8.

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«No, seriamente. Non dirmi che hai intenzione di venir vestita così oggi», mi rimproverò Greta, scorrendo con lo sguardo tutta la mia lunghezza.

«Perché, che ho che non va?», chiesi impulsivamente.

«Jeans e camicia?», spalancò gli occhi per fissarli nei miei, «Sei seria?», sbottò esterrefatta, «Andiamo a ballare, mica a fare un colloquio di lavoro!».

Aveva ragione. Prima di uscire avevo recuperato le prime due cose che avevo trovato nel cassetto. Non avevo lo stimolo giusto per applicarmi a cercare qualcosa di carino da indossare. Ero lì solo per dimostrare a Sara e Jonathan che nessuno poteva decidere per me.

Decisi di stare al suo gioco e finsi di implorarla: «Ok, Enzo Miccio, pensaci tu!».

Greta rise di gusto: «Così mi piace la mia puttanella!»

A sentire di nuovo quell'appellativo, un senso di nausea permeò il mio essere per un istante, ma con estrema abilità, lo allontanai nell'immediato.

«Per stasera sarò la tua bambola!», comunicai a Greta ostentando una risata.

E poi, per esorcizzare completamente la nausea, iniziai a fare la stupida cantandole - mimando di tenere in mano il microfono e girandole intorno - la canzone di Patty Pravo:

«Tu mi fai girar
Tu mi fai girar
Come fossi una bambola
Poi mi butti giù
Poi mi butti giù
Come fossi una bambola!»

Poi, al via del cenno che Letizia e Greta si scambiarono con il solo ausilio dello sguardo, le due ragazze si unirono a cantare a squarcia gola con me:

«Non ti accorgi quando piango
Quando sono triste e stanca, tu
Pensi solo per te!»

Scoppiammo tutte a ridere sguaiatamente, tenendoci il ventre e ci lasciammo cadere sul letto dove rimanemmo a ridere per qualche attimo.

«Beh, Letizia», irruppe ad un certo punto Greta alzandosi di scatto in piedi, «Rimbocchiamoci le maniche abbiamo un brutto anatroccolo da trasformare!».

«Ehi!», esclamai facendo finta di indignarmi io.

«Tu, oggi, sei la mia bambola!», mi rimproverò maliziosa, «Seguimi!».

Mi condusse di fronte al suo enorme armadio che spalancò sicura. Poi iniziò a fissarmi attentamente.

«Lety, l'abito rosso!».

"Lety, il bisturi!" presi in giro nella mia testa il tono imperativo e asciutto appena adottato dalla ragazza che continuava a tenere gli occhi su di me - quasi mettendomi in soggezione - con una sorta di ghigno divertito stampato in faccia.

Letizia, subito, iniziò a rovistare nell'armadio, dal quale riemerse dopo qualche attimo di ricerca sventolando un mini abito rosso. «Intendi questo?», chiese all'amica.

Greta annui con il capo e afferrò con decisione il capo che teneva in mano Lety per poi passarlo a me. «Indossalo», mi ordinò.

Io, tacitamente, acconsentì sfilandomi scarpe e pantaloni.

Una volta indossato l'abito osservai la mia figura allo specchio.

Niente male...

Era un tubino rosso con lo scollo a cuore e la gonna - cucita proprio all'altezza della vita - che, grazie allo spacco tondo e lievemente decentrato, rassomigliava ad un tulipano. Sembrava fatto su misura per me.

«E sotto cosa ci mettiamo, Gre?», chiesi ancora assorta nel mio riflesso.

«Sotto?», chiese stranita lei.

La Bella Addormentata Non Si Sveglia Più [COMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora