Pensavi di essere felice?

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Che cosa è un attimo?
Credo che una persona normale lo definirebbe la frazione di un secondo per me, oggi, è la fine della tranquillità e l'inizio della più grande bufera che io abbia mai visto nella mia vita. Non si può restare per sempre felici, è una cosa impossibile.
«Nathan.»
Il suo nome lascia le mie labbra in un sussurro che si perde nell'immensità della grande sala in cui ci troviamo facendomi rabbrividire osservando gli occhi dell'uomo che amo spenti di quella luce che lo contraddistingue dal resto degli altri uomini che io abbia mai incontrato.
«Lo giuro. Non è come sembra» dico allontanandomi dal biondo avvicinandomi al moro di un paio di passi senza mai distogliere lo sguardo dal suo deluso da me, se solo potessi cambiare quel singolo attimi adesso non mi troverei in questa situazione già distrutta dentro in pochi secondi ed io ho distrutto lui utilizzando quella stupida frase che si usa quando si cerca di uscire da una situazione simile a questa o anche peggiore. Sta volta io non ho nessuna colpa, e un po' mi ricorda quello che è successo con Stephan anni fa, e come allora, io non farei mai nulla per farlo soffrire perché è una parte del mio cuore, perché non voglio distruggere ciò che siamo. Sono vittima di questo biondi tutto muscoli e niente cervello ma soprattutto senza rispetto della mia persona, del mio rapporto, della mia vita.
Il moro entra nella stanza con passo controllato, gli occhi fissi su di me, le braccia tese lungo il busto e le mani strette così forte da farle sbiancare.
«Non è come sembra?» domanda con schermo nella voce passandosi una mano tra i capelli esasperato dalla situazione. So che dentro di lui si cela qualcosa che potrebbe radere al suolo l'intero stabile, che potrebbe picchiare Christopher così a lungo facendo si che neanche sua madre lo avrebbe potuto riconoscerlo.
«COME PUOI DIRE UNA COSA DEL GENERE?» urla spaventandomi.
Ed ecco la furia indirizzata contro di me, contro il biondo e addirittura contro se stesso per non essere arrivato prima e fermare in tempo quello che stava succedendo. Forse avrei fatto la medesima cosa in realtà ed a me è già successo e ancora adesso non me ne pento.
«Ti giuro che non sono stata io a baciarlo» cerco di convincerlo avvicinandomi a lui alzando le mani a mezz'aria «Per quale motivo avrei dovuto farlo?»
So come si sente. La domanda arriva alle due orecchie ovattate ma qualcosa deve pur fargli cambiare idea, farlo tornare lucido e capire cosa sta succedendo.
«Sappiamo entrambi che sai come far soffrire un uomo» dice tra i denti per poi stringere gli occhi in due fessure «Non puoi pensarlo davvero.»
La frase in fondo è una speranza anche per me. Non può pensare una cosa del genere della donna che ama, io non lo farei, non penserei mai una cosa del genere su di lui, non adesso che mi fido e questo mi porta alla conclusione che forse la fiducia che lui ha in me non è molta.
«AVEVA LE SUE LABBRA SULLE TUE!» sorrido amaramente posando una mano sulla fronte cercando di non dargli un pugno, di contenere quella tristezza che va trasformandosi un po' in rabbia e un po' in tristezza.
«Non si cambia mai fino in fondo» dico cercando di mantenere il mero controllo di me.
Il silenzio riempie nuovamente lo spazio in pochi secondi.
A cosa stavo pensando?
Mi sono innamorata di lui per ritrovarmi nuovamente con il cuore fatto in mille pezzi?
Pensavo che questa volta sarebbe stata diversa, che noi lo saremmo stati perché siamo cresciuti e maturati ed invece siamo tornati al punto di partenza. Con lui sempre cinque passi in avanti e dieci indietro.
Sì è mai felici fino in fondo in questa vita?
Cosa si deve fare per esserlo realmente?
Assolutamente nulla, dobbiamo lasciarci andare a quello che la vita ci offre lontano con le unghia e con i denti.
Sospiro abbassando lo sguardo verso il pavimento trattenendo le lacrime a stento.
«Voi due siete ridicoli» dice il biondo iniziando a ridere piegandosi in due «Ti sei distrutto con le tue stesse mani» e adesso ha colpito nel segno.
Anche se non ci conosce sa colpire il punto in cui fa più male e questo dolore è così forte da farmi battere i denti, stringere il cuore di un paio di taglie.
Non è questa la vita che ho scelto. Non doveva andare cosi. Non è giusto.
«Sei uno stupido.»
Nathan non dice assolutamente nulla. Fa un paio di passi per poi scagliarsi di di lui sotto il mio sguardo attonito per poi sferrare un pugno che prima fa indietreggiare il biondo e poi cadere al suolo dando modo al moro di salirgli a cavalcioni sul petto per poi afferrarlo per il colletto della maglia iniziando a colpirlo con precisione e ripetizione sul naso non lasciando all'altro il tempo di potersi difendere in nessun modo.
Il sangue zampilla fuori dal naso e che adesso fa fatica a respirare.
Lo sta massacrando.
Dal suo corpo si sprigiona un'aura di rabbia, ne è invaso. Lui è la rabbia in persona in questo istante ed il mio corpo è congelato sul posto. Non riesco a fare nulla se non osservare quello che sta succedendo senza alcuna possibilità o facoltà.
«Cosa diamine sta succedendo qui?»
Sulla porta d'ingresso Charlie e Ash si fermano un solo secondo osservando quello che si presenta davanti a noi poi quest'ultimo corre verso il moro cercando di toglierlo dal corpo del fratello con qualche difficoltà ricevendo parecchie gomitate.
«NATHAN BASTA!» urla cercando di spostarlo ma non succede nulla.
«NATHAN» urlo unendomi a Ash sfiorando con le dita il braccio rimasto bloccato a mezz'aria «Nathan per favore basta.»
La voce risuona in tutta la galleria ma su di lui non sorbisce nessun effetto. Il braccio si scosta dalle mie dita ed ecco che continua a picchiare Christopher.
Poggio le mani sulle sue spalle e placca nuovamente il movimento dando ad Ash la possibilità di spostarlo dal fratello che torna a respirare in maniera quasi regolare. Lo trascino sul pavimento con me accarezzandogli dolcemente i capelli cercando di far calmare il suo respiro. Ha gli occhi persi nel vuoto, le nocche sporche di sangue ma lentamente si sta calmando.
Sospirò osservando quello che abbiamo intorno sperando con tutto il cuore che Christopher non abbia qualcosa di grave, ci manca soltanto un'accusa di percosse.
«Calmo» gli sussurro in un orecchio continuando ad accarezzarlo osservando gli altri che aiutano il biondo a mettersi in piedi «Adesso mettiamo del ghiaccio sulla mano» continuo alzandomi e facendo la stessa cosa con lui portandolo a passo spedito nello studio. Non so se sia la cosa giusta ma stare al centro della stanza non fa di certo bene a nessuno. Nathan si siede sulla mia poltrona e poi do uno sguardo a Tommy che ancora dorme dolcemente nel suo passeggino. Questo è un miracolo. Per fortuna non sa cosa gli sta succedendo intorno.
Mi avvicino al kit del pronto soccorso prendendo del ghiaccio istantaneo che poso delicatamente sulla mano di Nathan passandogli una mano tra i capelli osservandolo per un paio di secondi tornando nella grande sala dove Ash sta cercando di ripulire il sangue dalla faccia del fratello che cerca in tutti i modi di spostarsi ma quando mi notano tutti e tre mi fissano «Vuoi spiegarmi cosa è successo qui?» domanda il maggiore del fratelli Light venendomi incontro «Forse dovresti domandarlo a tuo fratello.»
Il suo sguardo si sposta lentamente sul fratello che adesso si tampona il naso osservandoci con uno sguardo serio in volto pronto alle domande che è pronto a ricevere.
«Cosa hai fatto?» domanda inizia con calma che non risponde, che continua a guardarci ma a non dire una singola parola «COSA HAI FATTO?» urla mettendolo alle strette che adesso lo sfida con lo sguardo «CHRISTOPHER!»
«L'HO BACIATA.»
Il fotografo si gira verso il fratello. Da questa posizione non riesco a vedere il suo volto ed un attimo dopo il suo pugno si scaglia contro il viso del fratello che indietreggia toccandosi lo zigomo tumefatto spalancando gli occhi in per la sorpresa del suo gesto. Non pensavo avrebbe fatto una cosa del genere è pur sempre il sangue del suo sangue.
«Ti avevo detto di stare lontano da lei» continua massaggiandosi le nocche «Dovresti sentire quello che ti dico una volta ogni tanto.»
L'aria si fa molto più pesante di prima. Gli occhi del biondo sono duri, fissi sul fratello che se ne sta di fronte a lui con le braccia incrociate.
«Non sei mio padre» si lamenta avvicinandosi alla porta d'uscita con la giacca su una spalla «Quando lo capirai?» domanda non aspettando una risposta per poi andare via lasciandoci soli.
«Scusa» dice il fotografo avvicinandosi a me cupo in volto «Lui è complicato»
«Me ne sono accorta» afferro massaggiandomi le tempie che pulsano per il dolore per poi sospirare «Possiamo fare qualcosa?»
«Devo andare a prendere Lexie» dico cercando di mantenere saldi i pensieri ma sono tutti così confusi, non riesco a dargli un ordine sensato «Tranquilla andiamo noi e prendiamo anche Tommy. Tu pensa a Nathan» annuisco guardando la mia amica che si tortura le mani dando un occhiata al fidanzato che guarda fuori dalla vetrata con uno sguardo triste in volto. Entro nello studio dando un'occhiata al moro che ha ancora il volto perso nel nulla per poi prendere il bambino e dopo un breve bacio lo lascio andare via.

«Sta bene?»
Nathan toglie la busta del ghiaccio dalla mano massaggiandosela con lentezza non alzando mai lo sguardo nel mio, il suo è basso, quasi impaurito dalla risposta che potrei dargli.
«Si. Sta bene» deglutisco continuando a fissarlo non sapendo cosa fare attentamente «Ma non per merito tuo. Se non ti avessimo fermato non so come sarebbe andata a finire.»
La busta del ghiaccio in uno scoppio si apre sul pavimento bagnandolo e costellandolo di piccole schegge trasparenti che lo fanno luccicare.
«CREDI CHE IO NON LO SAPPIA?» urla facendomi sobbalzare.
«MA TU MI FAI PERDERE IL CONTROLLO E FACCIO COSE IRRAZIONALI MA TU SEMBRI NON CAPIRLO.»
«Quindi adesso è anche colpa mia» mi lamento mantenendo, almeno io, il controllo tra noi due.
«Non sono stato io ad essere stato trovato con la lingua di un'altra in bocca»
«No» iniziò a ridere coprendomi gli occhi per poi tornare a guardarlo, ha una espressione sbalordita in volto, torno seria «Tu hai fatto di peggio Nathan non scordarlo mai. Ti ho trovato a letto con un'altra nel letto che abbiamo condiviso per mesi e non dimentichiamoci il fatto che tu eri consenziente. Io quel bacio non l'ho volevo» stringe gli occhi in due fessure «Angie la donna che non sbaglia mai» afferma per poi sorridere, un sorriso che in fin dei conti è falso e che mi fa perdere le staffe. Che mostrasse le sue vere emozioni qualunque esse siano. In questi momenti la sincerità è l'unica che può aiutare per far sentire due persone vicine anche se sono distanti miglia.
«Perché devi dire questo?» mi alzo dalla sedia con impeto ed ecco che questa si ribalta «Quando mai io ho detto una cosa del genere?»
Anch'io sono una persona che commette errori, non potrei mai negare una cosa del genere perché so che non è la verità.
«In realtà sono i tuoi atteggiamenti.»
Le parole lasciano le sue labbra in un sussurro ma riesco a sentirle lo stesso e mi bloccano. Non ho mai pensato che il mio comportamento potesse essere la causa scatenante di tutto. Sono sempre stata chiusa è riservata quando iniziò ad approcciarmi con una persona ma dare tutta la colpa ad un lato del mio carattere penso che sia davvero troppo.
Sbatto un paio di volte le palpebre guardandolo avvicinarsi a me con passo incerto e gli occhi pieni di dolcezza, quell'espressione dura è finalmente sparita, la mano si alza lentamente ed esitate avvicinando la punta delle dita alla guancia che accarezza. Vorrei buttarmi tra le sue braccia perché anche se stiamo litigando è sempre lui a darmi forza.
«Fin dalla prima volta che ci siamo visti. Quest'area da dura ti ha sempre protetta dal mondo esterno ma al tempo stesso ti ha allontanata da me la persona che stava al tuo fianco.» Piego la testa leggermente sulla sua mano osservando i suoi occhi, gli occhi che ho sempre amato e che rivedevo in Lexie ogni giorno ma per quanto lo ami adesso non siamo "noi" ma soltanto "lui" e "io".
Sospiro un paio di volte facendo un passo indietro per poi incrociare le braccia al petto e si, forse, allontanarlo nuovamente ma non c'è la faccio adesso ad essere aperta ed amorevole.
«Forse hai ragione. Ti ho allontanato ed ho fatto bene. Mi sono protetta da quello che stava succedendo»
«DIAMINE TU NON VUOI CAPIRE! SEI TU CHE MI HAI PORTATO A FARLO!»
La voce risuona in un eco duro che mi fa sobbalzare.
«E più facile dare la colpa a me piuttosto che prenderti le tue responsabilità ed è questo che odio in te. Non sai prenderti le tue responsabilità, non eri abbastanza forte ed io dovevo esserlo per entrambi»
«SI È VERO! NON AVEVO LA FORZA E TU NON MI HAI DATO UNA MANO»
«Cresci Nathan. Per una volta avresti dovuto essere uomo e non lo sei stato»
«È tu saresti dovuta essere donna. Nessuno dei due ha fatto la sua parte nel nostro rapporto prima di adesso.»
Annuisco stringendo le labbra tra loro.
«È ti ci è voluto un uomo che non ci conosce a mettere in discussione tutto» sono io sta volta ad avvicinarmi a lui «Dov'è la fiducia che tu risiedi in me?»
Mi alzo sulle punte posando una mano su una sua spalla facendola scendere lungo il braccio «L'amore?» intrecciò le dita con le sue «Tutto finito in uno schiocco di dita?»
«MAI ma...»
«È sempre più facile fuggire che affrontare i problemi»
«NON È VERO! STA VOLTA NON FUGGIRÒ. SONO QUI DAVANTI A TE»
«Cosa vuoi fare allora Nathan?»
«Me ne andrò per qualche giorno, devo soltanto pensare»
«Fuggire e la cosa che ti riesce meglio ma non è una novità»
«Non sto scappando. Voglio soltanto allontanarmi da tutto questo per qualche giorno e pensare a mente lucida. Tu e i bambini siete la cosa più importante per me e non voglio perdervi ma adesso quando ti guardo riesco a vedere soltanto quella scena e per quanto io ti ami e la fiducia in te sia molta non è una cosa che può essere dimenticata in pochi minuti»
«Si, hai ragione.»
Abbassò lo sguardo giocando con le dita cercando le parole giuste da dirgli ma non esistono o almeno per adesso la mia non riesce ad elaborarle anche se so che ha ragione, non voglio che vada via da me.
«Sentirò i bambini ogni giorno» annuisco anche se non vorrei mai guardarlo allontanarsi «Ci sarò se avrete bisogno»
«Se devi andare vai. Non farmi soffrire ancora di più.»
Alzo lo sguardo e ci guardiamo per pochi secondi per poi uscire senza guardarsi indietro lasciandomi sola con la gola secca e gli occhi lucidi, mi sento sprofondare nelle sabbie mobili senza riuscire a muovermi e tra poco l'aria verrà anche meno e la colpa è tutta mia, un po'.

L'amore non mi bastaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora