5 anni dopo
♡Guardai quel manto di denso blu carica di aspettativa. Volevo captare, percepire, sentire sulla pelle ogni variazione di quel momento magico: l'alba.
Dio, esiste cosa più stupenda?
Era bello.
Era bello, in quella palpitante attesa, sentirsi appagati nel proprio bisogno di sentirsi parte.
Era bello: finalmente ero partecipe della Vita - non più vittima - e non c'era niente di meglio al mondo.
Godevo di quel attimo, in cui l'aria frizzante del mattino mi pizzicava la pelle, e navigavo con la mente, le vele spiegate e il vento in poppa, divagavo. Pensavo. Pensavo a tutto. Ripercorrevo coi pensieri tutti gli avvenimenti che mi avevano condotto lì, nel qui e ora, senza desiderare di scappare.
Quella mattina, la sveglia era suonata prima dell'alba, ma i miei occhi si erano aperti ancora prima, tanta era l'emozione di vivere quel momento.
Mi ero preparata veloce e avevo indossato l'abito che previdentemente mi ero preparata la sera prima. Era un graziosissimo vestitino di un azzurro tenue che mi fasciava il busto alla perfezione per poi allargarsi svolazzante intorno alla vita. Avevo indossato dei comodi sandaletti e afferrato un ampio cappello di paglia e la borsa, prima di uscire.
Fuori, i lampioni ancora accesi a causa dell'ora prematura della giornata, Jo era già pronto ad attendermi nella sua scintillante auto blu. Ricordo che quando l'aveva acquistata aveva scherzato: «Non avrò il cavallo bianco, ma almeno ora ho una macchina blu. Un po' principe azzurro lo sono, dai...».
Impossibile non lasciarsi scappare un sorriso a pensare a quel momento che l'aveva reso così buffo ai miei occhi innamorati, così, d'istinto, posai i miei occhi su di lui, così bello con il suo profilo ricalcato dalle luci notturne che tardavano a lasciare spazio al giorno.
Si era appena assopito, o semplicemente teneva gli occhi chiusi, sdraiato sul grosso telo mare che aveva preparato per accoglierci in quell'occasione.
Quella mattina mi era sembrato strano.
Appena ero entrata nell'abitacolo della sua macchina, gli avevo stampato un rapido bacio sulle labbra in segno di saluto.
Lui però, stizzito, mi aveva ripreso: «Ehi», la sua mano sul mio viso, «Dove vai? Non te la cavi mica con così poco...». E neanche aveva finito di dirlo che le sue labbra, avide, erano di nuovo sulle mie, che ad ogni suo tocco realizzavano che erano state create per baciarlo, per farlo sempre e non smettere mai.
«Mi sei mancata», mi aveva poi detto.
«Non fare lo sciocco, ci siamo visti solo ieri sera e adesso non sono neanche le quattro del mattino, cioè... saranno si e no appena cinque o sei ore, giusto quelle per dormire, quelle che ci hanno tenuto separati».
«È stata una lunga notte», scherzò ancora lui, «E poi è tutta la vita che ti aspetto», aveva calcato con le parole.
Ero rimasta stranita da quella sua frase. Il suo modo di dirla, quasi soffiata; la sua espressione, piena di titubanza, ma ricca di aspettativa, mi davano la sensazione che ci fosse un mare - un oceano - di parole non dette, che lui serbava in sè.
Jo sapeva essere dolce, sì. Ma la sua natura, che io adoravo, lo portava spesso e volentieri a essere - come dire - scanzonato e "dispettoso". Non perdeva mai occasione per stuzzicarmi. Avrebbe potuto continuare la conversazione con la solita schietta ironia con la quale riesce sempre a farmi sorridere, e invece no, mi aveva resa sua con quella frase inaspettata: "È tutta la vita che ti aspetto".
STAI LEGGENDO
La Bella Addormentata Non Si Sveglia Più [COMPLETA]
Narrativa generale"Quand'ero piccola, ero convinta che dormire fosse come perdersi una fetta di vita. Adesso ci sono giorni in cui non vedo l'ora di potermi mettere nel letto e spegnermi. Semplicemente spegnere i miei pensieri e cessare di vivere per un po'." Daisy h...