Non sono come le altre

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[Instagram: @scordarmichiero_ff]

"Anche col buio e tuoni al nostro orizzonte, con tutti contro, ma tu con me e io con te, come se fossimo scappati di casa..."

Mi voltai riconoscendo la voce di Guè.

"Erika è depressa." Canticchiò provocandomi. Solo lui poteva sapere quanto fastidio mi davano quelle parole e solo lui lo avrebbe potuto dire, agli altri avrei subito lanciato un calcio nei coglioni, avendoceli o meno.

"Non rompere il cazzo!" Dissi acida alzandomi dal letto.

Guè si avvicinò a me. "Oh no! Le tue parole mi feriscono tremendamente! Erika, ora me ne vado a scrivere su tumblr frasi deprimenti." La sua ironia e sarcasmo c'erano sempre, in qualsiasi momento, opportuno o inopportuno e io ci ridevo sempre, nonostante a volte siano totalmente ridicole.

Mi scappò un sorriso. "Ti odio."

Alzò un sopracciglio. "Per il fatto che ti faccio tornare il buon umore?"

Assotigliai gli occhi e corrugai la fronte. "Stai cercando di tenermi testa?"

Lui alzò le mani in segno di arresa fingendo di essere impaurito. "No no affatto!" Sorrise. "Vieni a fare colazione?"

Annuii. Dopo la serata di ieri mi ero rinchiusa in camera mia evitando ogni tipo di stupido contatto umano. Emis era stato un perfetto stronzo, avrei dovuto immaginarmelo comunque che avrebbe avuto questo atteggiamento.

Scendendo le scale Guè aprì bocca dietro di me. "Ah.. ho dimenticato di dirti che c'è un ospite..."

Lo guardai irritata. Ci aveva fatto apposta a dirmelo proprio in quel momento perchè eravamo lì vicino e non avrei potuto tirarmi indietro. Ecco ero un'asociale del cazzo, era già tanto avere i miei genitori in casa, figuriamoci avere anche altri ospiti! Sbuffai continuando poi a scendere la rampa di scale.

Raggiunsi la cucina e non c'era nessuno, presi dalla credenza i coco pops e ci feci colazione con un po'di latte in una ciotola. Mi misi sul bancone a mangiare come un maiale, ma poi sentii delle voci avvicinarsi alla cucina e mi voltai con la bocca piena, senza riconoscerle.

Rimasi immobile a fissare quel ragazzo che mi ero ritrovata di fronte e lui era rimasto lo stesso immobile a fissare la mia pessima immagine: pigiama ridicolo, capelli incasinati, trucco sicuramente andato a male e con le labbra sporche di latte. Ottimo.

"B-buongiono." Mi salutò lui.

Io deglutii i coco pops e ricambiai il saluto imbarazzata, avevo un motivo in più per odiare Guè, cioè per averlo portato lì sapendo di me.

Precisiamo. Quel ragazzo che avevo di fronte era Federico, o meglio conosciuto Fedez. Era da un pezzo che non lo vedevo più, anzi da anni e quegli anni lo avevano cambiato parecchio, in meglio.

Guè notò i nostri sguardi diventati troppo intensi e disse subito qualcosa, giusto per cambiare un po' la situazione. "Ehm... allora, hai già fatto colazione frà o andiamo subito a registrare?"

Lui sembrò riprendersi ed io tornai a mangiare i cereali per bambini. "Sì sì ho già fatto, andiamo pure."

Pessima figura di merda. Ancora.

Nata non c'era ed ero praticamente sola a casa, non c'era nessun altro. Finii di mangiare e andai a cambiarmi in camera, nulla di speciale, abbigliamento casual come sempre. Una vibrazione sul comodino accanto al letto attirò la mia attenzione: mi era arrivato un messaggio al cellulare. Lo presi e lessi: "Ehi Erika.. scusa per ieri sera, mi ero ubriacato prima del previsto, mi vorrei far perdonare... ti va di fare un giro? Ti aspetto sotto casa tua se vuoi venire. Emi"

Avrei dovuto accettare? In fondo ci sarei solo uscita.

Mi misi una giacca, un po' di trucco e uscii. Non c'era nessuno fuori, forse ancora non era arrivato e avrei dovuto aspettarlo...

Due fredde mani mi coprirono gli occhi, rabbrividii istintivamente a quel tocco, poi le tastai per capire chi fosse e mi voltai incrociando i suoi bei occhi scuri. Emis sorrise. "Pensavo non venissi."

"Pensavi male." Risposi fredda.

Salii dalla parte del passeggero nella sua macchina, mentre lui si mise alla guida; all'inizio ci fu un odioso silenzio che io non riuscii proprio a sopportare così lo ruppi con il mio solito fare. "Allora? Come hai intenzione di perdonarti, sentiamo."

Lui sorrise, ma non mi rispose. Era con gli occhi fissi sulla strada e ignorava totalmente il mio sguardo.

"Potresti anche tirar fuori qualche parola da quella bocca, non usarla solo per limonare con le troie." Dissi infastidita.

A lui sembrarono interessare poco i miei insulti perchè non reagì in nessun modo.

Passarono circa cinque minuti, ma con quel silenzio sembravano ore. "Ti decidi a parlare? Mi sto innervosendo."

"Meglio così." Finalmente quell'umano aveva deciso di aprir bocca.

"Ti avverto che non è una buona cosa farmi innervosire! Finiresti male, molto male, ad esempio in coma, morto asfissiato o robe simili." Spiegai con nonochalance.

Lui rise, io non ci trovai nulla di buffo, anche perchè ero seria. "Se tu mi fai questo allora io sono peggio di te, tu finiresti peggio di me."

Alzai un sopracciglio. "Intendi sul tuo letto? No perchè non c'è cosa peggiore!"

Rise ancora. "Ci avevo pensato, ma non volevo essere troppo frettoloso, perciò è una seconda opzione."

Incrociai le braccia al petto. "Mi fai schifo."

Lui sgranò gli occhi guardandomi per un secondo. "Non mi dire che sei ancora vergine."

Mi voltai verso di lui poi tornai com'ero prima, cioè con la faccia rivolta verso il finestirino.

Ero imbarazzata, sapevo che avrebbe toccato questo argomento, sapevo che lo avrebbe fatto prima o poi.

Ovviamente le ragazze di oggi se non lo hanno mai fatto sono delle sfigate, anche se di questo non me ne preoccupavo tanto, io ero la cugina di Guè e questo sarebbe stato un fatto strano per tutti se lo avrebbero scoperto, davano sicuramente per scontato che l'avrei persa la verginità, ma a me andava bene così, anche se mi vergognavo a parlarne.

"Seriamente Erika." Incitò lui. Voleva a tutti i costi sentire quel 'sì sono vergine', per sputtanarmi di sicuro.

Sbuffai. "Sì ok, ok! Sono vergine, problemi?" Mi ero alterata leggermente. "Prendimi pure in giro, dai, ma sappi che non sono come te o come tutte le zoccole che incontri ogni sera. Non mi interessa il sesso!"

Lui sorrise, ancora. "Già lo sapevo che non eri come le altre."

Lo guardai. "E allora che t'importa di me?"

"Se avessi voluto portarti a letto l'avrei già fatto, non credi? Invece sono qui per chiederti scusa dopo un atteggiamento che in realtà tengo con tutte. Se non me ne sarebbe fregato niente, ieri sarebbe diventato solo un ricordo."

Che poeta ragazzi!

Rimasi in silenzio, aspettando solo l'arrivo a quella destinazione a me sconosciuta, che sorridevo come una cretina.

Scordarmi chi ero (Emis Killa and Fedez fanfiction)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora