Speciale 1K - PoV JONATHAN

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Sto correndo.
Inseguo la bambina dai capelli biondi che si confonde in mezzo al grano.
Rido. La bimba si volta e mi sorride. Poi riporta lo sguardo verso la strada corre ancora più velocemente.

«Prova a prendermi!».

Io ho il fiatone ma non demordo. Faccio uno scatto in velocità.
Sembro volare, i miei piedi quasi non toccano il terreno.
La sto per acchiappare. Allungo la mano.
Le sto quasi per sfiorare il vestitino con le margherite.

La bambina bionda si gira. È cresciuta. Sorride.
Il suo sorriso.
Sto per toccarla. Faccio per allungarmi.
Sto sfiorando il tessuto del suo abito mosso dal vento.

Il rumore martellante della sveglia mi strappò violentemente da quella corsa e da quel campo di grano. Di scatto mi misi a sedere sul letto con il cuore che mi batteva a mille.

Non sono riuscito ad afferrarla. Mancava così poco.

Scuotendo il capo innervosito allungai il braccio per zittire il mio smartphone che aveva svolto il suo lavoro fin troppo bene.
Ho sempre odiato svegliarmi nel bel mezzo di un sogno e in quell'ultimo periodo stava succedendo davvero troppo spesso.

Decisi di prendere un altro paio di minuti sul letto per cercare di imprimere nella memoria quelle scene che ora abitavano la mia mente sotto forma di tanti flash o frame confusi.
Mi appoggiai alla testiera del letto e strinsi gli occhi per mettere a fuoco la sua figura. Quei capelli, dello stesso colore del grano, resi oro dai raggi del sole. Lei che sorride. Quanto mi mancava il suo sorriso.
Per un attimo l'angolo della mia bocca si tese lasciando trapelare un sorriso che durò solo un istante, come fosse un tic inconsapevole suscitato dal ricordo.

Ultimamente la sognavo spesso. E il sogno era quasi sempre simile.
Non riuscivo mai a prenderla. Quel giorno, però, l'avevo quasi sfiorata.

Il suo sorriso. Nella testa mi rimbombava ancora il suono.

Scossi la testa per scacciare i pensieri. Alzandomi dal letto infilai i jeans che avevo lasciato sul materasso, dalla parte dei piedi. Recuperai una t-shirt ed uscì dalla camera.

Trovai mia madre già sveglia, seduta in cucina, intenta nella sua lettura mattutina. Lo faceva spesso. Diceva che quello era il momento della giornata in cui riusciva a stare più tranquilla e che, in questo modo, si assicurava di avere tutte le energie sufficienti per arrivare a fine giornata. Per lei era come ricaricare le batterie.

La guardai. Assorta e concentrata. Mi sembrò così bella.

Si accorse di me solo nel momento in cui mi chinai per stamparle un bacio sulla guancia.

«Buongiorno amore!», mi sorrise luminosa, «Ho già preparato la caffettiera, se la accendi bevo del caffè anche io».

Mi limitai a farle un cenno di assenso con il capo e a mettere la caffettiera sul fuoco.

«Vuoi che ti scaldi il latte?», le chiesi versando la mia porzione all'interno di una tazza.

Lei ci penso un attimo. «Mmmh. Sì, dai...così faccio colazione con te».

Infilai le due tazze nel microonde e aspettai che scattassero i due minuti. Nel mentre, poggiato sul mobile in attesa, ancora imbambolato dal sonno, continuavo a chiedermi il perchè del mio sogno.

"Biiip".

Ancora assorto presi le due tazze e le posai sul tavolo.

«Come hai dormito oggi?», mi chiese sorridendo.

La Bella Addormentata Non Si Sveglia Più [COMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora