15.

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«Daisy, passaci il tuo potere», esclamò Letizia ponendo la mia mano sulla sua fronte, «Devi assolutamente spiegarci come hai fatto, Jack è davvero un figo!».

«Puoi dirlo forte! Quando hai finito, posso farci un giro io?», esordì Greta, con la sua solita sfrontata ed inopportuna esuberanza, riponendo il rossetto rosso fuoco, che aveva appena ricalcato accuratamente sulle labbra, nella pochette dello stesso colore.

Io, pettinando le ciglia con una seconda passata di mascara, mi sforzai di sorridere. «Noi non stiamo insieme, ragazze!», puntualizzai.

«Sarà, ma tu sei l'unica che ultimamente sa con chi tornerà a casa», continuò imperterrita Lety, «O in che casa», aggiunse maliziosa, sogghignando.

«È vero! Ormai quasi che ti ci sei trasferita a casa di quel pezzo di figo, eh puttanella!», rincarò la dose Greta, «Lunedì ti accompagna di nuovo lui a scuola?».

Ormai erano passate diverse settimane dal momento in cui io e Jack avevamo iniziato a frequentarci. Non stavamo insieme. Non era nulla di serio. Ero stata chiara sin dall'inizio (non che a lui fosse dispiaciuta la mia proposta, anzi).

Jack era strano. C'erano periodi in cui spariva per giorni, poi, magari, si presentava all'improvviso a prendermi a scuola con mazzi di rose o scatole di cioccolatini, roba tanto sdolcinata da far sembrare uno stupido di altri tempi lui e in imbarazzo me. Non mi preoccupavo dei suoi momenti di silenzio, non gli chiedevo niente, come non volevo che lui chiedesse qualcosa a me. Era un "vivi e lascia vivere" il nostro. Sebbene non ci stancassimo mai di passare insieme dei bei momenti non aspiravamo a nulla di più. Nessun legame. Nessun impegno.

«Allora? Lunedì dovremo o non dovremo indossare gli occhiali da sole per non essere accecate da quel bonazzo del - se non è il tuo me lo prendo io - ragazzo?», chiese ancora Letizia, pronunciando le parole ad una velocità tale da farmi girare la testa, facendomi trasalire.

«Mmm», feci la misteriosa io, «Probabile!», aggiunsi sorridendo maliziosa.

«Dagli una botta anche da parte mia, puttanella!», allargò il sorriso Greta.

«Sarà fatto!»

Spinsi la pesante porta del bagno per uscire e, seguita dalle mie compagne, mi feci largo per raggiungere gli altri.

«Ehilà, finalmente!», mi prese sotto braccio Jack, seduto ancora sui divanetti in cui l'avevo lasciato prima di andare alla toilette con le "signore". Una volta presa nella sua morsa, gli occhi profondi e languidi, prese a guardarmi insistentemente all'altezza di una tempia, ad una tale vicinanza da mettermi a disagio. Potevo sentire il suo respiro sulla mia pelle.

«Smettila cretino!», risi allontanando con una mano, posta sulla sua guancia, quel viso contemplante così vicino al mio. Odiavo ammetterlo, ma malgrado cercassi in tutti i modi di dissimularlo, quelle sue attenzioni, a volte, mi facevano sentire lusingata.

«Mi mancavi!», sussurrò fra i miei capelli fluenti, prima di scostarli con abili movimenti del capo per dirigere la punta del naso sotto l'attacco delle orecchie, ad annusarmi il collo, com'era solito fare. Una serie di brividi cominciarono a scorrermi lungo tutta la schiena, gli stessi che aumentarono la loro intensità nel momento in cui le sue labbra presero a baciarmi in quel punto così sensibile, fra le spalle e l'orecchio.

Mi strinse forte, poi sentì la sua mano scivolare sulla mia coscia e salire sino a scostarmi di poco la minigonna e lì, sulla linea che l'orlo ormai così corto disegnava sulle mie gambe, soffermarsi a giocherellare con la punta delle dita. Lo sentii mordicchiarmi lievemente il collo per un certo lasso di tempo e poi scostarsi repentinamente, lasciando quella zona umida e quasi infreddolita. Orfana.

La Bella Addormentata Non Si Sveglia Più [COMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora