1.

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«Daisy! Daisy, svegliati», mi chiamava una voce quasi soffiata, picchiettandomi il fianco con un oggetto non ben identificato (in quel momento non avevo la forza per analizzare la situazione).

Cosa volete dalla mia vita? Perché non mi lasciate in pace?

«Mmmh, ancora cinque minuti...».

«Daisy!», sibilò ancora.

Sentii un oggetto appuntito conficcarmisi nella carne.

«Ahi!», gemetti ancora raggomitolata tra le braccia.

Girai di scatto il capo verso la mia amica Sara che, in maniera quasi inquietante, aveva invaso la mia sfera di intimità avvicinandosi al mio viso decisamente di troppo. Un riflesso incondizionato mi obbligò ad abbandonare lo stato di torpore in cui mi trovavo per balzare all'indietro al fine di mettere più centimetri fra le nostre rispettive facce. Ma che le era preso? La guardai in cagnesco e lei, senza considerare minimamente la mia tacita minaccia – provaci ancora e ti pelo quei boccoli color cioccolata che hai –, puntò i suoi occhioni scuri dritti dritti nei miei, con quel suo sguardo profondo e severo che sembrava perforarmi le pupille, inclinando la testa a scatti in maniera ritmica e sgranando sempre di più gli occhi.

Che diavolo stai cercando di comunicarmi, Sara?

Mi stropicciai gli occhi per cercare di ripristinare la mia vista al pieno delle sue capacità, dal momento che ogni cosa intorno a me appariva fuori fuoco.

«Signorina Di Dio, ha riposato bene?».

Mi pietrificai per un istante, e arricciando le labbra su loro stesse in una linea dritta feci roteare gli occhi in direzione di quella voce rombante. Lentamente il mio volto seguì il punto su cui i miei occhi si erano già posati.
Di fronte a me, il professore di diritto mi guardava con uno sguardo severo, misto a confusione, misto a rassegnazione. Può un solo sguardo dire così tante cose?

Non poteva essere successo... Mi ero addormentata! Ok, ultimamente avevo rivalutato l'atto del sonno, ma quella era comunque una situazione inedita.
Una risata spontanea mi salì alla gola. Irrigidii le spalle, incurvandole in avanti. Provai con tutta me stessa a trattenerla, ma questa esplose in maniera clamorosa e dritta in faccia al prof Borselli.

«Di Dio, che cosa trova divertente? La prego, renda partecipi anche noi della sua ilarità...», esordì lui con tono decisamente sarcastico e muovendo quasi impercettibilmente la testa in un cenno di diniego.

Io desideravo davvero riuscire a rispondere, ma, in quel momento, tutto di quella situazione mi faceva ridere: lo sguardo interdetto del prof che cercava di ottenere una risposta da me; Sara, seduta al mio fianco, che mi scongiurava mentalmente di finirla con qualsiasi cosa avessi iniziato e la classe, esterrefatta e divertita insieme, che partecipava alla scena quasi come se fosse una comedy televisiva.

Ero diventata all'improvviso la protagonista di una scena improbabile e solo perché, per un attimo, il sonno era riuscito ad estrarmi dalla vita.
Portai le mani all'addome e continuai a ridere a crepapelle. Poi presi un grosso respiro e trattenni l'aria che avevo inspirato cercando di darmi un contegno.

Contieniti, Daisy, non è poi tanto divertente. E se non la finisci non credo che sfoggiare il tuo miglior sorriso sarà sufficiente.

Alzai lo sguardo verso il professore, costringendomi in un'espressione seria e contrita. Feci per aprire la bocca quando... Accidenti, Daisy! Scoppiai a ridere ancora più rumorosamente di prima. A nulla valse il mio tentativo – mal riuscito – di celare la mia euforia con le mani che avevo portato alla bocca. Mi sentivo in colpa per la mia reazione sconsiderata, ma il fatto stesso che fosse assolutamente inopportuna, in quel momento, mi sembrava esilarante.

La Bella Addormentata Non Si Sveglia Più [COMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora