Babysitting by Fedez

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"Dovrò avere molta pazienza con te." Sibilò sorridente sdraiato sul letto con le mani sotto la nuca. Il suo fisico era così perfetto.

Io non dissi nulla, non sapevo cosa dire perchè in un certo senso gli avevo fatto capire l'attrazione che avevo nei suoi confronti, la quale nemmeno io ne ero a conoscenza fino a pochi minuti fa.

"Emi... esci dalla mia camera per favore..." Dissi a bassa voce dopo averlo scrutato accuratamente in ogni parte del corpo.

"Tu non vuoi che io esca." Sorrise angolarmente. "L'ho capito. Ho capito le tue intenzioni e tutto il resto."

Roteai gli occhi. Lui però aveva ragione: io non volevo che lui uscisse. Presi le due birre e gliene diedi una.

"Non ti sopporto..." Bisbigliai quasi.

Sorrise ancora. "Strano, eppure poco fa non riuscivi a staccarti da me e mi hai anche detto, con la tua solita grazia, che ero un cazzo di bellissimo errore." Disse mandando giù un sorso di birra.

Mi innervosii, sapevo che non l'avrei mai dovuto dire, ma ero in preda all'eccitazione e tutto ciò che mi veniva in mente avevo bisogno di tirarlo fuori. "È stato un errore... e poi anche tu hai mentito quando hai detto che... mi amavi..."

Si alzò dal letto e mi venne vicino sfiorandomi con le labbra il collo, lì mi irrigidii, poi mi sussurrò all'orecchio. "Io non mentivo." Mi lanciò un'ultima occhiata per poi uscire dalla camera mentre si scolava la birra.

Dopo quelle parole ero rimasta come una cretina a fissare quella porta chiudersi, con la mente in confusione.

E adesso?

Mi sedetti sul letto sconvolta mentre bevevo nonocurante la birra e guardai il casino attorno: la valigia capovolta e i vestiti sparsi dappertutto, il letto disordinato e i cuscini per terra.

Iniziai a riordinare un po' la camera, pensando ancora a ciò che era successo fino a pochi minuti fa.

Quelle morbide labbra, che ormai avrei riconosciuto tra mille, mi baciarono la fronte. Ero caduta in un sonno troppo profondo per poterlo rompere.

Mi svegliai la mattina dopo ritrovandomi accanto una bottiglia di birra vuota, la quale mi aveva infastidito per tutta la notte. La spostai lontano dalla mia schiena e mi sollevai su con un dolore atroce sulla spalla destra.

Guardai sul display del telefono che purtroppo era sopravvissuto al trauma e lessi le 7:30, non era da me svegliarmi così presto però ero una dormigliona nata, ero riuscita ad addormentarmi di nuovo ieri notte, quindi un applauso a me.

Scesi le scale priva di energie e andai in cucina dove ci trovai, come due mattine prima, Federico che stava mangiando i miei coco pops sulla mia ciotola.

Ma che ci faceva qui?

"Stai mangiando sulla mia ciotola i miei cereali preferiti." Si accorse di me solo in quel momento, infatti alzò lo sguardo spaventato.

"Giorno anche a te Erika." Sarcasticò.

Lo fulminai con lo sguardo e mi presi un'altra patetica ciotola riempendola poi con i coco pops. "Come mai qui?"

"Meglio se non te lo dico." Borbottò Fede alzandosi poi dalla sedia, sembrava come se volesse scappare da me.

Lo guardai un attimo stranita, senza capire il motivo delle sue azioni.

Gli afferrai il polso prima che potesse allontanarsi troppo. "Dove credi di andare?! Dimmi perchè non dovresti dirmi il motivo della tua presenza in questa casa."

Fece un mini sorriso finto. "Prometti che poi non ti arrabbi?"

Era una cosa seria se mi stava avvertendo così allora.

"Dipende da quello che mi dici, io non ti prometto niente." Scandii bene l'ultima parola.

Gli lasciai il polso quando capii che aveva intenzione di dirmelo. "Oggi è l'anniversario di Guè e Natalia..." Si fermò.

Apparte che me ne ero completamente dimenticata del loro cazziversario e tutto il resto, ma finsi di esserne a conoscenza così lo incitai a continuare.

"Eh... lui non ci sarà stamattina... torna a mezzogiorno e poi se ne vanno di nuovo più tardi." Continuò.

Mi davano sui nervi i suoi continui stoppamenti. "E quindi?!"

Si voltò e iniziò a camminare in cerchio molto lentamente fissando il pavimento. "Mi ha chiesto... diciamo di... farti da babysitter."

Rimasi a bocca aperta. Scandalizzata al massimo. Se fossi stata un cartone animato manga probabilmente gli occhi mi si sarebbero infuocati.

Strinsi i denti cercando di trattenere la furia.

Federico vedendomi in quel modo scappò in salotto,  sicuramente non avrebbe mai voluto trovarsi in quella situazione.

Bene! Cosimo Fini temeva che io me ne andassi di nuovo? O che iniziassi a fare la prostituta? Bene! Mi stava altamente sul cazzo quel vecchiaccio!

Trattenni la mia ira mettendomi a mangiare l'unica cosa che riusciva a tranquilizzarmi dalla rabbia: il gelato.

Lasciai i miei adorati coco pops lì, senza nessuno che potesse gustarli e mi andai a sedere accanto a Fedez a guardare la tv, incazzata nera.

Lui da perfetto idiota invece, rise.

Scordarmi chi ero (Emis Killa and Fedez fanfiction)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora