X o Y?

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Stringo le labbra tra loro digitando freneticamente sulla tastiera del laptop per poi cancellare ogni singola lettera tornando a battere con i piedi sul parquet per poi sbuffare. È la prima volta da anni che non riesco a scrivere la locandina di una mostra, tutto sembra troppo noioso, come direbbe Terry gli manca quel 'Je ne se pais' che caratterizzerà la mostra, non riesco davvero ad imprimerlo con le semplici parole. Non è da me. Di solito riesco ad essere molto prolissa, un difetto preso da mia madre.
«Tutto bene?» domanda Nathan lasciandomi un bacio sulla sommità del capo facendomi sorridere, è così dolce, aggiungendo al tutto una coppa di gelato alla vaniglia «Per nulla. Sono gonfia, devo fare pipì ogni cinque minuti e la mia schiena è a pezzi in più vi sono questo stupido invito e la locandina per la mostra del fratello di Alek che non viene» immergo il cucchiaio nel dolce portandolo alla bocca rinvigorendomi, addolcendomi, cercando la creatività mancante.
«Ti verrà in mente qualcosa» sussurra massaggiandomi le spalle con movimenti decisi facendomi sospirare un gemito di piacere «Fatti aiutare da Charlie. Ha fatto delle belle cose negli ultimi tempi» continua saltando lo schienale del divano prendendo posto accanto a me ed accedere lo schermo piatto selezionando un programma di cucina, adoriamo guardarli, in poche parole una coppia di anziani.
«Si è brava ma voglio occuparmene di persona. È la prima mostra di Leo voglio che sia indimenticabile non solo per lui ma anche per gli ospiti che accoglieremo» alza un sopracciglio mordendosi il labbro inferiore «Quindi lo fai per il russo numero due e non per il numero uno» metto in bocca l'ennesima cucchiaiata gustandomela a fondo «Alcune volte fai delle domande proprio stupide sappilo» prendo l'ennesima cucchiaiata avvicinandogliela alle labbra, si avvicina pronto ad assaggiare ma con un movimento veloce gli sporco l'intera guancia «Ops, scusa. Pensavo fosse la tua bocca. Non sai quanto sono dispiaciuta.» Si pulisce con uno dei tovaglioli osservandomi con la coda dell'occhio, sposta il laptop da sopra le mie gambe e strappare la ciotola dalle mani per poi saltarmi a dosso solleticandomi i fianchi, mordermi con delicatezza le clavicole facendomi morire dalle risate e devo ammettere che l'intimità non mi dispiace. È da quando sono tornata dalla breve ma intensa vacanza che non succede assolutamente nulla. Dice che non vuole farci del male, come se potesse essere possibile, il corpo di una donna è predisposto per concepire dei figli e per avere rapporti ma le parole della dottoressa gli riecheggiano nella testa. Spero che dopo l'incontro di oggi si rilassi almeno un pò, abbiamo ancora molti lunghi mesi davanti a noi.
Si blocca ad osservarmi quando gli infilo le mani sotto la maglietta accarezzandogli la schiena con delicatezza testando i muscoli formati, plasmati dal duro allenamento quotidiano mordendomi il labbro inferiore, tutto è al posto giusto ed è una cosa che adoro.
«Cosa stai facendo biricchiba?» domanda baciandomi la punta del naso cercando di togliere le mie mani dal suo corpo ma facendo così riesce a provocarsi solo dolore, avevo le unghia attaccate alla sua pelle, una sorta di marchio. Non solo lui ama lasciarmi segni sul corpo quando e come vuole, nelle rare occasioni in cui succede il cuore mi si riempie d'orgoglio soprattutto quando torna a casa lamentandosi che i suoi compagni lo prendono in giro perchè ha una moglie, usa proprio questa parola facendomi alzare gli occhi al cielo, lo fa di proposito per vedere la mia reazione, mi punzecchia per vedere che tipo di reazione ho, nonostante le mie parole non ha perso le speranze.
Credo sia un buon segno.

Cosa stavo dicendo prima di questo sproloquio senza senso?

Ah si. I suoi compagni lo prendono in giro perchè ha una moglie molto vogliosa con l'abilità di lasciare marchi davvero enormi.
Io continuo a farlo in ogni caso chiunque li vede sa a chi appartiene.
«So che è difficile da capire ma cerco di sedurti» alza entrambe le sopracciglia fermandosi a mezza altezza «Sedurmi? Sedurmi!» si mette a ridere alzandosi del tutto da me «Non ti ci vuole molto, sono già completamente pazzo di te. Non credo sia una cosa difficile, ma voglio soltanto che tu stia bene» mi rimetto seduta poggiandogli la mano sulla spalla.
«Sono davvero felice che ti preoccupi ma in questo preciso momento stai esagerando. Posso fare del sesso, stupendo anche da incinta e non nuocerebbe a nessuno anzi sarebbe tutto il contrario»
«Sai anche tu cosa ha detto la dottoressa. Voglio essere cauto» annuisco ma decido deliberatamente di ignorarlo, gli salgo in grembo baciandolo dolcemente sulle labbra «Sai cosa ti dico?» sussurro mordendogli il labbro inferiore «La cosa non mi importa.»
La pancia lievitata terribilmente nell'ultimo periodo non mi rende facile la cosa ma al diamine tutto, poggio le labbra sulle sue portando le mani sui miei fianchi che prende a massaggiare dando un ritmo a questo bacio lungo, travolgente «Solo questa volta» rinvia cambiando posizione facendomi sdraiare sulla schiena, infilo nuovamente le mani sotto la sua maglietta sfilandogliela dalla testa appena ci stacchiamo e medesima cosa fa lui con la mia. Porto le mani ai bottoni dei suoi jeans pronta ad aprirli, finalmente quello che voglio, gli strappo un gemito e il campanello suona.
Reclino la testa all'indietro sentendo il peso del suo corpo alzarsi dal mio, i piedi nudi del moro sul parquet e la portq che viene aperta, un paio di borbotti e altri innumerevoli passi, osservo dietro lo schienale. Terry con il volto scarno, dall'ultima volta in cui lo visto è dimagrito molto, gli occhi rossi. Non mi lascia neanche il tempo di trovare presentabile, fa il giro del divano prendendo posto accanto a me poggiando il capo sul petto, coperto dal solo reggiseno, iniziando a piangere senza alcun freno «Cosa è successo?»
Non ci sentiamo da quella famosa litigata, dal rientro dalla Russia le restanti due ragazze di sono fatte sentire quasi subito, hanno domandato scusa, si sono dette felici dei nuovi arrivati ma lui si è decisamente astenuto dal fare una telefonata, loro hanno detto che non era un momento facile per lui o almeno è quello che pensano la rossa, la bionda e la mora. Si è defilato anche da loro, sparito da settimane.
«Sono andato via di casa, scappato da New York. Posso stare qui?» accanto a noi compare Nathan che mi osserva per alcuni secondi prendendo la maglietta lasciata in disparte per poi sorridere e andare via «Certo» gli passo una mano tra i capelli cercando di calmare il suo pianto sconnesso e senza fine «Tesoro cosa è successo? Vuoi raccontarmelo?» scuote la testa con forza appoggiandosi con forza a me singhiozzando. Gli accarezzo la schiena cercando di calmarlo, di placare questo suo stato d'animo distrutto. Restiamo stretti per interi minuti, lui che singhiozza e mi stringe ed io che provo a consolarlo in qualunque modo sia in mio possesso.
Il moro ricompare con in mano due tazze fumenti e la maglietta e nuovamente in dosso «Terry vuoi una camomilla?» il ragazzo si stacca asciugandosi gli occhi sorridendo appena per poi annuire e allungare le meni prendendo tra le mani tremanti la tazza bevendone subito un sorso.
Sembra sciogliersi immediatamente.
«Grazie» sussurra il nostro amico abbassando lo sguardo, lo osservo per alcuni secondi mordendomi il labbro inferiore per poi riportare lo sguardo su Nathan che mi guarda porgendomi la tazza piena e lasciando un bacio delicato sulla fronte «Vado a fare un giro e a prendere i bambini. A dopo» annuisco guardandolo andare via.
«Mi dispiace, sono piombato qui nonostante non ti parlo da molto» si scusa tamburellando con le dita sulla tazza non alzandolo dalla punta delle scarpe, è così triste, il suo esatto contrario. Non l'ho mai visto in questo stato. È come avere a che fare con una brutta cosa.
Poggio la tazza sul basso tavolino rimettendomi la maglia per poi sedermi con le gambe incrociate ad osservarlo «Cosa è successo?» gli accarezzo le spalle bevendo un lungo sorso della camomilla. Tira su con il naso, il labbro inferiore gli trema anche se sta cercando di fermarlo incastrandolo tra i denti.
«Io-» si blocca nuovamente girandosi verso di me con gli occhi lucidi e i denti che digrignano «Il rapporto mio e di Andy è iniziato a farsi freddo. In un primo momento pensavo fosse colpa dei turni massacranti. Era diverso dall'uomo che avevo conosciuto ma pensavo fosse un momento passeggero, è così fu. Da un giorno all'altro divenne nuovamente difficile, i turni lo massacrano allo stesso  modo ma era contento. Tornava a casa con enormi mazzi di rose e regali di ogni genere anche se prediligeva i gioielli. Li è iniziato il sospetto. È sempre stato un uomo dolce, lo sai, ma adesso pensavo stesse esagerando. Per un paio di giorni ho avuto l'impressione che fosse un modo di farsi perdonare, come se mi stesse tradendo ma non poteva essere vero. Sono stato l'amante di un uomo, sono anche stato l'uomo che tradiva ma non sono mai stato come lui. L'idea è passata via» storce le labbra per un secondo tornando a piangere lacrime copiose «Ho lasciato perdere per altri giorni ma il dubbio si era insinuato, non riuscivo a cacciarlo via. Ho deciso di fare un unica prova, avrebbe cacciato via i miei dubbi» mette la tazza da parte per poi far scrocchiare le dita «L'ho chiamato dicendogli che avrei fatto tardi, che un quadro sarebbe arrivato in tarda serata e avevo dei documenti arretrati da ultimare. Sono arrivato sotto casa circa un'ora dopo, le luci erano accese, la macchina nel vialetto, nulla sembrava fuori posto. Ho aperti la porta senza fare alcun rumore, le luci erano soffuse, la musica appena accennata e dei suoni che ancora adesso mi riecheggiano nelle orecchie. Li ho riconosciuti subito ma non sono riuscito a tornare indietro» sta parlando di quello che è successo a lui ma è come avere una sorta di orrendo déjàvu, ancora adesso riesco a ricordare che ho provato le stesse sensazioni, forse più flebili, e fatto le medesime cose «I miei piedi si muovevano da soli e poi l'ho visto lì sul nostro divano a acoparsi una donna» respira a fondo «UNA DONNA!» urla alla fine scoppiando nuovamente a piangere «Mi sembra una cosa pazzesca nonostante quello che stavo vedendo, lo conoscevo» fa una risatina amara «In realtà mi sbagliavo. Non l'ho mai conosciuto davvero. Quello che si faceva saltellare una donna ansante sul grembo non era l'uomo che amavo.»
Potrei scoppiare a piangere da un momento all'altro. So che non dovrei, la cosa potrebbe deprimerlo ancora di più ma sono gli ormoni della gravidanza ed il fatto che io adoravo Andy, pensavo fosse un bravo ragazzo, l'ho spinto io a fidarsi, a far cadere le sue difese, a ridurlo in questo stato sono stata anche io. Tutti i consigli sbagliati che gli ho dato, eppure dovrei aver imparato che l'amore fa male.
Lo stringo forte tra le braccia baciandogli la sommità del capo, non servirà a molto ma in parte potrebbe aiutarlo.
«Ha detto c-che n-n-non e-era c-come sem-m-brava» singhiozza disperato, trama come una foglia. Asciuga con rabbia le lacrime «Come se quello che ho visto potrebbe essere cambiato» lascia la mia presa prendendo a camminare furioso per la stanza «Aveva il suo fottutissimo cazzo nella vagina di quella tipa che tra l'altro io conosco, è il suo capo; la dottoressa di sto cazzi. Ha messo insieme tante di quelle cazzate dopo ma non sono stato lì ad ascoltarlo. Una persona del genere non si merita che venga dedicato del tempo alle sue parole. Ho fatto le valigie e sono andato via. Ho preso il primo treno per Los Angeles spegnendo il telefono. Piú non volevo sentirlo e con più intensità lui continuava a chiamare» stringo le labbra tra loro ispirando a fondo. Si lascia cadere sul tappeto senza forze scalciando le scarpe ed infilando la testa tra le gambe.
«Vi sono piombato io tra capo e collo nonostante tu sia incinta e devi badare ai bambini» piego la testa di lato scivolando giù raggiungendolo a gattoni sedendosi accanto a lui poggiando la testa sulla sua spalla «Non sei un peso per nessuno. Sei mio amico, puoi venire qui ogni volta che ne hai di bisogno» annuisce cadendo si schiena tirandomi con se così ci mettiamo ad osservare il soffitto.
«Cos'hai provato quando è successo a te?» domanda sotto voce girandosi su di un fianco ad osservarmi tracciando con le dita il segnale del mio pancino facendomi rilassare «Delusione soprattutto dopo una rabbia che non avevo mai provato prima, certo. Avrei voluto spaccargli la faccia e qualche osso, stavamo convivendo, aspettavo sua figlia, stavamo "insieme" non me lo aspettavo ma il sentimento che ci legava allora non era cosi forte come adesso. Se succedesse adesso la mia reazione sarebbe decisamente diversa. Con certezza partirei con lo staccargli gli attributi, l'intero apparato» finisco ridendo, sarebbe una scena tutta da vedere e da pregustare soprattutto.
«Avrei voluto farlo anche io ma sarebbe stato inutile in ogni caso, un gesto dettato dalla rabbia. La soddisfazione sarebbe passata subito»
«Lo so ma almeno avrebbe provato almeno un pò del dolore che hai provato tu e sarebbe stato molto gratificante» ridacchia poggiando il capo sul mio petto «Non avevo mai amato nessuno, lui era il primo. Speravo fosse per sempre» gli accarezzo la schiena con le dita sentendola rilassarsi al passaggio delle mie dita. Prima di quando crede andrà meglio.
«Ne sono consapevole ma arriverà qualcun'altro, non sarà oggi, forse neanche domani, ma succederà»
«Sta volta posso incontrare un homo che mi ami sul serio?» gli bacio la fronte un paio di volte, è un bambino in fondo, ha bisogno di affetto e anche molto «Assolutamente si»
«E nonostante io sia un pessimo amico ed un pessimo soggetto da mettere in contatto con i tuoi figli posso restare qui finché il mio piccolo cuore spazzato non guarirà?» alzo gli occhi al cielo «Ti ho già detto di si»
«Avresti potuto cambiare idea, prima, ero distrutto con le lacrime agli occhi»
«Non cambierei idea in ogni caso» annuisce ancora una volta chiudendo gli occhi ispirando a fondo.
Stare sul pavimento non è di certo una gran goduria, ho la schiena già a pezzi di mio e il pavimento non è di certo un letto comodo ma non voglio farlo spostare, adesso sembra così tranquillo, in pace almeno un pò dopo quello che è successo negli ultimi giorni.
Il suo respiro si fa più leggero e regolare, le palpebre sfarfallano un paio di volte per poi chiudersi definitivamente «Solo per poco» borbotta strusciando il naso sul petto «Non ho dormito in aereo, ero troppo agitato»
«Stai tranquillo. Sei al sicuro qui» passo la mano tra i capelli aiutandolo a prendere sonno «Angie» mi chiama piano «Grazie»
«Di nulla pulcino, adesso dormi.»
«Non chiamarmi pulcino» borbotta ma questa è l'ultima cosa che pronuncia prima di crollare definitivamente in un sonno molto profondo.
Passo la mano tra i corti capelli del ragazzo facendo rilassare lui e tranquillizzandomi a mia volta.
Sono stata una codarda prima, non sono riuscita a dire la verità e ho mentito spudoratamente. Non sarei stata cosi sicura se fosse successo a me. Forse sarei stata in condizioni peggiori di lui. Non riuecirei ad alzarmi dal letto per almeno un mese o forse anche di più, essere amati è la cosa più bella del mondo ma anche la peggiore quando quell'amore è perso. Il calore che prima si aveva dentro scompare di botto rendendoti una persona arida e anche un pò acida, un pò meno credente del solito nell'amore, per fidarsi ancora di qualcuno ci vorrà davvero molto tempo anche con la persona giusta. Certo la cosa varia da persona a persona, quelli come me mettono tutto il loro impegno per non sembrare deboli nonostante stiano morendo dentro di dolore e poi ci sono quelli come Terry che dopo settimane passate a struggersi torneranno a divertirsi, a saltare da un fiore all'altro. Alcune volte penso che la vita si svolga in questo modo: nasci, cresci, ti innamori, cadi, ti rialzi, diventi più forte e poi tutto inizia nuovamente da capo.
È un circolo vizioso che sembra non finire mai.
In alcuni momenti servirebbe soltanto un pò di pace. Questa resterà una mera illusione.

L'amore non mi bastaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora