Rimango, ma solo per stanotte

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[Instagram: @scordarmichiero_ff]

Erano passate circa due ore dalla partenza e sinceramente avevo cominciato a capirci sempre meno di questo modo di chiedere scusa. Mi ero addormentata due volte in tutto quel tempo per pochi minuti. Lui invece era totalmente il contrario di me, rilassato e attento alla strada. Iniziavo ad odiare i lunghi viaggi, insomma, prima con Guè 9 ore per Napoli e ritorno e ora con Emis in un posto sconosciuto ed erano già passate due ore.

Mi ero svegliata da poco in quel momento, perciò ne approfittai per chiedergli dove stessimo andando con faccia annoiata, anche se non lo ero molto. "Mi dici dove stiamo andando? Sono due ore che stiamo viaggiando!"

Emi sorrise. "Lontano da tutto e tutti."

Oddio quanto amavo quelle parole!

"Bene." Sorrisi.

Ascoltate tutti attentamente gente! Finalmente Emiliano, l'umano accanto a me, aveva detto qualcosa di decente!

Nell'arco di pochi minuti raggiungemmo una distesa verde e montagne innevate sullo sfondo. Mi si illuminarono gli occhi vedendo quel meraviglioso panorama ed era veramente lontano da tutto e tutti!

Finalmente scendemmo e senza avere il controllo delle mie azioni mi misi a correre come un'idiota su quell'erba fantastica aprendo le braccia di 180°.

Giuro che non mi sono mai sentita così bene in tutta la mia vita. Ho sempre amato la campagna, il verde e la neve e... le baite! Proprio lassù, sopra la collina, c'era una baita, una piccola casetta di campagna a quanto pare inabitata.

Mi voltai verso Emis e lo vidi accendere una sigaretta, mi avvicinai a passo svelto a lui e gli tolsi la sigaretta dalla bocca. "Allora, innanzi tutto io odio le persone che fumano, soprattutto in mia presenza, poi perchè mi hai portato qui?"

Lui si passò una mano tra i capelli e questo gesto mi fece quasi svenire. "Vedo che ti piace."

"Sì, ma c'è un motivo per cui tu mi abbia portato qui?" L'odiso odore della sigaretta risaliva in alto fino a raggiungere le mie narici perciò la buttai a terra calpestandola.

Emis rise al mio gesto. "Pensavo ti piacesse veramente la natura."

Arricciai il naso. "Non rovinare questo momento e rispondi alla mia domanda."

Rise ancora. "Ho capito quanto tu odiassi la gente perciò ho pensato a questo meraviglioso posto." Guardò un attimo il panorama. "Dai vieni."

Afferrò il mio polso senza il mio permesso e mi trascinò verso la baita in cima alla collina.

"Ma non ci abita nessuno qui?" Domandai mentre stava aprendo la porta.

"No, il paese poi è a un paio di chilometri da qui quindi nessuno verrà a disturbare."

Una volta entrati notai la bellezza della semplicità. "Di sopra c'è la soffitta e un sacco di paglia che fungerà da letto."

Che fungerà da letto? Dove voleva arrivare quello?

Incrociai le braccia al petto. "Pensi veamente che io resterò qui a dormire con te? Ma non farmi ridere!"

Senza aspettarmi una sua risposta iniziai ad andare verso la porta.

"Beh, ovunque tu voglia andare non puoi. Milano sta distante 100km da qui e poi non ho mica intenzione di stuprarti!" Disse alle mie spalle.

Mi fermai riconoscendo di essere in trappola.

"Pensavo ti piacesse, ma non voglio costringerti a rimanere." Si avviò verso di me per uscire e fu proprio lì che il mio stupido cervello si rese conto dell'idiozia delle mie paranoie.

"Ok, ok. Rimango, ma solo per stanotte." Ed ecco che per la prima volta dopo anni e anni, Erika perde.

Lui sorrise vittorioso. "Mi accontento."

Scordarmi chi ero (Emis Killa and Fedez fanfiction)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora