23.

1.1K 90 75
                                    

Per un pelo il mio smartphone non cadde a terra, quando con gesto rabbioso zittii la sveglia assordante che mi trapanava i timpani.

Sfregai ossessivamente i miei occhi appiccicati dal sonno, mentre con la mente maledicevo il sole che, anche quell'ennesima mattina, aveva scelto di portarmi via l'unica parte della giornata che ancora mi sembrava sopportabile.

Dio, se solo potessi dormire tutto il giorno...

Malgrado mi sforzassi di individuarne almeno uno, non trovavo nessun motivo valido che mi esortasse ad uscire fuori dal letto quel giorno (come del resto tutti gli altri).

Avevo la vivida sensazione che, quelle strette mani che talvolta mi immobilizzavano al collo, l'avessero ora violentemente afferrato per non lasciarlo più. Un magone perenne, che mi bloccava la deglutizione e mi rendeva impossibile l'atto stesso di respirare.

Presa da un moto di speranza afferrai il cellulare per verificare la ricezione di nuovi messaggi.

Niente.

Mancava da giorni, ormai, l'immancabile "Buongiorno cucciola♡" con il quale Sara era solita salutarmi non appena sveglia. L'avevo sempre presa affettuosamente in giro per questo: «Ammettilo Sara! Hai trovato il modo di programmare l'invio dei messaggi Whatsapp!». Ogni singolo giorno, da che Whatsapp era entrato nelle nostre vite, alle 7.03 era lì, l'immancabile: "Buongiorno Cucciola!♡" (e in quanta ironia mi sono spesa quelle due o tre volte che, ricordavo, quello stesso saluto era giunto con qualche minuto di ritardo)...

Mi stropicciai gli occhi ed, inevitabilmente, la mia mente sveglia galoppò al giorno che scatenò tutto, come quell'unica carta che, smossa, fa cadere tutte le altre del castello (forti del loro equilibrio instabile).

Se solo non fossi così irrimediabilmente cretina...

Francamente, non mi spiego come mai feci quello che feci. Fu una reazione stupida ed infantile, ma, in quel momento, accecata dalla rabbia e dalla delusione, mi sembrava l'unica opzione percorribile. Ci sono momenti nella vita in cui si finisce in una sorta di corto circuito. Qualche contatto salta, ma non se ne è consapevoli sino a che non si perde tutto. E questo, credo, sia stato proprio uno di quei momenti...

Erano passati appena un paio di giorni, fra arrabbiature e delusioni, dal ritorno della gita e Sara (la mia Sara, la mia amica di sempre) era lì, di fronte a me.

«Scusami», mi aveva implorata, «Non avrei mai dovuto dire quello che ho detto».

Mi aveva poi allungato uno scialbo pacchettino bianco con un fiocco rosa, avvicinandomelo alle mani, ma io mi ero ritratta stizzita.

«Non me ne fotte niente - niente! - delle tue scuse», ringhiai. E poi, carica di rabbia, sibilai: «E non accetto regali da chi mi reputa una puttana. Men che meno da chi frega i ragazzi altrui».

Una spada invisibile si conficcò nella pancia di Sara.

«Tu non capisci...», balbettò, gli occhi da cane (cagna) bastonata, «Sei ingiusta!».

«Oh, io capisco benissimo invece», la avvisai, «E non sono io che ho iniziato», aggiunsi lapidaria allontanandomi con fare deciso da lei prima che potesse provare a ribattere la mia posizione.

Avevo scelto che ero io ad avere ragione ed ero decisa a mantenerla fino in fondo.

Un paio di giorni dopo, quando tornai a casa, trovai di fronte al portone d'ingresso lo stesso sacchettino bianco, con il fiocchetto di raso rosa, che due giorni prima la mia (ex) amica (traditrice) aveva cercato di rifilarmi. Era tutto rovinato a causa della pioggia che era scesa durante il giorno precedente. Chissà da quanto tempo si trovava lì, a terra, tutto solo sul pianerottolo. Mi accorsi che la superficie bianca era costellata da ghirigori che avevano tutta l'aria di essere stati dei cuori in origine, prima che le intemperie si abbattessero su di loro. Mi chinai per prenderlo da terra e, quando lo aprì, al suo interno trovai una specie di poltiglia marroncina ancora umida fra la quale si trovavano alcuni pezzi intatti di quelli che dovevano essere stati dei biscotti, in un primo tempo. C'era anche un biglietto, le scritte sbiadite dall'acqua: "So che fai così perché stai male. Per questo ti perdono. Io sono tua amica e lo sarò sempre. Noi ci apparteniamo. Per sempre tua, Sara (la tua migliore amica per sempre)".

La Bella Addormentata Non Si Sveglia Più [COMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora