Vedere è difficile ma ascoltare lo è molto di piú

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Aleksey è un vero stacanovista.
Siamo chiusi dentro la sua sala riunioni,nel centro di Los Angeles, da due ore per redigere l'accordo che gli permetta di investire nella galleria, anche se lo hanno già revisionato i nostri avvocati. È un tipo molto puntiglioso ma un magnate devo esserlo per forza, con tutti i soldi che si ritrova deve essere sicuro che non ci siano delle fregature.
Credevo davvero che dopo la nostra serata non lo avrei più visto. Ho passato tutta la serata con la testa sulle nuvole ad annuire quando mi sembrava giusto ma soprattutto ho bevuto un paio di bicchieri di vino di troppo ma il giorno dopo ad un orario davvero improponibile ho ricevuto una sua chiamata in cui mi diceva che sarebbe tornato ad L.A. una settimana piú tardi e che aveva già messo in agenda un appuntamento con me alle nove del mattino dovrebbe avremo preso gli accordi necessari ed eccolo adesso qui davanti a me a rigirarsi una stilo grafica tra le mani ed il suo solito sorriso in volto.
«Abbiamo finito» dice alzandosi dalla poltrona facendo segno ai suoi col laboratori di uscire per poi versarsi un bicchiere di scotch «Ne vuoi?» domanda osservandomi con la coda dell'occhio «No, grazie. Devo guidare» alza le spalle bevendone un sorso generoso per poi girarsi verso di me «Stai meglio oggi?»
La domanda è decisamente strana. Non siamo così in confidenza da farcene e sono indecisa sul fatto che sia troppo invadente o semplicemente preoccupato per una sua conoscenza. «Si grazie e scusa per l'altra sera»
«È stata colpa di quel ragazzo?» domanda battendo con le dita sul bicchiere «Credo che accetterò quel bicchiere» sorride poggiando il suo e riempiendo il mio velocemente per poi darmelo, ne bevo subito un  sorso pentendomene un'attimo dopo.
«Allora quel ragazzo...» continua guardando la città dalla vetrata «Sei insistente» continuo sorridendo «È la mia miglior qualità e anche il mio peggior difetto quindi dovresti rispondere o continuerò per molto tempo»
«È il padre di mia figlia» commento abbassando il tono voce passando una mano tra i capelli per poi alzarmi e raggiungerlo.
«Non andate molto d'accordo vero?» bagno le labbra con lo scotch storcendo le labbra per un solo momento «In questo preciso momento no»
«Posso chiederti per quale motivo?»
«No. La storia della mia vita te la racconto la prossima volte che ci incontriamo» annuisce finendo quello che ha nel bicchiere tutto in una volta «Sono il figlio di due divorziati, posso darti un consiglio?»
«Accetto tutti i consigli del mondo adesso»
«Non discutere davanti a lei mai o penserà che sia colpa sua»
«Grazie per il consiglio ma è già una cosa che cerco di non fare. È una cosa che non mi piace e poi penso che i bambini debbano restare tali finché possono» mi toglie il bicchiere dalle mani finendo lo lui. I suoi occhi guardano fuori, la mascella dura e le nocche sbiancate per quanta forza sta usando stringendo il bicchiere vuoto. Non lo conosco cosí benè da capire a cosa sta pensando ma credo che non sia una cosa piacevole.
«Sei una brava madre» risponde sicuro prendendo il telefono dalla tasca interna della giacca gessata leggendo velocemente un e-mail per poi sbuffare.
«Lo spero.»
Alza nuovamente lo sguardo su di me tornando a sorridere ma sta volta è decisamente finto, i suoi occhi verdi sono cosi scuri e tristi da farmi sentire una morsa alla bocca dello stomaco. «La vigilia di Natale do una festa. Tu e tua figlia siete invitate» prendo la giacca del mio tailleur mettendola velocemente «Grazie per l'invito ma quella serata ho già un impegno»
«Con i parenti?» domanda inorridito accompagandomi fuori dalla sala riunioni «Si e poi un'altra persona a cui badare» cammina con le mani nelle tasche «Un cane?» piego la testa di lato osservando i diversi messaggi di Charlie che mi ha programmato la giornata senza ricordarsi che oggi è l'ultimo giorno di scuola «Ho detto persona non animale però per rispondere alla tua domanda ho un'altro figlio» faccio il numero con le mani «Ne ho due. Ed è complicato» mi blocca al centro del corridoio «Un'altro? Con lo stesso tipo?»
«Sta indagando sulla storia della mia vita signor Pavlov, ne è sicuro?» domando tornando a camminare sentendolo dietro di me «Sono solo confuso» si giustifica lui correndo mi dietro «Rimasta incinta della prima figlia, sposata con un'altra uomo e avuto il secondo.»
Arriviamo all'ascensore e piglio il pulsante di chiamata osservandolo con la coda dell'occhio massaggiarsi il mento concentrato «Quindi l'uomo della cena era il primo?» annuisco entrando dentro la scatola di metallo con lui alle costole che non smette un attimo di sospirare per poi storcere le labbra «Scusa ma tu stavi con lui quindi il secondo lo hai lasciato tu o ti ha lasciati lui?» mi giro verso di lui portando gli occhi nei suoi stordendo per un attimo la bocca «Lui, non volutamente» si avvicina di un passo «È morto.» Apre la bocca un solo secondo per poi chiuderla ed abbassare lo sguardo verso le scarpe lucide respirando un paio di volte. Era da un pò che non vedevo uno sguardo come quello, lo hanno tutti quando dico che sono una povera vedova di appena venticinque anni con due figli piccoli «Scusa Angie io...»
«Non volevi? Non lo sapevi? È normale non c'è alcun bisogno che ti scusi» poggia entrambe le mani sulle mie spalle stringendo le labbra tra loro « Volevo scusarmi per averti fatto ricordare una cosa così brutta. Non avrei dovuto insistere» poggio una mano sulla sua «Stai tranquillo, tutti fanno domande. Ci sono abituata ma adesso sai per quale motivo non posso venire alla tua festa»
«Scusami se adesso riprendo l'argomento dopo il tu per tu che abbiamo avuto ma puoi portare entrambi i tuoi figli. Ci sarà un grande albero e anche babbo natale» alzo un sopracciglio uscendo dall'ascensore consegnando il pass per i visitatori ad una delle receptionist «Grazie ancora per l'invito ma davvero non posso»
«Ma i bambini si divertiranno, anche tu e puoi portare tutti i parenti che vuoi» sorrido vedendo quanto impegno ci sta mettendo «Lo immagino ma sai mio figlio ha avuto un bel tempismo ed è nato il giorno della vigilia quindi festeggeremo il suo primo compleanno e la vigilia»
«Potevi dirlo fin dall'inizio» alzo gli occhi al cielo dando il biglietto al ragazzo cosi che mi vada a prendere l'auto «Adesso devo prendergli un regalo. Qualche consiglio?» domanda osservandomi con attenzione «Aleksey non devi farlo, non lo conosci neanche»
«È una cosa che voglio fare quindi perchè non mi dai una mano?»
La mia auto si ferma davanti a noi ed ecco che il ragazzo esce dall'auto lasciandola accesa e uno sguardo basso verso l'uomo che mi accompagna correndo via a gambe levate, deve fare davvero paura se non lo si conosce davvero «Compie un anno Aleksey puoi comprargli qualsiasi cosa»
«Va bene Angie. Sarò costretto a chiedere a mia sorella ma sarà qualcosa che gli piacerà sicuramente» risponde aprendomi la portiera facendomi entrare «Grazie» mi sistemo al volante osservandolo piegarsi verso il finestrino «Ci vediamo il giorno della mostra di Paul» risponde sorridendo per poi alzarsi cosí da lasciarmi lo spazio per andare «Al ventisette Aleksey e mi raccomando niente regali costosi» annuisce «Ciao Aleksey.»

L'amore non mi bastaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora