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<Greta sono sotto casa tua ci sei?> mi chiede Davide al telefono.
<Due secondi e ci sono> dico chiudendogli il telefono in faccia. Guardo l'ora: 8.07
Non arriverò mai in orario, ormai ci ho rinunciato.
Mi vesto velocemente, prendo il telefono con dentro alla cover un po di soldi, metto le scarpe, saluto mamma e papà e corro fuori.
<lo so lo so non arriverei mai in orario nemmeno con uno spaccato che mi corre dietro> dico attraversando il vialetto e uscendo dal cancello.
<tranquilla ormai ci ho fatto l'abitudine> mi risponde mentre ci incamminiamo senza una via.
<dove andiamo? Ma soprattutto il mio regalo?> chiedo notando che è a mani vuote.
Si mette a ridere  <sei peggio di una bambina se si tratta di regali, poi lo andiamo a prendere. Comunque; ora andiamo in centro, ci sono un sacco di bancarelle che vendono oggettini di Natale>
<mh... ok> dico contenta.
Mentre ci incamminiamo gli racconto di quello che ho fatto in classe l'ultimo  giorno e lui mi guarda come se non ci credesse
<devo iniziare a chiamarti intrepida allora, questa cosa passerà alla storia della nostra scuola> poi ci raccontiamo quello che abbiamo fatto in questi giorni. Più o meno abbiamo fatto le stesse cose: poltrire sul letto e leggere
<domande stupide come ai vecchi tempi?> chiede
<vai> rispondo, mi erano mancate le domande no sense.
<ok allora...distretto candida?>
Ci penso un attimo
<mmm... boh direi tra i primi, almeno li la gente non muore di fame. E poi vengono addestrati da sempre li per gli Hunger Games. Tu?>
<12> risponde senza esitazioni.
<solo perché è quello della protagonista, che fantasia> dico ridendo
<no semplicemente perché li la vita è più dura, cosi ti fai le ossa e sopravvivi meglio. Troppo comodo avere il cibo pronto. Poi, vediamo... potere da speciale?>
<quello di Emma, ovvio. Viva la piromania! Tu?>
<vedere il futuro con i sogni, hai presente che figata? Sai quello che succederà e hai occasione di cambiarlo>
<mh... meglio bruciare cose> dico ridendo.
E continuamo a parlare di libri e altre mille cose, senza nessuno che rovinasse qualcosa.
Le strade del paese sono tutte illuminate da addobbi natalizi ed è pieno di gente.
Ci sediamo su una panchina dopo aver visto un paio di bancarelle, e continuamo a chiacchierare.
Mi pento di non avere dei guanti, ma faccio finta di nulla nonostante non mi senta quasi più le dita.
Davide sembra quasi leggermi nella mente e mi prende la mano tra le sue che indossano i guanti.
<ma mi leggi nella mente o cosa?> chiedo
<semplicemente siamo fuori da tre quarti d'ora e non hai addosso i guanti. Si chiama intuito, mia cara.>
<sono colpita, mio caro Pacifico>
E continuamo a parlare cosi, per ore, con le nostre mani unite, con il tempo che sembra essersi fermato.

<sono già quasi le 11> dico guardando tristemente l'ora sul telefono, il tempo è proprio volato e ormai è davvero buio.
<per che ora devi essere a casa?>
<11 e 30> rispondo
<perfetto, seguimi> dice alzandosi
<dove andiamo?> chiedo alzandomi a mia volta.
<dal parchetto a casa tua ci vogliono più o meno 15 minuti giusto?> chiede ignorando la domanda.
<si. Perché vuoi andare li?>
<esattamente> dice prendendomi la mano <li troverai il tuo regalo>

Ci incamminiamo verso il parchetto e lo riempio di domande per capire di che si tratta
<ok, vediamo... un libro?> chiedo
<no>
<film?>
<no>
<manga?>
<nemmeno> risponde
<un uovo di drago?> chiedo speranzosa. Lui si ferma e mi guarda tra l'interrogativo e il divertito.
<se è un uovo di drago ti sposo domani> dico convinta. Lui si gira e continua a camminare, sempre tenendomi la mano.

Appena arriviamo ci sediamo sulla panchina, e esattamente come una bambina non vedo l'ora di sapere di che si tratta.
<che cos'è? Che cos'è?> dico con una voce infantile che lo fa ridere.
<Greta> si alza in piedi come se volesse iniziare un discorso.
Mi torna in mente quando si era dichiarato a me... e un idea sull'ipotetico regalo mi passa per la testa.
<volevo dirti che... ehm...> si blocca non sapendo come continuare.
<a al diavolo, con le parole non sono bravo. E poi quello che penso di te già l'ho detto> poi si avvicina a me e mi bacia. Così. Di punto in bianco. È cosi inaspettato che non riesco a fare nulla, solo a pensare che in fondo in fondo una parte di me ha sempre voluto che prima o poi accadesse.
Si stacca lentamente e mi guarda.
<ehm... insomma... quindi?> chiede. Non c'è bisogno che lo dica ad alta voce per sapere cosa intende.
<se ti dicessi di si?> chiedo seria
<sarei felicissimo>
<se ti dicessi di no?> chiedo rimanendo seria
<ci rimarrei un po male, ma la supererei prima o poi> dice con ansia sempre crescente nella voce.
<se ti dicessi che alla fine l'ho sempre voluto anche se l'ho capito solo ora?>
<inizierei a saltellare come un idiota. Dai che rispondi?> lo sto tenendo molto sulle spine.
Sorrido
<comincia pure a saltellare>

UNA RAGAZZA DA PARETEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora