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«Credi che dovremmo iniziare a parlarne con qualcuno?» domando incerta sistemando gli orecchini di perle ai lobi delle orecchie osservando il mio riflesso allo specchio della cabina armadio, evitare gli specchi in una casa come la nostra con molte superfici riflettenti è estremamente difficile ma sta mattina mi sono alzata ed ho capito mi sono alzata ed ho capito che era inutile, una guerra già persa in partenza,  era decisamente il momento di smettere di nascondersi nell'ombra e di farsi forza.
Decisamente non ho trovato la mia versione migliore ma non ero neanche orribile come pensavo, certo ci sono delle brutte occhiaie che mi fanno assomigliare ad uno zombie, una profonda ruga d'espressione tra le sopracciglia che prima non c'era e qualche chilo in meno.
Non pensavo di riuscire ad entrare nei miei vecchi jeans in così poco tempo. È passato un solo mese dalla nascita dei gemelli. Trenta giorni non mi sono mai sembrati cosí lunghi e stressanti con miliardi di cose da fare e gestire, non eravamo ancora pronti, anche se il fulcro di tutto sono sempre stati i bambini. Lexie e Tommy sono in continua esaltazione, chiedono dei fratelli frequentemente, vogliono averli a casa, poterli toccare e non osservarli da uno spesso vetro di plexiglass, tutto lo vorremmo. Quelle culle vuote sono un pugno allo stomaco, una fitta constante alla cicatrice che ormai mi adorna il corpo in maniera irreversibile.
Nathan appare con la solita calma, compostezza e silenziosità, che adesso fa parte di lui contrastinguendolo, dando una ravvivata ai capelli scuri in contrasto con la camicia bianca che ha in dosso. È come un miraggio delizioso che non assaggio da molto tempo, acqua fresca nel bel mezzo del deserto. Le dita hanno preso a tremare, mi succede cosí spesso ormai da non farci quasi più caso, accarezzo il ventre sentendo la lunga linea pulsare. Se potessi censurare o rimuovere questa parte nei nostri momenti riuscirei a concedermi senza alcune esitazione. Lui non ci fa molto caso, me lo ha detto esplicitamente, ma è mio il problema come al solito.
«Sei bellissima» sussurra sistemandosi i polsini con fare frenetico, odia questo indumento ma ha insistito tanto, uguale a sua figlia.
Sospiro ravvivando anch'io la chioma ondulata dandole volume, cercando di nascondere il rossore che mi ha imporporato le guance, è bastato un semplice complimento. Riesce a farmi avere le stesse reazioni di una quindicenne.
«Anche tu non sei niente male» assottiglia lo sguardo, deglutisce, riesco a vedere il suo pomo d'adamo alzarsi e abbassarsi ad una velocità inaudita un paio di volte e poi passa la punta della lingua sulle labbra secche. Nonostante sta cercando di mantenersi calmo e di mettere ciò che provo al primo posto si è completamente immerso nei panni del predatore.
«Cosa stavi divendo?» ed eccolo cambiare discorso o almeno sta cercando di farlo ma riesco a sentire la medesima elettricità di sempre che mi fa seccare la gola.
«Credi che dovremmo iniziare a dirlo?»

Asciugo gli occhi colmi di lacrime continuando a singhiozzare nonostante abbia deciso di smettere ma non riesco a darmi un contegno, a smettere.
È stato liberatorio, appena ho iniziato la diga si è aperta e mi ha riempito di emozioni contrastanti, dando sfogo a tutto questo dolore, alla rabbia, alla paura che ho covato dentro per tutto questo tempo avendo qualcuno accanto che non ti giudica nonostante pensi che alcune delle due scelte siano delle enormi cazzate.
«Come ti senti adesso?» domanda la bionda scostando i capelli sudati dalla fronte osservandomi con attenzione, è confortante questo suo sguardo adesso, riesco a vedere solo l'amica con cui sono cresciuta e con cui ho condiviso gioie e dolori, in tutti i loro occhi posso vedere questo. È confortante e da pazzi, decisamente da noi.
«Vuota, ed è una sensazione cosí strana. Sono abituata ad essere stracolma quindi velo chiedo per favore, fatelo per la mia salute mentale è importante, dovete riempirmi come si deve de nuove informazioni» si guardano prima in modo strano e poi fanno come se non fossero mai arrivate scambiandosi uno strano sguardo ma io l'ho vista e non posso fare finta di nulla «Cosa succede?»
La bionda che ancora mi diede accanto infila la mano nella giacca di pelle rossa che indossa uscendone un anello con un grosso diamante porgendomelo, gratto la punta del naso «Ti voglio bene anch'io Jasmine ma non nello stesso modo del tuo quindi sono lusingata dal tuo pensiero ma devo declinare la tua proposta e non vorrei essere indelicata ma sai che mi piacciono gli uomini.»
Piega la testa di lato mettendo su un broncio adorabile ma che fa scoppiare a ridere la mora e la rossa che si stanno contorcendo in quella piccola poltrona, mi spintonato con la spalla «Alcune volte sei cosí stupida» borbotta infilando l'anello nell'animare della mano sinistra per poi incrociare le braccia al petto, la stringo dalle spalle lasciandole un bacio sulla guancia «Ed ti ha chiesto di sposarlo?» annuisce poggiando la chioma bionda sulla mia spalla sospirando.
«Si. Stavamo cenando, coppe di champagne, tutti i miei cibi preferiti ed un soufflé al cioccolato. Ad un certo punto si è inginocchiato e me lo ha chiesto. Ero cosí spaesata, pensavo che non sarebbe mai successo. Noi cosí stavamo bene ma non mi è dispiaciuto. Ho detto di si, dopo tutti questi anni che ha passato a sopportarmi. È decisamente quello giusto»
«E forse, dico, forse vuoi sposarlo anche perchè lo ami» dice ironica la rossa prendendo posto ai piedi del letto lasciando finalmente alla mora l'intera poltrona che si rilassa con un sospiro soddisfatto continuando a toccarsi il pancione «Quello è di certo un incentivo da non sottovalutare.»
«Perchè lo nascondeva?» domando alle altre due osservando gli anelli delle altre tre, ne sono un pò gelosa, forse anch'io dovrò preparare un matrimonio se Nathan risponderà alla mia domanda in modo positivo. Vorrei solo che fossero arrivate pochi minuti dopo cosí che avesse avuto il tempo di rispondere. Non credo di dover mettere anche questo argomento nel mucchio delle confessioni almeno non finchè avremo preso decisione «Io sono qui» borbotta sbuffando.
«Lo so, ma loro riescono ad essere sincere, tu avrai più tatto perchè sono la tua povera amica stesa in un letto d'ospedale» apre la bocca scioccata ma non emette un suono, ci conosciamo troppo bene e sappiamo chi nel nostro gruppo trattiene o che eclissa le emozioni per fare del bene agli altri «Non voleva essere una pessima amica, ostentare la propria felicità» mi volto verso di lei lasciandole un pizzicotto sul braccio facendola saltare in aria.
Le voglio così tanto bene ma il comportamento alla Jasmine mi fa uscire fuori di testa.
«Credi che sia cosí terribile da arrabbiarmi se sei felice?»
«No. Non lo credo ma non sapevo cosa avrei trovato qui e volevo starti accanto non solo con il corpo ma anche con la mente» la bacio su entrambe le guance per poi stringerla forte tra le braccia, i punti stanno tirando, dovrei allontanarmi ma questo è confortevole, mi sta venendo nuovamente voglia di piangere «Sei sempre troppo gentile e lo adoro ma adesso dobbiamo organizzare un matrimonio» si libera dalla mia presa facendo una faccia sconvolta «Assolitamente no!» ringhia.
«Scusa. Non ho capito bene.»
L'intera stanza sembra tremare al suono delle parole della mora, fa paura .
Hailay si alza iniziando a camminare furiosamente per la stanza sbuffando in continuazione, la cena al centro della fronte sta pulsando in modo innaturale, è furiosa. «Non voglio un matrimonio semplice, niente di esagerato. Pensavo al comune con pochi intimi»
«Non pensarci neanche per sogno, se io ho dovuto fare un matrimonio in grande stile anche tu lo farai. C'è lo siamo promesse» borbotta la rossa rigirandosi la fede e l'anello di fidanzamento nel sito un paio di volte «È una promessa che abbiamo fatto un miliardo di anni fa quando eravamo giovani, delle bambine dopo aver visto uno stupido film. Adesso siamo cresciute potremmo -» osserva la nostra espressione bloccandosi e stringendo le labbra tra loro per poi sospirare rassegnata «Va bene. Faremo i tre punti insieme come abbiamo promesso» borbotta facendo rilassare la mora, ci tiene davvero molto, che non smesso un attimo di camminare in giro per la stanza «Vestito. Location. Addio al nubilato ma nulla di più, nulla di molto estroso, lo voglio semplice e con poche persone» aggiunge seria sfidando Hailay con lo sguardo, quest'ultima sistema le mani sui fianchi arrotondati sorridendo.
Ridacchiò rilassando i muscoli delle spalle, assomigliavo ad un manico di scopa, me ne sono accorta solo adesso «Puoi sederti per favore, mi stai dando la nausea» chiedo con gentilezza allungandomi oltre Jasmine cercando di prendere il bicchiere d'acqua sistemato sul comodino osservando con la coda dell'occhio la ragazza che non ha seguito la mia richiesta «Lei cos'ha?» domando sotto voce mordendomi il labbro inferiore cercando di essere discreta «Gli ormoni.» Provano anche la bionda e la bionda ad essere silenziose ma il suo udito questa volta non fa cilecca «Non sono gli ormoni» ringhia, assomiglia ad un leone pronto ad attaccare la sua preda «Sono le gambe gonfie, la vescica presa a calci in continuazione, la ricezione idrica, le voglie, altri calci a tutti gli organi che lui/lei ha intorno» si massaggia la schiena per poi sbuffare «Come hai affrontato tre gravidanze?» si lamentano sedendosi soddisfatta cercando la posizione ideale.
«Dopo un può ci si abitua» passo una mano tra i capelli «Ma vi è una domanda ancora più importante. Nona bere ancora chiesto il sesso del bambino?» scuote la testa sospirando rassegnata «Alex vuole ancora che sia una sorpresa e non riesco a fargli cambiare idea. Sono stata proprio una stupida ad accettare e adesso sto diventando pazza» si lascia andare contro la spalla della rossa che le accarezza la schiena con movimenti circolari. «Non so che colore comprare i vestitini, posso andare solo su colori unisex e il pazzo di mio marito ha deciso che dipingerà le pareti della cameretta di giallo. Io volevo un semplice rosa o azzurro» borbotta coprendosi gli occhioni con le mani facendo finta di piangere «E non aiuta il fatto che loro lo sappiano» ed indica le nostre due amiche.
«Sapete il sesso?»
«Sono andata con lei ad un ecografia e sono dottore, me ne sono resa conto e poi l'ho detto a Meredith che non sa tenere la bocca chiusa e se lo è fatta scappare facendola diventare ancora più isterica» sta quasi per urlare ed ha quel tick all'occhio che le viene quando è nervosa, la cosa deve averle dato davvero molto fastidio. Ispirò a fondo osservando la ragazza comprendendo cosa prova, da madre so che anch'io avrei avuto la medesima reazione.
Essere all'oscuro di argomenti importanti mi da alla testa, la nausea, soprattutto se si parla dei miei figli.
«Voi non me lo direste vero? Non lo dirò ad Alex, farò finta di nulla ma saprò come districarmi tra tutto questo» domanda cercando di accaparrarsi la simpatia delle due, più che altro sembra avere una maschera davvero orribile, da film horror «Io non sono una madre» inizia la rossa lasciandole un bacio sulla fronte «Ma davvero il colore dei vestitini e delle pareti è cosí importante in questo momento?»
«No» borbotta toccandosi ancora una volta il pancione stringendo le mani in due pugni aggiungendo parole senza senso e incomprensibili «Che cos'hai detto mia cara?» domando toccandomi la pancia dolorante, deve essere finito l'effetto di qualsiasi cosa mi abbiano dato, digrigno i denti cercando di concentrarmi il più possibile sulla conversazione «Vuole chiamarlo Leopoldo se è maschio» piagnucola la ragazza alzandosi un'altra volta riprendendo a camminare furiosamente «E Xylia se è femmina» si ferma al centro della stanza buttando le braccia in aria. «MA CHE RAZZA DI NOMI SONO?» urla battendo i piedi a terra un paio di volte.
«Hailay non dovresti agitarti» ci fulmina con lo sguardo bloccandosi quando alla porta vengono battuti un paio di colpi interrompendo la sua sfuriata e questo la sta facendo innervosire molto di più, dallo spiraglio che viene aperto ecco apparire la testa di Nathan «Scusate l'intrusione ma volevo solo dirvi che il nido sta per chiudere le visite, se volete andare a conoscere i gemelli è il momento giusto» dice tutto d'un fiato non spostando mai lo sguardo dal mio. Quando siamo tutte insieme ha troppa paura per dire una singola paura, gli ci deve essere voluto davvero molto coraggio.
«Per una volta hai interrotto nel momento giusto soldato» borbotta la rossa alzandosi dal letto sfilandogli accanto totalmente compiaciuta, in modo altezzoso, quasi teatrale «Torniamo dopo» sussurra Jasmine lasciandomi un bacio sulla guancia per poi scomparire anche lei «Ci vediamo dopo tesoro» commenta Hailay osservandomi con attenzione per poi passare a Nathan «Tienila sotto controllo, mi raccomando» lo intima puntandogli il dito contro per poi andare via.
«Jasmine è l'unica che non mi ammonisce mai» borbotta chiudendosi la porta alle spalle con accuratezza per poi avvicinarsi osservandomi con attenzione «Lei è quella che riesce a non odiarti per tutto quello che hai fatto in tutti questi anni» assottiglia lo sguardo prendendo il mio volto tra le mani. «I tuoi occhi sono arrossati. Hai pianto?» alzo le spalle poggiandogli la fronte sul petto respirando a fondo il suo odore dolce e speziato, oggi sembra diverso, lo è di sicuro. Ha nuovamente usato il mio bagnoschiuma.
«Un pochino, le ragazze mi fanno questo effetto, dovresti saperlo ormai» mi bacia dolcemente le labbra e poi la fronte stendendosi accanto a me, riesco ad aoscultare il suo cuore anche in questa scomoda posizione «Adesso ti senti meglio?» sospiro storcendo le labbra «Non riesco a capirlo. Sono riuscite a farmi piangere e ridere, hanno raccontato anche molte cose»
«Qualcosa di cui dovrei essere a conoscenza?» domanda accarezzandomi la schiena «Alex vuole chiamare suo figlio Leopoldo se è maschio, Xylia se è femmina. Dovresti fargli cambiare idea. La mia amica sarebbe meno isterica e potrebbero scegliere nomi più carini.»
«Non m'intrommetterò nella loro vita privata Angie. Sono marito e moglie, se la vedranno tra loro.»
«E noi possiamo diventare marito e moglie?» domando mettendomi seduta, ho davvero bisogno di osservarlo dritto negli occhi, questa volta nessuno ci intrometterà. «Lo vuoi davvero?»
È sconcertato, il respiro affannato e gli occhi fuori dalle orbite. Praticamente non riesce a credere a quello che gli sto proponendo ma dovrebbe essere evidente che sono seria, non scherzerei mai su una cosa del genere, non è nel mio stile. Ormai dovrebbe saperlo.
«Certo che si, ti ho già che chiesto di sposarmi due volte nello stesso giorno» alza un sopracciglio restando sorpreso in attesa che io aggiunga qualche altra parola ma questa volta deve essere lui ad esprimersi, ho già detto anche troppo.
Ho bisogno che dica qualcosa o il mio cuore potrebbe esplodere.
Piega la testa di lato, sorride leggermente, mi dà i brividi.
«Quando hai riposto 'no' sono un pò morto dentro ma sapevo che per te era un argomento doloroso, non volevo insistere» si zittisce osservando il punto in cui i nostri corpi si sfiorano «Ma devi sapere che non ho mai smesso di sperare e per me sarebbe un onore diventare tuo marito, il signor Evans» avvicino le labbra alle sue sfiorandole un paio di volte ma si ritrae incatenando il suo sguardo al mio, i polpastrelli leggermente ruvidi s'insinuano sotto la sottile camicia di seta accarezzando la schiena nuda dandomi dei leggeri brividi «Sei cosí morbida» l'alito mi sfiora l'orecchio e poi le labbra incrementando la voglia di possedere quest'uomo, di renderlo mio per il resto della nostra vita.

L'amore non mi bastaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora