Ritorno a Milano

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[Instagram: @scordarmichiero_ff]

"Si prevedono forti piogge in tutta Italia, con nevicate sulle alpi e nebbie sparse. Si consiglia di prestare la massima attenzione alla guida e di seguire le indicazione dei cartelli stradali, pertanto accendere i fari antinebbia. Buon viaggio."

La radio della BMW di Guè stava praticamente descrivendo il paesaggio che avevamo di fronte. Certo, in inverno non faceva mai bel tempo, ma le oscure strade che stavamo attraversando facevano venire i brividi e Guè guidava tutt'altro che con prudenza.

''Grandioso'' Ironizzai mettendo il gomito davanti al finestrino per appoggiare la testa sulla mano. ''Se continua a piovere in questo modo possiamo anche scordarci la festa di stasera.''

Sbuffò. ''E se queste cazzo di macchine davanti muovessero il culo potremmo anche arrivare a casa in tempo.''

Eravamo bloccati nel traffico dell'autostrada di Roma, alle quattro di mattina. Sentivo solo clacson suonare e la radio che cominciava a rompere le palle. Mi stavo annoiando a morte. Seguivo con gli occhi le stecche che si muovevano ripetutamente sul parabrezza rimuovendo l'acqua, non avevo altro da fare. Per un attimo ci fu un silenzio imbarazzante, Guè stava per addormentarsi sul volante.

''Sto crepando di sonno.'' Ruppe il silenzio sbadigliando.

''Tranquillo che tra quattro ore saremo a casa.'' Dissi con fare annoiato.

Cambiai stazione della radio e la maggior parte risultavano fare solo un noiosissimo rumore a causa della scarsa frequenza prodotta dalla pioggia e dal vento. ''Che palle sto rumore del cazzo.''

Tirai fuori il telefono e lo collegai alla radio con il cavo impostando una delle centinaia di canzoni che avevo di Guè: scappati di casa.

Solo io potevo sapere quanto amavo quella canzone e a cosa mi faceva pensare, la facevo cantare a Guè ogni giorno, ogni sera, ogni minuto, sempre. E a lui non dispiaceva affatto!

Finalmente lo rividi sorridere, dopo cinque ore dalla partenza, quando la canzone cominciò.

''Al concerto avrei voluto che l'avessi cantata per altre novanta volte.'' Borbottai alzando il volume.

Fece un altro sorriso che poi si trasformò in una leggera risata. ''Hai visto quella ragazza che stava per salire sul palco per lanciarmi il reggiseno?''

Sgranai gli occhi. ''Oddio no!''

''I bodyguard poi l'hanno presa e mentre la stavano trascinando via quella ha alzato la maglia tirando fuori le tette. Avrà avuto come minimo una decima.''

Risi immaginandomi la scena. ''C'era uno invece vicino a me che era stonato un sacco e aveva una bottiglia di birra in mano ancora a metà...''

Cominciò a ridere come uno scemo, interrompendomi, mentre cercava di parlare. ''Sì, ti ho vista! Gli hai preso la bottiglia dalle mani e gli hai scolato la birra in bocca.''

''Stava per affogare.'' Dissi seria.

Lui smise di ridere per un attimo e mi guardò, dopo circa due secondi cominciammo a ridere insieme da perfetti idioti.

''Una di quelle specie di guardie mi guardava con fare sensuale, avrà avuto tipo 75 anni e mi stava accanto. Per poco non gli lanciavo un calcio nelle palle.''

''Lo so, infatti nel backstage me ne ha parlato. Mi diceva: 'c'era una ragazzetta sexy nel pubblico in prima fila che avrei voluto portarla a letto!' Comunque ne ha 46 e per poco non glielo lanciavo io un calcio nelle palle.'' Disse assumendo una faccia da duro.

''E come l'hai capito che parlava di me?'' Chiesi sollevando un sopracciglio.

''Perché ti ha descritta nei minimi particolari e poi eri l'unica sexy in quel pubblico.'' Rispose guardando la strada.

Per un attimo ci credetti, ma quando si mise a ridere gli diedi un forte pugno sulla spalla.

Percorremmo chilometri e chilometri in autostrada raccontandoci cazzate di tutti i tipi, Napoli era parecchio distante da Milano e solo in quel momento me ne resi meglio conto.

''Che ore sono?'' Chiese Guè appena attraversammo il cartello con su scritto 'Milano' con una freccia verso il basso, riuscii a malapena a vederlo.

Accesi il display del telefono. ''Le 5 e 23.'' Era appena partita la canzone business.

Cominciai a cantare senza accorgermene.

''Mi passi una sigaretta?'' Chiese Guè accennando al pacchetto della Marlboro sul davanzale del parabrezza.

''No, no, no, no! Tu non fumi in mia presenza! Te lo scordi!''

''Allora puoi vedere se c'è qualcosa da bere nella borsa dietro?'' Insistette.

Mi voltai e afferrai il borsone dai sedili posteriori. Aprii la zip e tirai fuori due bottiglie di birra Peroni e il cavatappi. Buttai la borsa dietro e aprii le bottiglie porgendone una a lui e una me la scolai io.

''Cerca di nasconderla, se ci vedono gli sbirri ci becchiamo una multa.'' Raccomandò guardandosi intorno, poi bevve un sorso.

''E' impossibile. Con tutta questa pioggia e nebbia non c'è nessuno e poi è anche buio.'' Protestai.

''Tu credi? E' proprio in questi periodi che si aggirano di più.''

''Tu, Cosimo Fini, alias Guè Pequeno o Il Guercio, rapper e produttore discografico, membro dei Club Dogo dal 2001, nato il 25 dicembre 1980, da quando rispetti le regole?!'' Mi sorprese quella sua preoccupazione dato che con la polizia aveva avuto a che fare migliaia di volte.

''Vuoi dire anche il mio codice fiscale?'' Ironizzò buttando la bottiglia vuota ai miei piedi.

''Ehm.... FNICSM80...''

''Ok, ok! Ho capito!'' Mi interruppe. ''Siamo quasi arrivati.''

''Uffa... non ho voglia di scendere...''

''Tu, Erika Gagliardi, alias Eri, umana e cugina di Cosimo Fini, membro di nessun gruppo, nata il 25 gennaio 1995, ti stai lamentando da ore di questa fottuta pioggia e ora mi dici che non vuoi scendere?''

''Vuoi dire anche il mio codice fiscale?'' Ripetei le sue parole.

''Mi dispiace non so qual è.'' Era un'offesa per me.

Dopo circa dieci minuti cominciai a riconoscere la città di Milano, il luogo dove abitavo, e finalmente mi sentii a casa dopo nove ore di viaggio in macchina. Guè imboccò sulla via che portava a casa sua dove ci stavano aspettando praticamente tutti e quando parcheggiò scendemmo. Io aprii l'ombrello e andai verso di lui che stava tirando fuori le valigie dal bagagliaio, posizionai l'ombrello sopra le nostre teste e presi la mia valigia.

Ci dirigemmo verso il cancello e corremmo fino a raggiungere la porta. Suonai, una, due, tre, cinque, sei volte, ma nessuno apriva.

Poi sentii qualcuno avvicinarsi. Quando la porta si aprì tutti urlarono: ''Ben tornati!''

Scordarmi chi ero (Emis Killa and Fedez fanfiction)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora