28.

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Non sei orfana.

Per tutto il tragitto che feci abbracciata alla larga schiena di Jo, sul suo motorino, quella frase che mi aveva detto continuava a ronzarmi in testa.

Non sei orfana.

Non avevo idea di dove il ragazzo mi avrebbe portata. Avevo provato a chiedere, ma diceva che era una sorpresa e che sperava che ne fossi stata felice.

Ad ogni curva, via via che percorremmo la strada, l'ipotesi sulla nostra destinazione si fece sempre più evidente: casa di Sara.

No. No. No.
Io non la voglio vedere, quella.

«Dove mi stai portando, Jo?», gli urlai, cercando di sovrastare con la voce il rombare del motore.

Il ragazzo non mi rispose. Non so se successe perché non mi sentì oppure perché proprio scelse di ignorarmi.

«Guarda che io non voglio venire a casa di Sara!», gli urlai ancora più forte, dopo l'ennesima svolta imboccata verso l'abitazione della famiglia Vitali.

«E invece è proprio lì che andiamo», mi sembrò di sentire.

«Che cosa?!», sbraitai.

Lui però non rispose, non prima di parcheggiare esattamente davanti al palazzo in cui abitava la mia ex migliore amica.

«Tu non hai capito!», gli urlai ancora con il casco sul volto mentre con foga scendevo dallo scooter per allontanarmi dal luogo che temevo così tanto, «Io con lei non ci parlo!».

Inevitabilmente, la scena di loro due romanticamente abbracciati a casa di Sara si fece nitida in me e quel terribile dubbio - Jo e Sara, una coppia - tornò vivo e scalpitante, tanto irruento da essere in grado di divorarmi l'anima.

«Oddio!», esclamai disgustata reggendomi il capo con le mani, «Come ho fatto...?», chiesi a me stessa meravigliandomi di come io avessi potuto comportarmi così da idiota, «Ora che ci penso, non so nemmeno perché io parli con te!», gli comunicai inacidita.

Cercavo nel mentre di slacciarmi il casco dal capo, ma i continui tremori dati dal nervoso rendevano quel semplice atto un'impresa impossibile.

«Oddio santo, che stupida che sono! Farmi prendere in giro così...», sibilai a me stessa, la voce strozzata.

«Io me ne vado», riferii risoluta riuscendo finalmente a liberarmi la testa da quell'odiosa armatura. «Me ne vado!».

«Daisy, avanti, non fare la bambina», cercò di dissuadermi lui, visibilmente contrariato, «È la tua migliore amica, insomma!».

«Era!», lo corressi prontamente io, «Era».

«Sei venuta, non ci posso credere!», esclamò una voce stridula proveniente da dietro di me, «Non sai quanto io sia felice di vederti!». Le braccia di Sara si avvinghiarono intorno al mio corpo, afferrandomi alle spalle, prima ancora che io me ne accorgessi.

Un ondata di un sentimento simile all'odio irradiò il mio corpo, e io non persi tempo a scrollarmi di dosso la sua stretta.

«Voi forse non avete capito», scandii bene e ad alta voce, «Io, qui, non mi fermo».

Puntai il mio sguardo di lame nei loro, quello di Sara atterrito, e provai ribrezzo. Ribrezzo e fastidio mentre, sotto i miei occhi la ragazza si avvicinava al ragazzo, per ricevere conforto.

Che schifo mi fanno.

Facendo cenni di diniego con il capo indietreggiai inorridita, assicurandomi di mettere il giusto spazio fra la mia presenza e la loro.

La Bella Addormentata Non Si Sveglia Più [COMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora