Drammi di famiglia

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《Ma non doveva venirti a prendere lui?》 commenta acido il mio compagno osservando con minuziosità il SUV nero, corredato con autista, che sosta nel vialetto dei suoi genitori. Le sue mani mi circondano la vita, le labbra in prossimità del collo scoperto baciandolo dolcemente per un paio di secondi mettendomi in imbarazzo, il petto muscoloso contro la schiena. Mi mancherà tutto questo anche se sarà soltanto per pochi giorni.
Questa sensazione di completezza è pacifica non solo fisicamente ma anche psicologicamente e con il passare del tempo ho imparato che questo è quello che importa.
《In teoria》 commento osservandolo con la coda dell'occhio muovendomi a tempo con lui, è soltanto un dolce dondolio rilassante.
Le sopracciglia gli schizzano verso l'alto in un espressione dubbiosa 《Allora dov'è il russo?》
Sono consapevole che la sua non è una vera e propria domanda verso qualcuno in particolare, verso di me, è solo un modo per sfogare la frustrazione ma la risposta lascia le mie labbra perché adoro il suo sguardo accendersi con il fuoco 《Sul suo aereo privato con in dosso un Valentino ad aspettarmi sorseggiando un drink freddo, vodka forse.》
《TU, BODYGUARD, UOMO CON GLI OCCHIALI SCURI》 urla all'autista indicandolo 《Dov'è quel fannullone del tuo capo?》
In momenti come questo vorrei sprofondare. Riesce a farmi vergognare in maniera esponenziale e la cosa che mi sorprende di più e che dovrei esserci abituata alle pessime figure ma la cosa mi risulta decisamente difficile 《Non mi è permesso condividere tale informazione con persone al di fuori dello staff del signore》 risponde con tono duro e basso.
Assomiglia davvero ad una guardia del corpo, una di quelle che si vedono nei film, professionale e autoritario.
《Lo hai sentito?》 mi domanda osservandomi sconvolto 《Non mi è permesso condividere tale informazione con persone al di fuori dello staff del signore》 borbotta cercando di imitare la voce dell'uomo facendomi morire dalle risate 《È colpa di Aleksey. Non sua di certo》
《Quello stupido russo》 continua digrignando i denti dandomi i brividi, è una cosa che odio soprattutto se lo fa accanto al mio orecchio 《Se non voleva venire potevo accompagnarti io. Darti un bacio prima che tu vada via con quel tipo》 mi rigiro tra le sue braccia portando le mie a circondargli il collo 《Posso dartelo anche qui se vogliamo, sarà anche molto lungo. Sexy》 passo la lingua sulle labbra secche avvicinandomi al suo orecchio 《Eccitante》 sussurro sentendolo fremere. Posso le labbra sulle sue sentendo il petto vibrargli dalle risate ma non smette di starmi vicino, fa tutto il contrario, aumenta il contatto accarezzandomi la schiena con i polpastrelli.
《Signora Roudriguez dobbiamo andare》 ci interrompe l'uomo dalla capigliatura brizzolata tossendo un paio di volte cercando di nascondere il suo imbarazzo dandoci le spalle, finalmente un emozione, ma anche in questo modo riesce a imporsi, a mantenere la sua compostezza. Nate alza un sopracciglio.
《È la signora Evans》 risponde acido baciandomi nuovamente 《Adesso che stavo iniziando a divertirmi》 borbotta lasciandomi andare.
Per quanto mi dispiaccia ha ragione l'uomo senza nome, dobbiamo proprio andare, si è fatto tardi e ci aspettano tredici ore di volo, vorrei almeno arrivare riposata a destinazione, con un bel viso rilassato.
《Devo andare》 gli sussurro sulle labbra allontanandomi, è meglio così o non riuscirò più a staccarmi da lui, riesce a creare dipendenza.
《Bambini》 urla così che riescano a sentirlo dalla porta aperta, pochi minuti dopo Lexie corre fuori, Tommy tra le braccia di Amanda ma sgambetto cercando di scendere, cosa che fa poco dopo correndo anche lui verso di noi attaccandosi alle mie gambe fasciate dai jeans 《Mamma. Mamma》 dice molleggiandosi per poi allungare le braccia. Lo tiro su lasciandogli un bacio sulla guancia un pò paffutella facendolo ridere e stessa cosa fa Nathan con Lexie avvicinandosi 《La mamma adesso deve andare ma ci vedremo presto》 dico loro lasciando ad entrambi un lungo bacio stringendoli forte, sono troppo abituata ad averli intorno, sono i loro visino dolci che vedo ogni mattina e le voci che rimbombano in tutta casa urlando il mio nome. Sarà strano.
《Mi mancherai tanto》 sussurra Lexie sporgendosi e allacciandomi le braccia al collo 《Anche tu piccola ma sarà soltanto per un paio di giorni poi tornerò a casa》 si allontana osservandomi dritto negli occhi 《E poi ti preparerò tutti i tuoi piatti preferiti》
《Promesso?》 domanda osservando anche il padre che annuisce 《Promesso.》
Do nuovamente uno sguardo all'autista che guarda in modo strano l'orologio da polso battendo il piede sulla ghiaia, di certo è abituato ad aspettare ma in questo caso la cosa deve innervosirlo parecchio di certo non sono il suo capo. Lascio un bacio sulla tempia del bambino stringendoli forte, non vorrei lasciarlo ma lo sguardo di Amelia, che mi osserva dal patio scendendo lentamente le scale, mi rassicura. Posso vederlo dal suo sguardo, andrà tutto bene, si prenderà cura lei dei miei bambini e anche del suo.
《Adesso devo proprio andare. Mi raccomando di fare i bravi con i nonni e non far impazzire papà》 entrambi annuiscono e dopo un ultimo bacio lascio il bambino nelle mani della donna che lo prende con se portandosi dietro anche Lexie lasciandoci nuovamente soli.
《Anche tu vedi di comportarti bene》 borbotto al ragazzo picchiettandogli sul petto 《Io sono un uomo adulto》 controbatte lui cingendomi nuovamente la vita 《Lo so ma la regola vale anche per te》
《Va bene. Adesso vai, l'occasione sembra nervoso》 mi alzo sulle punte raggiungendo la sua altezza per un pelo lasciandogli un bacio sulle labbra accompagnandomi all'auto facendomi entrare dentro 《Stai attenta》 sussurra chiudendo la portiera e la macchina parte lasciandolo alle mie spalle 《Anche tu》 riesco a dire ma è troppo tardi. Lui non può più sentirmi.

L'amore non mi bastaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora