ascolto alle mie emozioni quando avrei potuto guardarti meglio Luca. Sarebbe stato tutto più semplice, ma Matteo, Matteo è una sottospecie di calamita dalla quale non mi riesco a ritrarre.

È troppo tardi per fare retro marcia?
Il cuore è già tanto impregnato di Matteo?
Potrò un giorno lasciarlo andare?

Sollevo lo sguardo nella sua direzione quando sento il suono della sua risata "Sento gli ingranaggi del tuo cervello" aggrotto le sopracciglia in attesa che si spieghi meglio "pensi, pensi, pensi tanto. Ricorda solo una cosa, io ti aspetto, quando vuoi.
L'ho fatto Ieri, lo faccio oggi e lo farò domani. Io sono qua"
Cos'ho fatto per meritarmi questo. È sempre stato in disparte ad osservarmi senza avanzare pretese, senza essere inopportuno, lasciando i miei spazi.
“grazie mille Luca, di tutto” sono sincera, spero che riesca a leggere fra le righe ciò a cui non riesco a dar voce. Gli sorrido mentre stacco la cintura di sicurezza e mi appresto a salutarlo poggiando le labbra sulla sua guancia "credo che il ragazzo con cui ti vedi sia proprio alle tue spalle", con un cenno del capo indica dietro di me.  Matteo se ne sta in piedi con le mani in tasca, i suoi occhi magnetici passano da me a Luca ininterrottamente, la labbra strette in una riga sottile mentre la mascella scatta ritmicamente. Lo sguardo gelido.
Un flebile assenso fuoriesce delle mie labbra “ciao Luca” con tutta la compostezza che mi appartiene afferro il gancio della portiera, scendo dall' auto richiudendola alle mie spalle e con passo spedito lo sorpasso dirigendomi verso il portone, senza degnarlo di un solo sguardo.

Lui non può pretendere nulla da me.

📚📚📚
Scusatemi per l'assenza.
Ecco a voi l'arrivo di Luca.
Cosa succederà?
Davvero rimarrà solo un collega?
Matteo come si comporterà?

Scopritelo da voi nei prossimi capitoli.

F.

Il cuore d'Aria  Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora