«Garçon! La cuenta por favor!».
«Sono quasi sicuro, al mille per cento, che "garson" sia francese, Sara», la informò divertito, sebbene un po' saccente, Jonathan, seduto al tavolo, di fronte a me, scuotendo la testa.
Un sorriso affiorò appena sul mio volto, troppo concentrato a cercare di assorbire il più possibile di ciò che di quella città riuscivo a scorgere attraverso la vetrata che delimitava la strada dall'interno del bar in cui ci trovavamo.
Dopo aver percorso in lungo e in largo la Ramblas, affascinata dalle performance delle moltitudine di artisti di strada che la animavano; folgorata dal mercato della frutta, inebriata dalla bellezza e dai sapori di quegli alimenti mirabilmente disposti ed essermi letteralmente innamorata di Gaudí, una volta vista la Sagrada Familia e la Pedrera, in tutta la loro meravigliosa e originale architettura, eravamo in quel momento a gustare un meraviglioso aperitivo accompagnato da diversi tapas.
Avevo le gambe che formicolavano, sollecitate dal troppo movimento, eppure, lì, finalmente seduta in quel localino che tanto ci era sembrato carino, non ne avevo ancora abbastanza - gli occhi insaziabili di tanta bellezza.
Barcellona. Un'armonia di colori, suoni, odori e risate che difficilmente dimenticherò.
Più veloce di un battito di ciglia, eravamo ormai giunti sul finire del secondo giorno di gita. Sebbene il primo fosse stato dedicato principalmente al viaggio, c'eravamo fermati lungo la strada a Figueres, per poter visitare lo stravagante Museo Dalí - museo che, sono certa, avrei saputo apprezzare di più se solo vi fossi entrata più riposata (mi sono in ogni caso ripromessa di tornarci con calma un giorno).
Dal momento del mio svenimento e per tutta la mia permanenza in territorio spagnolo fino a quel momento, fui scortata da Sara e Jo, insieme a Matteo, i quali, volendo scongiurare un nuovo svenimento da parte mia, si erano autoproclamati i miei angeli custodi - più per gioco che per necessità, ad un certo punto, credo.
«Jo!», l'urlo di Sara mi fece trasalire, «Non fare il guasta feste!».
Ormai destata, vidi insorgere sul volto della mia amica, le braccia incrociate, un broncio scocciato.
«Non ci può far niente», lo pizzicò Matteo, «È la sua natura!».
«Ancora con 'sta storia?», sibilò Jo, minacciando con lo sguardo l'amico.
«Perché, che succede?», volle sapere quindi lei.
«Mister perfettino, qui», iniziò Matteo facendo cenno con il capo in direzione dell'amico, «non è propriamente l'animo della festa».
«L'individuo, qui», si apprestò a puntualizzare Jo, imitando nei toni e nei movimenti il compagno, «Voleva irrompe in camera vostra, ieri - alle 3 del mattino». Inarco le sopracciglia, gli occhi ben aperti, a sottolineare la gravità di tali intenzioni.
«Sì, ma mister perfettino non me l'ha permesso! "Dobbiamo lasciar riposare le ragazze"», gli fece il verso dinoccolando il capo, «"È bene che Daisy si riposi affinché si goda al meglio la giornata di domani"», continuò ad agitare vistosamente la testa, facendo roteare su se stessa in maniera teatrale la mano, «"Daisy, Daisy, Daisy"», indirizzò lo sguardo al cielo per poi farlo cadere su di me: «Ti ha sempre in bocca», mi guardò negli occhi malizioso, «Che ci dobbiamo fare?!».
Il ragazzo moro, dall'espressione furba, non distolse le sue pupille dalle mie e io mi sentì avvampare.
"Ti ha sempre in bocca"... Vuol dire che parla spesso di me? Il mio cuore prese a piroettarmi in gola a ritmo di tip tap.
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La Bella Addormentata Non Si Sveglia Più [COMPLETA]
Fiksi Umum"Quand'ero piccola, ero convinta che dormire fosse come perdersi una fetta di vita. Adesso ci sono giorni in cui non vedo l'ora di potermi mettere nel letto e spegnermi. Semplicemente spegnere i miei pensieri e cessare di vivere per un po'." Daisy h...