2.

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Era il primo settembre, e questo voleva dire che era il suo primo giorno di lavoro. Quella notte Jimin non era riuscito molto a dormire, un po' per l'instancabile russare del suo nuovo coinquilino, Kim Namjoon, ed un po' perché era divorato dall'ansia. Si era alzato più e più volte dal suo piccolo letto, ed aveva camminato avanti e indietro in quei pochi metri quadrati della sua stanza, ma nulla era riuscito a farlo calmare. Si sentì sollevato non appena la sveglia indicò che erano le sei in punto, perché si sbrigò ed andò in cucina a prepararsi la colazione. Aveva bisogno di energia, così preparò del riso con la nuova macchina che aveva appena comprato, e nell'attesa accese il fuoco per il caffè. Non era un ragazzo a cui piaceva la caffeina, ma sapeva che avrebbe dovuto imparare ad apprezzarla, perché come specializzando di chirurgia sarebbe stato uno schiavo, per almeno due anni. Gli specializzandi non potevano avere vita sociale, da quel giorno sarebbe stato completamente reperibile, tutte le ore del dì e della notte, sempre a disposizione per qualsiasi emergenza. Gli specializzandi non potevano dormire, e non dovevano commettere errori, Jimin lo sapeva. La selezione era stata durissima, e lui ce l'aveva fatta per un soffio ad entrare nell'ospedale migliore di Seoul. Era rimasto disgustato dalla cattiva competizione, tutti gli studenti erano pronti a barare, e a buttarsi fango addosso pur di passare, ma lui non era così. Lui era il tipico ragazzo che si sedeva in fondo alla classe, evitando gli sguardi di tutti, ma che seguiva con attenzione le lezioni. Lui aveva un cuore nobile ed incontaminato

'' è pronto il caffè? ''

'' quasi Yoongi hyung, ti sei già fatto la doccia? ''

'' una cosa veloce, non fa niente, il caffè lo prendo fuori. Ti conviene svegliare gli altri due, o farete tardi il primo giorno di lavoro, e da quello che so il primario non è molto incline ai ritardi ''

Jimin rimase a bocca aperta, incapace di rispondere al suo nuovo coinquilino, che prese una cucchiaiata di riso ed uscì di casa con un borsone a tracolla. Aveva conosciuto solo da qualche giorno quei ragazzi, tutti specializzandi dello stesso ospedale e del primo anno. Si era trovato immediatamente a suo agio con Hoseok, un ragazzo solare, che aveva un sorriso fantastico che ti sconvolgeva l'umore, e anche Namjoon non era male, era un po' goffo, aveva già rotto dei vasi in casa, ed il padrone li aveva sgridati e costretti a ripagare, ma era simpatico, e sempre disponibile. L'unico con cui ancora non era riuscito ad avere una conversazione, all'infuori di un ciao, era proprio Yoongi. Quest'ultimo era la maggior parte del tempo cupo, vestiva principalmente di nero, portava quasi sempre la mascherina sul viso, ed il cappuccio sulla testa. Jimin ne era spaventato ed affascinato allo stesso tempo, voleva stringerci amicizia, perché sapeva che in un ospedale era meglio unire le forze, ma ne era intimorito

'' oh riso! A che dobbiamo questa colazione energetica? '' disse Hoseok mettendosi a sedere sullo sgabello della cucina

'' oggi iniziamo a lavorare '' rispose Jimin sbattendosi un cinque sulla fronte in segno di frustrazione

'' oh my god! Devo sbrigarmi, cavolo oggi è già lunedì??? ''

Jimin assecondò tutti gli scleri del più grande, e scoppiò a ridere non appena Namjoon entrò in cucina, e reagì allo stesso modo alla notizia. Nessuno dei due si era ricordato del loro primo giorno di lavoro, e questo non era un bel segno.

'' Sarà un'avventura difficile ''

Pensò Jimin, e li aiutò a prepararsi. Fortunatamente l'ospedale era solo a poche fermate di metro, erano riusciti ad affittare una casa abbastanza vicino, e questo li aiutò a recuperare dei minuti preziosi. Si ritrovarono così alle 7 in punto di fronte l'ingresso del Seoul National University Hospital, ed avevano ancora un quarto d'ora prima di farsi trovare nella hall dell' ingresso. Namjoon e Hoseok ne approfittarono per andare a prendere un altro caffè, e per mettere qualcos'altro sotto i denti, mentre Jimin rimase lì, in piedi, al centro del piazzale, intento ad osservare verso l'alto l'immensa struttura. Tra un paio di minuti avrebbe indossato un camice con il suo nome, sarebbe stato chiamato dottore, tutti lo avrebbero preso in considerazione, tutti avrebbero ascoltato le sue parole, e soprattutto, avrebbe salvato delle vite. Jimin era diventato chirurgo proprio per questo, voleva assolutamente essere in grado di aiutare qualcuno in difficoltà, adesso che ne era capace. Una fiumana di persone lo destò dai suoi ricordi del passato, e non appena vide dei ragazzi parlare del loro primo giorno si accodò, e li seguì fino alla hall, che era già piena di specializzandi. Cercò tra la folla i suoi coinquilini, ma non riuscì a trovarli, e non poté farlo, perché un uomo, vestito con una camicia ed una cravatta blu, che spuntavano dal lungo camice bianco, si fermò sulla scalinata di fronte a loro. Aveva una cartella in mano, gli occhiali sul naso, ed un aspetto molto curato. Jimin pensò che fosse adorabile, forse perché aveva qualche chilo di troppo, e la sua faccia paffuta ispirava simpatia, ma non appena iniziò a parlare cambiò immediatamente idea

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