Si sentiva disorientato, continuava a girare nella stessa stanza, senza trovare una via d'uscita. Il suo incubo peggiore si era realizzato, essere completamente solo, di nuovo. Una vocina dentro di lui continuava a far uscire il suo lato oscuro, quel lato che con tutte le forze aveva cercato di trattenere, di nascondere, di uccidere. Aveva ritrovato la retta via, dopo un periodo in cui si era accusato per la morte di sua madre, ed era riuscito a giustificare, dopo tanta fatica, quegli atteggiamenti che lo avevano portato a forzare l' unica donna della sua vita ad un intervento chirurgico.
Ricordava quei giorni di depressione, quelle mattine e quelle notti spese nella sua camera da letto, con le luci spente, accompagnato solo dal rumore del suo pianto, e dal ticchettio della sua vecchia sveglia sul comodino.
Erano stati dei tempi bui, in cui voleva smettere di soffrire, perché nessuno sembrava capirlo, perché tutti sembravano essere felici tranne lui, e l'unica via di fuga che era riuscito a trovare era nascosta nella sua vasca da bagno. Quel ricordo si impossessava ancora della sua mente qualche volta, costringendolo a notti insonni.
Aveva cercato di farla finita, era l'unico modo per non lasciarsi soffocare dall'odio che provava verso se stesso, ma poi quelle parole di incoraggiamento da un misero pezzo di carta lo avevano fatto riemergere.
Era riuscito a diventare un dottore, aveva aiutato già centinaia di persone, aveva salvato delle vite, genitori o figli lo avevano ringraziato per il suo essere sempre così disponibile, eppure, quell'animo puro che tutti decantavano aveva una macchia indelebile, che ogni tanto tornava prepotente a ricordargli la persona che era stata.
Jimin si sentiva lo spettatore del suo passato, si trovava nello stesso bagno di quando era un bambino, tutto era uguale, la vasca di un color bianco porcellana, le pareti bluastre, che rendevano confortevole l'atmosfera, e l'acqua, che lo attendeva, pronta per portarlo a fondo. L'unico aspetto che era cambiato era che Jimin non era più un bambino, ma fronteggiava quella vasca come un adulto
" Jimin, Jimin mi senti?"
Una voce dolce investì l'aria, scuotendo il cuore di Jimin, che iniziò a battere all'impazzata. Sentiva chiamare il suo nome, ma non vedeva nessuno, la stanza era diventata improvvisamente buia, riusciva ad intravedere solo quella stupida vasca da bagno riempita di acqua fino all'orlo
" Ya Park Jimin svegliati maledizione!"
Jimin fu catapultato con forza alla realtà, come un passaggio violento si ritrovò seduto sul letto dell'ospedale, con il fiatone e la fronte grondante di sudore. Taehyung era seduto vicino a lui, che gli teneva la mano, e che lo guardava preoccupato
" che è successo Tae?" chiese
" ti stavi agitando nel sonno, ed ho cercato di svegliarti"
" dicevo qualcosa?"
" solo parole sconnesse, credo tu abbia avuto un incubo, non è vero?"
" già, un sogno che ogni tanto torna a tormentarmi, e che non sono in grado di gestire"
" riguarda tua madre?"
" lei ne è la causa, è stato solo un attimo di debolezza, ma sembra avermi segnato per sempre"
" beh non devi più affrontarlo da solo, lo sai che siamo tutti qui per te"
Jimin alzò lo sguardo verso l'amico, che indossava una bandana sul capo, e notò immediatamente il sorriso nei suoi occhi. Il colorito della sua pelle stava migliorando, ormai non era più pallido come un cadavere, ma una tonalità bronzea stava riprendendo vita
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Love Yourself
Hayran KurguReparto di cardiochirurgia. Jeon Jungkook, paziente da 5 mesi, in attesa di trapianto cardiaco. Park Jimin, nuovo specializzando del primo anno di chirurgia. ''se non sei in grado di amare te stesso, non potrai mai amare un'altra persona'' !! IN RE...