Brucio. Il mio intero corpo sta andando a fuoco e non riesco a fare cessare il dolore. Si irradia in tutto il corpo secondo dopo secondo e sempre con maggiore intensità dell'attimo precedente. Vorrei dare libero sfogo a quello che provo, urlare con tutta la forza che ho nei polmoni ma non riesco a prendere il controllo di questo mio corpo malandato.
Una volta me ne ha parlato Jasmine ai tempi in cui studiava medicina.
La mente si sveglia poco prima del corpo, è uno stallo che dura solo un paio di minuti, ma quando sei costretto in un letto senza poter fare assolutamente nulla ti sembra che passino delle lunghe ore.
Provo ad aprire nuovamente le palpebre ed un dolore lancinante mi attraversa le pupille e la nuca.
Ritento nuovamente l'operazione ed ecco che il corpo fa quello che voglio, con estrema lentezza si aprono. Per un paio di secondi vengo accecata dalle forti luci che sono accese sopra il mio corpo. Strizzo gli occhi e solo quando l'effetto finisce riesco a mettere a fuoco il bianco soffitto.
La cosa è strana ma riesce a darmi la nausea.
Apro e chiudo le palpebre ancora un paio di volte e decisamente fanno quello che voglio. Sto riprendendo la completa sensibilità del mio corpo, stringo forte entrambe le mani trovando la sinistra occupata intrecciata con una più grande, forte e callosa nei punti che vengono usati con maggiore frequenza. La accarezzo con la punta delle dita. «Ben svegliata dormigliona» strizzo le palpebre per la milionesima volta girando il volto a fatica, i muscoli del collo sono irrigiditi e atrofizzati, protestano al minimo movimento. Adesso ci vorrebbe proprio un bel massaggio fatto con calma e cura.
Nathan è seduto su una poltrona beige, sembra abbastanza comoda e un bel posto in cui riposare ma lui ha profonde occhiaie viola ad infossargli le pupille e mettendo in risalto gli zigomi, un principio di barba sulla mascella, lo stesso vestito della sera precedente completamente sgualcito in dosso. Sembrano passati anni dall'ultima volta in cui mi sono specchiata nei suoi occhi e in cui lui si è fatto una doccia.
«Ti fai attendere come sempre» borbotta una voce roca ma un sorriso dolce sul volto passando la mano libera sul volto.
È cosí sciupato. Ha proprio bisogno di farsi una bella dormita, deve essere stato al mio capezzale tutta la notte a vegliare su di me.
Si alza baciandomi un paio di volte le tempie e poi le labbra con dolcezza, conforto e calore. Nonostante le labbra spaccate, piene di pellicine dolorose è comunque bello e rincuorante. Alzo la mano e il braccio gemendo di dolore toccandolo le spalle e poi i capelli tirandolo un può.
«Ti amo» sussurra sulle labbra poggiando la fronte sulla mia «Amo tutti voi» sorrido ispirando a fondo il suo odore.
«Dove sono i bambini?»
La voce esce flebile anche se vorrei urlare. Ho i ricordi così annebbiati dai medicinali, più provo a concentrarmi e con maggiore intensità tutto diventa sfocato, nelle orecchie ho solo il pianto di un bambino, la voce di Nathan che urla qualcosa. Riesco a sentirlo in sottofondo ma non capisco cosa dice, la sua voce è troppo flebile.
«Al nido sotto stretta sorveglianza di medici e infermiere. Non hanno problemi respiratori ma sono piccoli, hanno bisogno di restare nelle incubatrici per continuare a crescere» respiro sollevata baciandolo ancora una volta «Loro come sono?»
«Magnifici, bellissimi. Dei guerrieri come la sua mamma. Ti somigliano così tanto» nascondo un sorriso schiacciando la testa sul cuscino con forza respirando a fondo. Lo osservo dritto negl'occhi issandomi sul braccio libero digrignando i denti per il dolore. Il taglio sul ventre fa male, i punti tirano ad ogni tipo di movimento, anche uno dei più semplici come respirare. Trattengo l'urlo che preme per uscire togliendomi di dosso le coperte che assomigliano alla carta vetrata. Qualcuno mi ha messo il piagiama, quello buono rosa antico, ma non è il momento giusto in cui pensarci.
«Cosa stai facendo?» domanda bloccando i miei movimenti e sistemandole nuovamente sul mio corpo «Andando a scalare una montagna» alza un sopracciglio facendo una smorfia «Hai un pessimo senso dell'umorismo» borbotta incrociando le braccia al petto gonfiando i bicipiti ma nonostante tutto riesco a vedere che è teso, lo noto dalle spalle, le ossa potrebbero bucargli la pelle in qualunque momento.
«Sei tu a non capire le cose ovvie» mi scopro ancora una volta staccando gli elettrodi dal petto a fatica per poi afferrare la flebo cercando di scendere da questo dannato letto sotto il suo sguardo attonito «Ti strapperai i punti se continui in questo modo» preme il pulsante di chiamata delle infermiere un paio di volte placcandomi sul letto come meglio può.
Dalla porta aperta entra trafelata Emilia ma si blocca ad osservarci regolarizzando il respiro.
«Cosa c'è che non va?» domanda, mi osserva con attenzione «Tu dovresti essere distesa. Hai subito un intervento» borbotta con sguardo serio sprimacciando il sottile cuscino che avevo sotto la testa facendomi segno di tornare sdraiata «Sto andando a vedere i bambini» tento ancora una volta ad alzarmi stringendo forte il bordo del letto.
«Angie» prova Nathan a convincermi con voce dolce poggiando entrambe le mani sulle spalle massaggiandole con i pollici «Almeno aspetta di parlare con la dottoressa» bagno le labbra scuotendo la testa «Se ci sono brutte notizie voglio prima vedere i miei figli e se non mi aiuterai tu sappi che ci andrò in qualsiasi condizione io mi trovi anche a costo di strisciare» sospira rassegnato.
Si scambia uno sguardo con la ragazza che ho dietro dandomi sui nervi «Vado a prendere una sedia a rotelle» le sono davvero grata perchè stare in questa posizione non è gradevole. Corre via lasciandoci soli.
«Grazie» borbotto accasciandomi con il suo corpo, combattere contro di lui è sfiancante e non ho abbastanza forze per tenergli testa. Voglio concentrarmi sullo stare sveglia e muovermi soprattutto anche se entrambe le cose sono complicate «Con te è già difficile litigare sempre ma quando hai un obiettivo è quasi impossibile averla vinta» le sue braccia mi circondano cullandomi dolcemente «Sono caparbia e decisamente preferisco sentire le brutte notizie osservando i miei bambini o avendo la loro immagine ben impressa nella mente» aumenta la presa facendomi venire i brividi.
«Perchè pensi siano butte notizie?» domanda con un filo di voce deglutendo rumorosamente.
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L'amore non mi basta
RomanceTutto e cambiato. Una nuova ma vecchia vita, nuova ma vecchia città, nuovo ma vecchio lavoro, nuove ma vecchie abitudini. Vado avanti, ci provo non solo per i miei figli, che ormai sono la luce dei miei occhi, l'essenza stessa della mia vita ma anch...